Congo Attualità n. 448

LEGGE MARZIALE NEL NORD KIVU E IN ITURI: QUASI UN FIASCO?

INDICE

1. L’AUMENTO DEI MASSACRI NEI TERRITORI DI BENI (NORD KIVU) E D’IRUMU (ITURI), NONOSTANTE L’INSTAURAZIONE DELLA LEGGE MARZIALE
2. RETATE E ARRESTI INVECE DI OPERAZIONI MILITARI
3. ARRESTI DI UFFICIALI MILITARI PER MALVERSAZIONI DI FONDI
4. LE ARRESE DI ALCUNI MEMBRI DI QUALCHE GRUPPO ARMATO

1. L’AUMENTO DEI MASSACRI NEI TERRITORI DI BENI (NORD KIVU) E D’IRUMU (ITURI), NONOSTANTE L’INSTAURAZIONE DELLA LEGGE MARZIALE

Secondo il Barometro della Sicurezza nel Kivu (KST), nel periodo dal 27 giugno al 10 luglio, le Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno ucciso 49 persone, di cui 39 nell’Ituri (territorio di Irumu) e 10 nel Nord Kivu (territorio di Beni) e sequestrato 70 persone, di cui 60 nell’Ituri e 10 nel Nord Kivu; la Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO) ha ucciso 18 persone in Ituri (territorio di Djugu) e un gruppo di uomini armati non identificati ha ucciso 8 persone in Ituri (territorio di Irumu). Il totale è di 75 persone uccise e 70 sequestrate.[1]

Il 30 luglio, in una conferenza stampa tenutasi a Butembo (Nord Kivu), il movimento civico Lotta per il Cambiamento (LUCHA) ha dichiarato che,  dall’instaurazione, il 6 maggio scorso, della legge marziale nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, sono state uccise 259 persone. Inoltre, secondo questa organizzazione, più di 15 persone risultano ancora disperse, 27 case sono state incendiate, 19 veicoli dati alle fiamme e le strade Beni-Kasindi e Beni-Komanda rimangono chiuse al traffico.
Valutando la situazione conseguente all’introduzione della legge marziale nelle due province del Nord Kivu e dell’Ituri, LUCHA ha affermato che, finora, le autorità militari nominate dal Presidente della Repubblica hanno fatto fiasco. Perciò, questo movimento civico ha suggerito che, prima di procedere ad una nuova proroga della legge marziale, il governo debba dapprima inviare una delegazione per valutare le operazioni militari intraprese contro i vari gruppi armati, soprattutto nel territorio di Beni (Nord Kivu) e di Irumu (Ituri).
LUCHA ha inoltre raccomandato al governo centrale di adottare misure più efficaci e di concentrare le azioni previste nell’ambito della legge marziale ai soli territori di Beni e Irumu.
Infine, questo movimento civico ha chiesto la sospensione temporanea dell’esportazione del cacao prodotto nel territorio di Beni, per impedire che quegli ufficiali dell’esercito congolese implicati nel  commercio del cacao continuino questa loro attività.[2]

Qui di seguito presentiamo una sintesi, certamente incompleta e non esaustiva, delle informazioni raccolte dalla Rete Pace per il Congo per il mese di luglio 2021.

a. Nord Kivu

Il 12 luglio, durante la notte, tre membri di una stessa famiglia, tra cui un neonato, sono stati uccisi a colpi di proiettili e di machete nel villaggio di Musangwa, situato nei pressi della cittadina di Mamove (territorio di Beni). La società civile locale attribuisce questo omicidio a dei miliziani Mai-Mai provenienti da Biakato (Ituri).[3]

Il 15 luglio, verso sera, almeno 5 persone, tra cui una donna, sono state uccise in un nuovo attacco attribuito a combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF), nel villaggio di Kalunguta, situato a una ventina di chilometri da Beni, sulla strada Beni- Butembo. Secondo i testimoni, i primi spari sono stati uditi alle 19 (ora locale) e sono durati diverse ore. «Per il momento, il bilancio provvisorio è di 5 persone uccise, tra cui il preside dell’Istituto Kalunguta, uno studente finalista, un difensore dei diritti umani e il conducente di un veicolo», ha riferito Mathumo Nicolas, direttore della Scuola elementare di Kalunguta. Gli aggressori hanno incendiato due veicoli di commercianti locali, una dozzina di abitazioni e vari depositi commerciali, tra cui uno di cacao.[4]

