Congo Attualità n. 382

INDICE

1. IL PROCESSO ELETTORALE
a. I risultati delle elezioni senatoriali nel Nord Kivu e nel Mai-Ndombe
b. La valutazione del processo elettorale da parte delle Missioni di Osservazione Elettorale
2. L’INVALIDAZIONE DEL MANDATO DI OLTRE 30 PARLAMENTARI DA PARTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE
a. Le sentenze
b. Le reazioni dell’opposizione
c. Le reazioni della maggioranza
d. Le manifestazioni dell’opposizione
e. Una procedura di ricorso per rettificazione in errore materiale
f. Per una soluzione a lungo termine
3. IL RITORNO DI JEAN-PIERRE BEMBA

1. IL PROCESSO ELETTORALE

a. I risultati delle elezioni senatoriali nel Nord Kivu e nel Mai-Ndombe

Il 18 maggio, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha pubblicato i risultati delle elezioni dei senatori effettuate dai deputati delle Assemblee provinciali del Nord Kivu e del Mai-Ndombe. Il Fronte Comune per il Congo (FCC), piattaforma politica dell’ex presidente della Repubblica Joseph Kabila, ha ottenuto 6 seggi (3 in ciascuna delle due province) sugli 8 previsti. In queste due province, le elezioni dei senatori erano state rinviate in seguito al posticipo delle elezioni legislative nazionali e provinciali nei distretti elettorali di Beni, Butembo (Nord Kivu) e Yumbi (Maï-Ndombe)
Già ampiamente vincitore con 84 senatori eletti nelle precedenti elezioni senatoriali, organizzate il mese di marzo 2019 nelle altre 24 province, con questi 6 nuovi seggi, l’FCC ottiene 90 senatori su un totale di 108 (4 per 25 province e 8 per la città provincia di Kinshasa). In questa legislatura, con l’ex Presidente della Repubblica, Joseph Kabila, diventato senatore a vita secondo le disposizioni della costituzione, il numero è salito a 109. Sarà quindi un Senato fortemente connotato dall’influenza dell’anteriore regime.
L’opposizione disporrà solo di 12 senatori (MLC: 4, G7: 4, MS: 1, ACC: 1, AAD: 1 e Zaire: 1). La piattaforma politica dell’attuale Presidente della Repubblica, “Verso il Cambiamento” (CACH), che ha formato una coalizione con l’FCC, ha ottenuto solo 3 senatori, tra cui 1 per l’UDPS di Felix Tshisekedi, 1 per l’UNC di Vital Kamerhe e 1 per il RDT, un alleato dell’UDPS. I senatori convalidati dovranno redigere e approvare il regolamento interno prima di eleggere i membri del Comitato definitivo di presidenza.
È opportuno ricordare che, a livello dell’Assemblea nazionale, l’FCC di Joseph Kabila ha ottenuto 339 deputati e il CACH di Felix Tshisekedi ne ha ottenuti 47.[1]

b. La valutazione del processo elettorale da parte delle Missioni di Osservazione Elettorale