Il 16 luglio, quattro persone sono state uccise in un nuovo attacco attribuito alle Forze Democratiche Alleate (ADF), a Liva, un villaggio situato a circa 4 chilometri dalla cittadina di Mayimoya, a circa 40 chilometri a nord-est di Beni, nel raggruppamento di Bambuba Kisiki.[5]

Il 19 luglio, in mattinata, tre persone sono rimaste uccise in un nuovo attacco di combattenti ADF, sulla strada Samboko-Chanichani, una località situata a circa 5 chilometri da Mayimoya (territorio di Beni). Secondo la società civile locale, si tratta di contadini di Mayimoya che andavano a lavorare nei loro campi.[6]

Il 22 luglio, almeno 16 persone, tra cui 9 uomini, 6 donne e 1 bambino, sono state uccise in un nuovo agguato attribuito a combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF), perpetrato nel pomeriggio nel villaggio di Kapoka, situato sulla strada Tchanitchani-Mayimoya, a nord della città di Oicha (territorio di Beni). Altre 8 persone sono rimaste gravemente ferite. I miliziani hanno preso di mira un camion proveniente dal mercato di Samboko-Tchanitchani e diretto verso Oicha, capoluogo del territorio di Beni. Il veicolo trasportava sia passeggeri che merci. «Che senso ha l’instaurazione di una legge marziale se i massacri? Non abbiamo ancora visto dei provvedimenti che dimostrino l’applicazione della legge marziale: non sono arrivate nuove truppe di rinforzo e non ci sono neppure delle vere e proprie operazioni militari», ha affermato Lewis Saliboko, un responsabile della società civile di Oicha.[7]

Il 26 luglio, la società civile di Kamandi, nel territorio di Lubero (Nord Kivu), ha denunciato le “vessazioni organizzate dai militari dell’esercito congolese” dopo l’instaurazione della legge marziale. Secondo il presidente di questa organizzazione civica, Sami Sakumi, i militari che controllano diversi villaggi situati sulla costa del Lago Edward riscuotono una tassa settimanale di 25.000 franchi congolesi (12,5 $) per ogni pescatore della zona. Prima della legge marziale, questi militari riscuotevano 15.000 franchi settimanali per ogni pescatore ma, con l’arrivo di nuovi altri militari in seguito alla decretazione della legge marziale, viene richiesta una somma supplementare di 10.000 franchi, “come contributo alla legge marziale”, A questa tassa imposta dai militari, c’è da aggiungere anche quella di 30.000 franchi prelevata settimanalmente dai gruppi Mai-Mai da ogni pescatore della zona.[8]

Il 27 luglio, durante la notte, almeno sei persone, tra cui tre donne, sue uomini e un minorenne, sono state uccise e varie altre scomparse in un attacco attribuito a combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF) e perpetrato nel comune di Bulongo, sulla strada Beni-Kasindi, nel Settore Ruwenzori (territorio Beni). Secondo la società civile locale, l’attacco è iniziato alle 23:00, ora locale. Le vittime sono state uccise nelle loro case situate nei quartieri di Vimbwembwe e Mbela. Gli aggressori hanno saccheggiato tre depositi commerciali. Uno dei rappresentanti della società civile di Bulongo, Kasali Bin Kapepela, ha affermato che, «durante la giornata, in un campo era stato ritrovato il corpo di una persona, uccisa probabilmente dalle ADF. È stato un sopravvissuto ferito in quell’attacco che ha dato la notizia e ha avvertito di certi movimenti di persone sospette nei pressi di Bulongo. Deploriamo quindi il fatto che il nemico abbia potuto arrivare fino al centro di Bulongo, nonostante questa allerta».[9]

Il deputato nazionale Paul Muhindo Vahumawa, eletto per il territorio di Beni, ha affermato che l’attacco di Bulongo è la conseguenza di una negligenza da parte dei servizi di sicurezza, visto che la popolazione aveva già segnalato dei movimenti sospetti constatati poco prima di questo attacco:
«C’è stata una sorta di negligenza che ci è costata cara. In mattinata c’era già stato un attacco ad Apiene, vicino a Hurara, da dove sono provenuti gli assalitori. L’esercito avrebbe dovuto prendere gli adeguati provvedimenti per impedire l’attacco su Bulongo. Condanniamo questa negligenza, perché è inaccettabile che tali attacchi avvengano quando è in vigore la legge marziale». In seguito a questa situazione, il deputato Paul Vahumawa ha fatto appello all’autorità provinciale, affinché si possa procedere ad una verifica dell’applicazione della legge marziale e si impongano severe sanzioni a quei comandanti dell’esercito che non hanno preso in considerazione le informazioni emanate dalla popolazione.[10]

Il 30 luglio, almeno quattro miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) sono stati uccisi dall’esercito durante uno scontro avvenuto a Hulebo, villaggio situato a 7 chilometri a nord della cittadina di Halungupa, nel settore di Ruwenzori (territorio di Beni). Sono rimasti uccisi anche un militare e un civile. La società civile di Halungupa ha affermato che l’attacco è iniziato alle 5 del mattino ed è durato diverse ore.[11]

b. Ituri

Dal 2 al 4 luglio, più di tredici persone sono state uccise e diverse case distrutte in un’incursione dei miliziani della Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO) in diversi villaggi del distretto di Bahema Nord, nel territorio di Djugu (Ituri). Le vittime sono state uccise mentre si trovavano nei loro campi o nelle loro case, o mentre tentavano di fuggire.[12]

Il 7 luglio, il portavoce dell’esercito, il tenente Jules Ngongo, ha affermato che elicotteri da combattimento delle Forze Armate della RDCongo (FARDC) hanno bombardato e distrutto cinque accampamenti provvisori delle Forze Democratiche Alleate (ADF), individuati nella foresta del territorio di Irumu (Ituri). Nonostante ciò, nel distretto di Walese Vonkutu, a sud di Irumu, le ADF hanno ucciso quattro civili e incendiato sette case.[13]

L’8 luglio, in un attacco nel villaggio di Bandibeja, tra Ofaye e Masisi, nel territorio di Irumu, le ADF hanno ucciso altre cinque persone.[14]

L’11 luglio, Jean Vianney Ngese, presidente della società civile locale, ha dichiarato che i due raggruppamenti di Utcha e Dirokp, nel distretto di Bahema Nord, nel territorio di Djugu, sono sotto controllo di miliziani della CODECO. È da più di una settimana che questi miliziani hanno occupato quindici villaggi del raggruppamento di Utcha, dove uccidono persone, incendiano case e impediscono agli abitanti del posto di accedere ai loro campi. Sempre secondo la società civile, nei villaggi che controllano, questi miliziani hanno stabilito una loro propria amministrazione e hanno istituito dei posti di blocco lungo la strada e all’entrata dei mercati per riscuotere tasse imposte illegalmente. Quelli che si rifiutano di pagarle sono sottomessi a vessazioni e angherie di vario tipo, rischiando di essere addirittura uccisi. Secondo Jean Vianney Ngese, questa milizia controlla anche altri quattro villaggi del raggruppamento di Dirokpa, in cui la popolazione locale non riesce più a recarsi nei campi e almeno una dozzina di case sono già state distrutte e incendiate.[15]

Il 12 luglio, una squadra della Croce Rossa ha scoperto almeno 22 corpi (16 uomini e 6 donne) in decomposizione molto avanzata, nei villaggi Ofaye, Loya e Manyama, situati nel territorio di Irumu. Probabilmente, queste persone erano state uccise negli attacchi perpetrati dalle ADF il 28 e il 30 giugno scorsi.[16]

Il 14 luglio, il presidente della società civile del raggruppamento di Ucha ha riferito che, l’11 luglio, dei miliziani della CODECO hanno ucciso tre persone nel villaggio di Tali, situato nel distretto di Bahema Nord del territorio di Djugu.[17]

Il 15 luglio. quattro persone sono state uccise e altre due gravemente ferite in un attacco perpetrato da uomini armati non identificati contro un mezzo di trasporto pubblico, nella località di Ngwadi, a una decina di chilometri a sud di Bunia, sulla strada nazionale 27, in territorio di Irumu.[18]

Il 15 luglio, verso sera, nel villaggio di Rujumba, del raggruppamento di Kabarole, in territorio di Irumu, dei miliziani della Forza Patriottica e Integrazionista del Congo (FPIC), nota anche come Chini ya Kilima, hanno ucciso tre persone, tra cui una donna, che tornavano a casa dai loro campi.[19]

Il 24 luglio, cinque persone sono state uccise e diverse altre sono state dichiarate scomparse, in seguito ad un nuovo attacco attribuito alle ADF nel villaggio di Luna-Samboko, nel raggruppamento di Walese-Vonkutu del territorio di Irumu. Sono state distrutte anche varie botteghe e due case.[20]

Il 26 luglio, 22 persone sono state uccise, tra cui 7 soldati dell’esercito e 15 membri delle ADF, in uno scontro tra esercito e ADF avvenuto a Boga e Tchabi, nel sud del territorio di Irumu. Il governatore militare dell’Ituri, il tenente generale Johnny Luboya, ha affermato che lo scontro è avvenuto dopo un’imboscata delle ADF contro le FARDC a partire dalla foresta di Katanga-Machine, situata a nord-ovest di Boga.[21]