Il 16 maggio, la Sinergia delle Missioni di Osservazione Cittadina delle Elezioni (SYMOCEL) ha pubblicato il suo rapporto finale di osservazione delle elezioni dirette e indirette del 2018 e 2019.
La Symocel ha deplorato la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato la pubblicazione dei risultati elettorali del 30 dicembre 2018, sottolineando il fatto che la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) si è limitata ad annunciare dei risultati globali, senza aggiungere alcun dettaglio, ciò che non ha permesso di verificarne la veridicità.
Infatti, dopo le elezioni, l’affissione di questi risultati davanti ai seggi elettorali, benché obbligatoria, non è stata compiuta ovunque e solo l’85% dei risultati è stato esposto al pubblico. Peggio ancora a livello dei centri di compilazione locali, dove nessun risultato è stato affisso. La Symocel, ha affermato che è “inaccettabile” non poter “accedere ai risultati elettorali” e ha denunciato una “mancanza di informazione”. La missione di osservazione ha raccomandato che, in futuro, la legge elettorale specifichi chiaramente l’obbligo, da parte della CENI, di pubblicare i risultati elettorali di ogni singolo seggio elettorale.
La Symocel ha deplorato anche le difficoltà che molti testimoni dei candidati hanno incontrato, per ottenere una copia dei verbali dei risultati elettorali, ciò che ha limitato la possibilità, per i candidati stessi, di far ricorso nel caso in cui fosse stato opportuno contestare i risultati pubblicati.
Inoltre, la Symocel ha affermato che “la vastità delle accuse di corruzione” nelle elezioni dei senatori e dei governatori delle province “ha viziato” il voto. La Missione ha affermato che “è inaccettabile che si possa accedere a funzioni così alte ricorrendo alla corruzione” e ha chiesto una “revisione della modalità di voto” di queste elezioni, al fine di combattere  questa forma di mercanteggiamento dei voti.
Per contribuire al miglioramento delle prossime elezioni, la SYMOCEL ha raccomandato:
1. La ristrutturazione della CENI, al fine di migliorarne l’organizzazione e il funzionamento.
2. Il censimento generale della popolazione e la riabilitazione dello stato civile, per risolvere la questione del registro elettorale (le liste degli elettori).
3. La valutazione delle riforme elettorali che hanno avuto luogo tra il 2015 e il 2017, in particolare la soglia di rappresentanza dei partiti in Parlamento e le aliquote della cauzione richiesta ai singoli candidati.
4.La revisione della successione delle varie elezioni e il rispetto delle scadenze elettorali, in vista di un armonioso insediamento delle istituzioni.
5. Il divieto di interrompere l’accesso a Internet e sms durante il periodo elettorale, al fine di garantire la trasparenza del processo elettorale e il diritto della popolazione all’informazione.
6. La valutazione dell’uso della macchina per votare, in vista di una sua possibile riutilizzazione e della sua messa in sicurezza contro attacchi esterni.
7. Il riconoscimento legale di tutte le copie dei verbali consegnate ai testimoni e di tutti i documenti prodotti dalla macchina per votare (nel caso di una sua riutilizzazione).
8. La modifica della modalità in cui si svolgono le elezioni dei senatori e dei governatori delle province, allargando il corpo elettorale a tutti gli eletti della provincia (deputati nazionali e consiglieri locali, oltre agli attuali deputati provinciali), o trasformandole in elezioni dirette, per rendere più difficile l’acquisto dei voti.
9. La creazione di un Centro Nazionale di Pubblicazione dei risultati elettorali, per una pubblicazione progressiva dei risultati stessi.
10 La comunicazione, alle parti interessate, delle misure e modalità di trasmissione dei
risultati dai Centri di voto ai Centri di compilazione dei risultati locali e al Centro nazionale di trattamento dei risultati, in modo da garantirne la trasparenza attraverso la presenza e il monitoraggio dei testimoni dei partiti e degli osservatori elettorali.
11. La chiarificazione delle disposizioni della legge elettorale relative alla gestione e all’elaborazione dei risultati elettorali, in vista di misure vincolanti per la loro pubblicazione.
12. La pubblicazione dei risultati elettorali (dapprima provvisori e poi definitivi) per ogni seggio elettorale.
13. La semplificazione dell’accesso dei candidati agli elementi di prova autentificati, per accelerare le procedure di ricorso in eventuali contenziosi elettorali.[2]

Il 25 maggio, dopo cinque giorni di valutazione del processo elettorale, la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), la Sinergia delle Missioni di Osservazione Civica delle Elezioni (SYMOCEL) e la piattaforma Agire per Elezioni Trasparenti e pacifiche (AETA) hanno presentato alcune raccomandazioni in vista delle future scadenze elettorali.
Sulla questione della periodicità delle elezioni, esse hanno fatto notare che le elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali sono state organizzate oltre le scadenze stabilite dalla Costituzione. «Il Presidente della Repubblica e i deputati nazionali hanno superato la scadenza del loro mandato di due anni. I senatori, i deputati provinciali e i governatori delle province hanno superato la scadenza del loro mandato di ben sette anni. Si è quindi violato il principio del rispetto della periodicità delle elezioni per il rinnovo delle istituzioni», ha affermato Abraham Djamba, presidente della Symocel, aggiungendo che «le tre organizzazioni si aspettano che il Presidente della Repubblica, garante del buon funzionamento delle istituzioni, si impegni fermamente sulla questione del rispetto del numero e della durata dei mandati di tutti gli eletti».
Inoltre, queste tre missioni di osservazione elettorale hanno chiesto una revisione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) che, secondo loro, non dovrebbe essere composta da personalità politiche, ma da tecnici esperti nel settore elettorale. Secondo Abraham Djamba, «è necessario dotare la Ceni di un Comitato di presidenza composto esclusivamente da tecnici elettorali proposti dalle confessioni religiose e dalle organizzazioni della Società civile che lavorano nel campo dell’osservazione elettorale».
Esse hanno affermato che la legge elettorale dovrebbe vietare ai candidati la possibilità di candidarsi a più elezioni nello stesso ciclo elettorale, perché la concomitanza di più candidature costituisce un abuso del diritto di essere eletti.
Le tre organizzazioni hanno anche proposto di modificare le modalità di voto per le elezioni dei senatori e dei governatori delle province, affinché siano eletti a suffragio universale diretto, ciò che potrebbe contribuire ad evitare il rischio di una possibile corruzione dei loro elettori che sono i deputati provinciali.
Infine, esse hanno chiesto che il Presidente della Repubblica e il Governo prendano le misure necessarie per garantire la sicurezza e il finanziamento delle prossime elezioni urbane, municipali e locali, ciò che permetterebbe di completare l’attuale ciclo elettorale.[3]