Il 27 luglio, tre bambini di età compresa tra i 3 e i 12 anni sono stati uccisi a Boga (territorio di Irumu) in seguito all’esplosione di una bomba artigianale che avevano calpestato. Il presidente della società civile di Boga, Gaston Kandole, ha chiesto lo sminamento della zona: «Questi 3 bambini hanno calpestato una bomba piazzata dalle ADF nel villaggio di Kinyajojo. Boga va sminata, perché molte persone rischiano di morire per le mine, come è appena successo».[22]

Il 27 luglio, nel pomeriggio, miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno teso una nuova imboscata a Manzobe, località situata a sud di Komanda, sulla strada nazionale n. 4 (RN4), nel distretto di Walese Vonkutu. Secondo Christophe Munyanderu, coordinatore della Convenzione delle Ong per la difesa dei diritti umani, questi miliziani hanno incendiato 3 veicoli e un conducente è morto carbonizzato. La stessa fonte ha affermato che molti passeggeri sono stati dati come dispersi e che solo 10 sono stati ritrovati.[23]

Il 28 luglio, sempre nel pomeriggio, combattenti delle Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno incendiato sei veicoli a Manzobe, una località situata sulla strada nazionale n. 4 (RN4), nel distretto di Walese Vokuntu (territorio di Irumu). Secondo fonti locali, si tratta di tre auto e di tre camion. Secondo Sonia Malangai, segretaria della società civile del distretto di Walese Vonkutu, «questi veicoli erano fermi, perché la strada era bloccata da un altro veicolo che aveva avuto un incidente. Quando le ADF sono arrivate, hanno cominciato ad incendiare i veicoli». Da parte sua, il coordinatore dell’Unione Nazionale delle Agenzie di Trasporto (UNATRA), Jimmy Munguluma, ha parlato di 7 veicoli incendiati, di cui 2 grandi camion. Il destino dei passeggeri di questi veicoli non è ancora noto. Tuttavia, questa settimana il governatore militare dell’Ituri, il tenente generale Jonny Luboya, aveva affermato che la tratta Komanda-Luna era sicura, avendovi inviato più di un battaglione.[24]

Il 28 luglio, nel pomeriggio, membri dell’esercito si sono scontrati con dei miliziani della CODECO a Kilo, nel settore Banyali-Kilo del territorio di Djugu. Secondo le autorità locali, l’esercito è intervenuto per smantellare una barriera eretta illegalmente dai miliziani nei pressi di un mercato, nel centro di Kilo. Il capo del settore di Banyali-Kilo, Innocent Matukadala, ha affermato che «i militari hanno respinto i miliziani verso la missione di Kilo, ma poco dopo essi hanno ricevuto dei rinforzi e hanno cominciato a saccheggiare i beni della popolazione e ad incendiare le case». Il portavoce dell’esercito in Ituri, il tenente Jules Ngongo, ha annunciato un bilancio di 8 miliziani uccisi, diversi altri feriti e due armi AK-47 recuperate. Secondo la stessa fonte, durante i combattimenti sarebbe stato ucciso anche un militare e altri due feriti. Altre fonti parlano di 13 miliziani uccisi. Da notare che, ultimamente, i miliziani della CODECO hanno aumentato le angherie contro le popolazioni civili di Kilo: sull’asse stradale IgaBarrière-Mungwalu, hanno eretto numerosi posti di blocco per estorcere denaro ai passeggeri. Alcuni trasportatori hanno affermato che un camion deve pagare 20.000 franchi congolesi (10 $), un’auto 10.000 franchi congolesi (5 $) e una moto 5.000 franchi congolesi (2,5 $).[25]

2. RETATE E ARRESTI INVECE DI OPERAZIONI MILITARI

Il 15 luglio, a Beni, il portavoce delle operazioni Sokola 1, il tenente Anthony Mualushayi, ha annunciato che, a Biakato, nel territorio di Mambasa (Ituri), limitrofe alla provincia del Nord Kivu, l’esercito ha arrestato un gruppo di persone sospettate di aver posto degli ordigni nella città di Beni. Secondo il portavoce dell’esercito, le persone arrestate erano in possesso 153 candelotti di esplosivo e di 20 detonatori. Il tenente Antony Mualushayi ha annunciato anche l’arresto di 13 capi villaggio del settore di Mwalika, con l’accusa di collaborare con delle milizie, tra cui le ADF. Egli ha aggiunto che, a Kasindi, alla frontiera con l’Uganda, l’esercito ha arrestato un gruppo di persone che farebbero parte di un gruppo denominato Unity Ground Destruction (UGD), responsabile dell’assassinio di due imam nella città di Beni.[26]