Il 28 maggio, in una dichiarazione congiunta, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) e la Chiesa di Cristo in Congo (ECC) hanno lanciato una petizione per l’organizzazione delle elezioni dei consiglieri comunali e settoriali prima della fine del mese di dicembre 2019. Le due organizzazioni hanno preso atto del ritardo accumulato nella convocazione di queste elezioni locali, convocazione che, secondo il calendario elettorale, avrebbe dovuto essere effettuata  lo scorso mese di marzo.
Esse hanno fatto notare che, «nonostante il fatto che siano previste dalla costituzione, queste elezioni non sono mai state organizzate, né nell’ambito del ciclo elettorale 2006-2011, né in quello del 2011-2016. Quel che è ancor peggio è che esse rischiano di non essere organizzate nemmeno ora, visto che il calendario elettorale pubblicato dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente ( CENI) prevedeva che fossero convocate il 18 marzo 2019».
Queste due confessioni religiose hanno chiesto al popolo congolese, in quanto “sovrano primario”, di esigere l’organizzazione delle elezioni dei consiglieri comunali e settoriali prima della fine di dicembre 2019. Esse hanno affermato con chiarezza che «le elezioni locali sono il fondamento del decentramento sancito dalla costituzione congolese e dell’esercizio della democrazia a partire dalla base». Esse hanno fatto notare che la vera democrazia e lo sviluppo iniziano dal basso, non dall’alto e che la base è costituita dai comuni, dai settori e dalle città.
Secondo la dichiarazione resa pubblica dalle due istituzioni religiose, «l’attuale sistema di nomina delle autorità locali è alla radice di molteplici casi di nepotismo, di clientelismo e di corruzione, il che non solo è contrario alla Costituzione, ma soprattutto priva i cittadini dei servizi a cui hanno diritto e per i quali essi pagano le tasse».
«Questa politica di nominare dall’alto i rappresentanti locali del popolo favorisce il tribalismo, il clientelismo, la corruzione e l’appropriazione indebita di fondi», ha affermato il segretario generale della CENCO, don Donatien Nshole.
«Osserviamo con rammarico lo stato deplorevole in cui si trovano i nostri mercati e le nostre strade dove, ogni giorno, vengono riscosse le tasse senza tuttavia poter usufruire di alcun servizio sociale», ha dichiarato il portavoce protestante, il reverendo Eric Nsenga Nshimba.
Secondo il calendario elettorale, le elezioni dirette dei consiglieri comunali e settoriali sono previste per il 22 settembre 2019. Quelle indirette dei consiglieri urbani, dei borgomastri e dei capi settore sono previste il 4 dicembre 2019, mentre quelle, ancora indirette, dei sindaci e dei vice sindaci, sono previste per il 25 gennaio 2020. Il costo dell’organizzazione di queste elezioni locali è di circa 400 milioni di dollari.[4]