Il 15 luglio, sei uomini, tutti armati di machete, sono stati arrestati a Kirumba, nel territorio di Lubero. Si tratterrebbe di persone sconosciute sul posto, per lo più giovani provenienti da Goma e Bukavu, sospettate di collaborare con alcuni gruppi armati. Secondo il borgomastro Muhindo Lule Matthieu, alcuni arrestati avrebbero dichiarato di essere arrivati da Bukavu, per andare a Bunyatenge, un sito di estrazione dell’oro. Ma, secondo questa autorità comunale, Bunyatenge è anche una zona dove ci sono vari gruppi armati ancora attivi.
Da parte sua, il comandante della Polizia Nazionale Congolese (PNC) di Kanyabayonga ha affermato di aver intercettato 48 uomini al posto di controllo istituito in questa cittadina. Il capo commissario, Maneno Maroyi, ha affermato che tutti avevano delle destinazioni diverse. Alcuni hanno dichiarato che sarebbero andati a Beni e a Mangurejipa, altri a Komanda, nell’Ituri, altri ancora avrebbero avuto l’intenzione di recarsi in alcune località del sud del Lubero. Tutti avrebbero dichiarato di essere dei commercianti e cercatori d’oro provenienti da Goma e Bukavu. Ma l’amministratore militare del territorio, il colonnello Donat Ndonda Mandonga, si è detto convinto che queste persone sarebbero state reclutate da dei gruppi armati.[27]

Il 15 luglio, il comandante della Polizia Nazionale Congolese (PNC) di Kanyabayonga ha affermato che, dopo approfondite indagini, non si è comprovato alcun elemento di colpevolezza nei confronti di quella cinquantina di persone provenienti da Goma e Bukavu e intercettate dai servizi di sicurezza perché ritenute sospette, Tuttavia, per motivi di sicurezza e prevenzione, esse sono state rimandate nei loro luoghi di provenienza.[28]

Il 17 luglio, in prima mattinata, la Polizia Nazionale Congolese (PNC) ha effettuato un’operazione di controllo in diverse case del comune di Mulekera della città di Beni (Nord Kivu). Effettuata soprattutto nel quartiere Kalinda, questa operazione ha portato all’arresto di 19 persone, tra cui 7 militari illegalmente presenti nella città di Beni. La polizia ha affermato di aver recuperato 4 armi tipo AK 47, uniformi militari simili a quelle dell’esercito e una grande quantità di droghe e bevande alcoliche.[29]

Il 17 luglio,durante la notte, in un’operazione di controllo effettuata nel quartiere Bujovu della città di Goma (Nord Kivu), l’esercito e la Polizia hanno arrestato 139 persone. I servizi di sicurezza hanno dichiarato che, nel corso dell’operazione, hanno trovato e sequestrato 12 armi AK-47, munizioni, armi bianche e droga. Tra le 139 persone, ci sono dieci militari dell’esercito e 9 stranieri. Questi ultimi saranno messi a disposizione del servizio migrazioni, per estradizione. Le stesse fonti di sicurezza sottolineano che dopo essere state interrogate, 66 di queste 139 persone sono state rilasciate e altre 73 sono state trasferite nel carcere centrale di Goma (Munzenze). «L’operazione di oggi si inserisce nella logica della lotta contro la criminalità. L’obiettivo è di togliere le armi dalle mani dei banditi, per permettere alla popolazione di vivere in pace», ha spiegato in un’intervista il generale Tshinkobo Mulamba Ghislain, comandante della 34a regione militare.[30]

Il 19 luglio, la società civile locale ha affermato che alcune persone recentemente arrestate a Biakato (Ituri), perché sospettate di aver collocato delle bombe nella città di Beni (Nord Kivu) sono, in realtà, dei minatori e de commercianti d’oro. Uno dei responsabili della società civile di Biakato, Marc Sahino, ha spiegato che, per il lavoro di estrazione dell’oro, è del tutto normale usare degli ordigni esplosivi: «Queste persone non sono dei costruttori di bombe artigianali. Uno di loro è un commerciante d’oro di Byakato. Inoltre, gli oggetti sequestrati sono degli ordigni e detonatori che servono per frantumare le rocce e pietre, al fine di estrarne l’oro che contengono».[31]