Il 13 giugno, il direttore di gabinetto del presidente della Chiesa di Cristo in Congo (ECC), il pastore Moïse Gbema, ha affermato che è necessario “ridurre in modo significativo” la rappresentatività delle forze politiche all’interno della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), per renderla più credibile. Se la presidenza di quest’organo responsabile dell’organizzazione delle elezioni è riservata alle confessioni religiose, la vicepresidenza è riservata alla maggioranza, che detiene anche i posti di vice relatore e di questore. All’opposizione sono riservati anche i due posti di relatore e di vice questore. I rimanenti sette membri della plenaria provengono da organizzazioni della società civile e dai partiti politici.
«Il problema non è l’amministrazione elettorale (…), ma la mancanza di indipendenza», ha precisato il reverendo Eric Senga, portavoce dell’ECC, secondo cui «si vuole usare la chiesa come paravento. Infatti, spesso i delegati delle confessioni religiose sono anche dei politici. Per evitare questo tipo di teatro, è quindi necessario depoliticizzare la CENI». Infine, egli ha annunciato che i leader delle confessioni religiose stanno preparando dei «nuovi testi e meccanismi, in modo che chi sarà membro della CENI non sia un burattino nelle mani del potere».[5]

2. L’INVALIDAZIONE DEL MANDATO DI OLTRE 30 PARLAMENTARI DA PARTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE

a. Le sentenze

Il 10 giugno, la Corte Costituzionale ha invalidato 23 parlamentari di Lamuka, coalizione politica dell’opposizione. Si tratta di 21 deputati (8 di MLC, 7 di MS, 4 di AMK, 2 della Dinamica dell’opposizione) e di 2 senatori, tutti membri della piattaforma “Insieme per il Cambiamento” di Moïse Katumbi. Questi parlamentari sono stati invalidati e sostituiti da candidati appartenenti al Fronte Comune per il Congo (FCC) dell’ex presidente della repubblica Joseph Kabila.[6]

Il 13 giugno, il coordinatore del Fronte Comune per il Congo (FCC), Néhémie Mwilanya, ha dichiarato che anche 10 membri della sua famiglia politica sono stati invalidati dalla Corte costituzionale. Tuttavia, ciò che egli non ha detto è che quei 10 membri invalidati sono stati sostituiti da altri membri dell’FCC, non dell’opposizione.[7]

b. Le reazioni dell’opposizione

L’11 giugno, al termine di una loro assemblea generale straordinaria tenutasi a Kinshasa, i deputati membri di Lamuka hanno dichiarato che l’obiettivo di queste sentenze della Corte Costituzionale è quello di mettere la museruola all’opposizione politica. Essi hanno affermato che «la Corte Costituzionale non ha fatto altro che obbedire a un ordine politico proveniente dall’FCC, per indebolire maggiormente l’opposizione» e che «gli invalidati avevano ottenuto risultati superiori a quelli designati per sostituirli». Inoltre, secondo Lamuka, la Corte costituzionale ha emesso queste sentenze oltre il termine dei 60 giorni previsti dall’articolo 74 della legge elettorale e, quindi, in flagrante violazione delle procedure legali relative al contenzioso elettorale. Infine, sempre secondo Lamuka, queste invalidazioni sono state pubblicate senza essere accompagnate dalle relative motivazioni e non concernono che membri dell’opposizione, al fine di sostituirli con membri dell’FCC.[8]

L’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha rilevato che la Corte costituzionale ha invalidato dei parlamentari proclamati tali dalla CENI, senza aver dapprima proceduto a ricontare i voti, in presenza delle parti interessate: «In diversi casi documentati dalla ACAJ, la Corte Costituzionale ha automaticamente aggiunto dei voti a determinati candidati, tra cui alcuni del PPRD, senza che sia stato effettuato un previo riconteggio dei voti».
Secondo l’ACAJ, «a volte, la Corte costituzionale ha modificato il valore della soglia di sbarramento sulla base di dati sconosciuti, sia della CENI che dei candidati, non disponendo di tutti i verbali esistenti. Essa ha assegnato a dei candidati dei verbali non riconosciuti dalla CENI e, dunque, ha dichiarato elette delle persone diverse da quelle che erano state votate dagli elettori e proclamate vincitrici dalla CENI, al fine di soddisfare una famiglia politica, da cui emana la maggioranza dei suoi giudici». Tra i casi più eclatanti, l’ACAJ cita quelli di:
– Jean Goubald Kalala, che aveva ottenuto 3.049 voti, sui 13.894 totalizzati dalla sua coalizione, la Dinamica dell’Opposizione. Egli è stato invalidato e sostituito da Kangudia, del partito MIP che aveva raggiunto solo 4.000 voti;
– Daniel Nsafu, che aveva ottenuto 6.502 voti, su un totale di 10.617 voti ottenuti dalla sua coalizione, l’AMK. Egli è stato invalidato e sostituito da Otete Lokadi Doudou, che aveva raggiunto solo 1.077 voti, su un totale di 3.409 ricevuti dal suo partito, il PPRD.[9]