Il 23 luglio, nell’ambito di una nuova operazione di controllo effettuata dalla polizia nella città di Beni (Nord Kivu), sono state arrestate almeno altre 18 persone. L’operazione è stata effettuata nei quartieri di Tamende e Matonge (comune di Mulekera). Tra i sospetti ci sono dieci militari “incontrollati” presenti in città in forma irregolare. Sono state recuperate anche quattro armi di tipo AK47, munizioni, armi bianche, diversi effetti militari, bevande alcoliche e droghe. L’obiettivo di queste operazioni di controllo, intraprese nell’ambito dell’applicazione della legge marziale, è quello di sconfiggere la criminalità in città. Va ricordato che, anche l’11 luglio, almeno altre 72 persone, tra cui 24 donne e 14 militari, erano state arrestate in un’altra simile operazione organizzata nel comune di Ruwenzori.[32]

Il 31 luglio, almeno 27 persone, tra cui 9 donne, sono state arrestate dalle forze dell’ordine durante un’operazione di perquisizione di alcune case del quartiere Ngongolio, nel comune di Mulekera, della città di Beni, nella provincia del Nord Kivu. Le forze di sicurezza hanno sequestrato anche una grande quantità di bevande alcoliche e di droghe. Secondo l’autorità urbana di Beni, il commissario superiore Narcisse Muteba Kashale, tutti quei banditi che minacciano la sicurezza della città devono essere arrestati durante questo periodo in cui vige la legge marziale.[33]

3. ARRESTI DI UFFICIALI MILITARI PER MALVERSAZIONI DI FONDI

Il 22 luglio, a Bunia (Ituri), nove (9) ufficiali dell’esercito sono stati arrestati per presunta malversazione di fondi destinati alle attuali operazioni militari intraprese in applicazione della legge marziale. Si tratta di:
– il colonnello Nlandu Walter, vice comandante incaricato dell’amministrazione e della logistica della 32a regione militare;
– il colonnello Diama Josué, direttore regionale del servizio di educazione civica e azioni sociali (SECAS);
– il tenente colonnello Mukanda Salibongo, direttore amministrativo della 32ª Regione militar;
– il tenente colonnello Kinfuta, T4 del settore operativo dell’Ituri;
– il tenente colonnello Love Zeula, T2 del settore operativo dell’Ituri;
– il maggiore Sadiki Delphin, comandante della base logistica centrale della 32ª regione militare;
– il commissario superiore Kambolwa Laurent, assistente del vice Governatore dell’Ituri e
– il capitano Patrick Kimenesa, segretario della base logistica regionale.
Secondo un’inchiesta, nel mese di giugno, più di 13 milioni di dollari erogati per le operazioni militari dell’Ituri non erano giunti a destinazione. Tale somma che era stata trattenuta dai vari servizi dell’esercito a Kinshasa, è stata recuperata e consegnata al Ministero della Difesa Nazionale.
Questi arresti sono stati effettuati nell’ambito di una missione di ispezione e di controllo sull’utilizzo dei fondi pubblici messi a disposizione dell’esercito. Tale missione è stata avviata qualche settimana fa dall’Ispettore Generale delle Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo (FARDC), il Generale Gabriel Kumba Amisi, noto come “Tango four”, nelle due province dell’Ituri e del Nord Kivu in cui, dal 6 maggio, vige la legge marziale.[34]

Il 23 luglio, due ufficiali subalterni sono stati arrestati a Bunia nell’ambito della missione di controllo guidata dal generale Gabriel Amisi Kumba. Essi sono stati condotti nella prigione centrale di Bunia con l’accusa di aver sottratto fondi destinati alla lotta contro i gruppi armati nelle province in cui vige la legge marziale. Si tratta di un luogotenente della 32ª base navale e di un capitano di stato maggiore della 32ª regione militare. Si aggiungono agli altri nove ufficiali precedentemente arrestati nell’ambito della stessa missione.[35]

Il 27 luglio, sei nuovi militari, tra cui 5 alti ufficiali e un sottufficiale di terza classe, sono stati arrestati a Beni e messi a disposizione della procura militare, in attesa del loro trasferimento al Tribunale Superiore di Goma. Come gli altri 9 arrestati il ​​22 luglio nell’Ituri, questi ufficiali sono accusati di appropriazione indebita di fondi stanziati per le operazioni militari previste nell’ambito dell’applicazione della legge marziale. Tra gli accusati:
– il colonnello Lumbu Mutindu Polydor, responsabile dell’amministrazione logistica del settore operativo Sokola 1 Grand-Nord;
– il tenente colonnello Kidingisho Joseph, responsabile dell’intelligence del settore;
– il tenente Colonnello Kangani Cyprien, Capo S1 della 32a Brigata di Reazione Rapida;
– il tenente colonnello Gilles Kazadi, responsabile della logistica nello stesso settore;
– il maggiore Bola Bola, S1 del 141° Battaglione Speciale e
– il sergente Lema Kilolo, segretario dell’ufficio 1 della 32a brigata di reazione rapida.[36]

Il 29 luglio, presso la Procura militare di Beni (Nord Kivu), è iniziata l’inchiesta sul caso dei sei ufficiali dell’esercito arrestati nel corso di una missione di controllo dell’Ispettorato Generale dell’esercito stesso. Secondo fonti giudiziarie, questi ufficiali dispiegati a Beni nell’ambito delle operazioni militari condotte contro le ADF sono perseguiti per reati diversi e sono stati quindi suddivisi in due gruppi.
Il primo gruppo è composto da ufficiali membri dello Stato maggiore, del comando del settore operativo Sokola 1 Grand Nord ed è accusato di aver sovrafatturato le spese di acquisto del cibo destinato ai soldati. Secondo fonti giudiziarie, questa pratica ha permesso a questi ufficiali di intascare 298.346.910 franchi congolesi (149.000 dollari americani) solo per il mese di giugno.
Il secondo gruppo è composto di ufficiali della 32ª brigata delle unità di rapida reazione ed è accusato di aver gonfiato le liste paga dei militari. Fonti giudiziarie riferiscono che la missione di controllo dell’Ispettorato Generale dell’esercito ha scoperto, all’interno di questa brigata, 115 militari fittizi, l’equivalente di una compagnia, ciò che ha permesso ad alcuni ufficiali di appropriarsi illegalmente di almeno 10.000 USD ogni mese.
La giustizia militare cerca quindi di tracciare tutte le persone implicate in questa vicenda. Al termine delle indagini, il dossier sarà trasmesso al Tribunale Militare del Nord Kivu.[37]

4. LE ARRESE DI ALCUNI MEMBRI DI QUALCHE GRUPPO ARMATO

Il 9 luglio, 25 miliziani del gruppo Mayi-Mayi Movimento d’Azione per il Cambiamento (MAC) si sono arresi con le loro armi alle autorità congolesi, nel territorio di Walikale (Nord Kiv). Il 6 luglio, altri 9 membri del gruppo Mayi-Mayi Kifuafua, di Delphin Mbaenda, si erano arresi con 7 armi. Edgar Mateso, vicepresidente della società civile del Nord Kivu, si è detto dispiaciuto del fatto che, nonostante gli annunci fatti a Kinshasa due mesi fa, non si conoscano ancora i nomi dei responsabili del programma Disarmo, Smobilitazione, Reintegrazione comunitaria e stabilizzazione (DDRC-S), il che potrebbe contribuire a scoraggiare sia i miliziani che si sono già arresi, sia quelli che desiderano farlo.[38]

Il 14 luglio, a Kitshanga, nel territorio di Masisi (Nord Kivu), almeno 70 miliziani dell’Alleanza dei Nazionalisti Congolesi per la difesa dei Diritti umani (ANCDH), comunemente noti come Nyatura Abazungu, si sono arresi all’esercito con 65 armi, tra cui 63 AK47 e 2 RPJ. Essi sono stati condotti presso il centro di transito di Mubambiro, nel Masisi, in attesa di essere ammessi al programma di DDR-CS, come gli altri 134 miliziani che si erano arresi il 21 giugno e che si trovano attualmente nel centro di Rumangabo, nel territorio di Rutshuru. Secondo il generale Sylvain Ekenge, portavoce del governatore militare, dall’instaurazione della legge marziale, nella provincia del Nord Kivu si sono già arresi più di 224 miliziani e sono state recuperate 219 armi.[39]

Dal 15 al 17 luglio, sette miliziani delle Forze Democratiche Alleate (ADF) si sono arresi con cinque armi di tipo AK 47, a Boga e a Tchabi, nel sud del territorio di Irumu (Ituri). Tra questi miliziani, cinque sono di nazionalità congolese, uno di nazionalità ruandese e l’ultimo di nazionalità ugandese.[40]

Il 22 luglio, nel territorio di Masisi (Nord Kivu), più di 100 miliziani dell’Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS) si sono arresi alle autorità militari, consegnando almeno 40 armi. Essi sono stati trasferiti al centro di Rumangabo, nel territorio di Rutshuru, in attesa di essere integrati nel programma DDR-CS. Da parte sua, un responsabile della società civile di Masisi, Telesphore Mitondeke, si è così espresso: «Da quando certi gruppi di miliziani hanno cominciato ad arrendersi, i casi di insicurezza sono diminuiti in modo significativo. Auspichiamo quindi che altri miliziani facciano la stessa cosa. ma sarà necessario che le autorità competenti prendano i provvedimenti necessari per l’accompagnamento di quelli che si arrendono. Se essi non saranno ben seguiti e inquadrati, torneranno in foresta e continueranno ad essere un pericolo per la popolazione».[41]

Il 26 luglio, due “ufficiali”, Padiri e Ngume, e 90 combattenti del gruppo armato Alleanza dei Patrioti per un Congo Libero e Sovrano (APCLS) si sono arresi all’esercito con 41 armi AK-47, a Lushebere, a circa 70 km da Goma, nel territorio di Masisi, Nord Kivu. «Questa è la seconda volta che, nelle ultime due settimane, dei combattenti dell’APCLS di Janvier Karairi si arrendono. Dall’entrata in vigore della legge marziale, sono già 496 i membri dei gruppi armati che si sono arresi e 303 le armi ricuperate, senza dimenticare le 25 località del territorio di Masisi, che sono passate sotto controllo dell’esercito», ha dichiarato il portavoce delle operazioni di Sukola 2, il maggiore Ndjike Kaiko. Da ricordare che il 22 luglio, anche un altro “generale” dell’APCLS, Paul Maheshe, aveva disertato il gruppo per arrendersi all’esercito con 101 combattenti e 42 armi individuali. I membri dei gruppi armati che si sono arresi alle FARDC sono stati trasferiti presso i centri di Rumangabo e Mubambiro.[42]

[1] Cf https://kivusecurity.org/
[2] Cf Ismaël Kabuyaya – Politico.cd, 01.08.’21
[3] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 13.07.’21
[4] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 16.07.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 16.07.’21
[5] Cf Radio Okapi, 17.07.’21
[6] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 17.07.’21
[7] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 22.07.’21; AFP – Actualité.cd, 23.07.’21; Radio Okapi, 23.07.’21
[8] Cf Radio Okapi, 27.07.’21
[9] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 28.07.’21; Radio Okapi, 28.07.’21
[10] Cf Azarias Mokonzi – Politico.cd, 29.07.’21
[11] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 30.07.’21
[12] Cf Radio Okapi, 04.07.’21
[13] Cf AFP – Actualité.cd, 09.07.’21
[14] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 09.07.’21
[15] Cf Radio Okapi, 12.07.’21
[16] Cf Azarias Mokonzi – Politico.cd, 13.07.’21
[17] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 14.07.’21
[18] Cf Radio Okapi, 16.07.’21
[19] Cf Radio Okapi, 17.07.’21
[20] Cf Radio Okapi, 25.07.’21
[21] Cf Radio Okapi, 27.07.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 27.07.’21
[22] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 28.07.’21
[23] Cf Azarias Mokonzi – Politico.cd, 28.07.’21
[24] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 30.07’21; Bantou Kapanza Son et Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 29.07.’21
[25] Cf Séraphin Banangana – 7sur7.cd, 29.07.’21 ; Freddy Upar – Actualité.cd, 29.07.’21
[26] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 15.07.’21; Radio Okapi, 16.07.’21
[27] Cf Radio Okapi, 17.07.’21
[28] Cf Radio Okapi, 20.07.’21
[29] Cf Azarias Mokonzi – Politico.cd, 17.07.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 17.07.’21
[30] Cf Glody Murhabazi – 7sur7.cd, 17.07.’21
[31] Cf Radio Okapi, 20.07.’21
[32] Cf Yassin Kombi – Actualité.cd, 23.07.’21
[33] Cf Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 31.07.’21
[34] Cf Freddy Upar – Actualité.cd, 22.07.’21
[35] Cf Actualité.cd, 28.07.’21
[36] Cf Carmel Ndeo – Politico.cd, 28.07.’21
[37] Cf Radio Okapi, 30.07.’21
[38] Cf Isaac Kisatiro – 7sur7.cd, 09.07.’21
[39] Cf Jonathan Kombi – Actualité.cd, 15.07.’21; Azarias Mokonzi – Politico.cd, 15,07.’21
[40] Cf Radio Okapi, 19.07.’21; Séraphin Banangana – 7sur7.cd, 19.07.’21
[41] Cf Jonathan Kombi – Actualité.cd, 22.07.’21
[42] Cf Radio Okapi, 27.07.’21; Bantou Kapanza Son – 7sur7.cd, 28.07.’21; Carmel Ndeo – Politico.cd, 28.07.’21