Altri esempi: il candidato del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) eletto nel distretto di Mont Amba, a Kinshasa, l’avvocato Raphaël Kibuka, era, secondo la CENI, il 4° miglior eletto della città, con 26.802 voti. Ma è stato invalidato e sostituito da Sylvie Ingele, figlia dell’ex ministro Ingele Ifoto, membro di spicco della coalizione di Joseph Kabila. Sylvie Ingele, che è anche amica della figlia del presidente della sezione IV della Corte costituzionale, il giudice Ubulu, non aveva ottenuto che 649 voti. Inoltre, nel distretto di Mont Amba, a Kinshasa, la lista dell’MLC aveva ottenuto 40.751 voti, mentre la lista dell’ABCE, raggruppamento politico di Sylvie Ingele, non aveva ottenuto che 5.048 voti. Un altro caso è quello di un deputato di Kalemie, Kabongo, che aveva ottenuto più di 18.000 voti ed è stato invalidato a favore di un altro che ne aveva ricevuto meno di 5.000. Tra i parlamentari invalidati, si possono citare John Goubald, Chérubin Okende Daniel Safu, Daniel Mbau … tutti di LAMUKA.[10]

Il 14 giugno, in un comunicato stampa firmato dal suo portavoce, Jean-Bertrand Ewanga, Insieme per il cambiamento ha energicamente criticato le sentenze della Corte costituzionale che fanno aumentare il numero dei parlamentari membri del Fronte Comune per il Congo (FCC) ). La piattaforma guidata da Moïse Katumbi vede in esse una strategia del FCC di Kabila per posizionarsi per una possibile revisione costituzionale: «Insieme per il cambiamento respinge tutte queste sentenze che invalidano i parlamentari di Lamuka regolarmente eletti dal popolo congolese, ma i cui mandati sono stati d’autorità conferiti dalla Corte costituzionale al FCC di Joseph Kabila, affinché abbia una maggioranza illegittimamente ampia che le possa consentire di procedere a una sua arbitraria revisione della costituzione e di perpetuare la dittatura e il malgoverno».
Un deputato di Lamuka ha aggiunto che «il FCC, che aveva 345 deputati eletti, dopo le invalidazioni ne conterebbe 368. Cioè ben più dei 2/3 dei 500 deputati nazionali necessari per una eventuale revisione della costituzione o destituzione del Capo dello Stato». Mentre la coalizione CACH, che non ha visto alcun suo deputato invalidato a favore del FCC, non ha ancora detto una parola su questo caso, questo deputato di Lamuka fa notare che «queste invalidazioni potrebbero far parte di un piano B contro il presidente Félix Tshisekedi».[11]

Membro della Coalizione dei Democratici (CODICE) e ex ministro del commercio estero eletto senatore, Jean-Lucien Bussa ha affermato che la Corte Costituzionale ha concesso un loro seggio ad un’altra coalizione politica che non ha superato la soglia di sbarramento. Una situazione inspiegabile, secondo lui: «A Zongo, dove c’era un solo seggio disponibile, il deputato della CODE era arrivato per primo, con 2.254 voti. La sua vittoria non era stata contestata da nessuno, ma egli è stato invalidato e sostituito da un candidato che aveva ottenuto solo 45 voti. Senza ricontare i voti,la Corte ha assegnato il seggio alla coalizione di Olenghankoy, che non ha nemmeno raggiunto la soglia di sbarramento». Sempre secondo Jean-Lucien Bussa, i deputati nazionali della CODE, Dieudonné Sambo, eletto nel distretto elettorale di Gungu (Kwilu) e Georges Kazadi Kabongo, eletto a Kaniama, sono stati sostituiti rispettivamente dall’attuale Ministro del Lavoro, membro del Palu e alleati e dall’attuale ministro dell’Industria, membro dell’ADRP.[12]

Il 20 giugno, il deputato nazionale Steve Mbikayi ha consigliato ai suoi colleghi invalidati di richiedere i verbali elettorali autentici (PV) di quelli che sono stati riabilitati nell’ambito del trattamento dei contenziosi elettorali delle legislative di dicembre 2018 da parte della Corte costituzionale. Secondo l’ex ministro dell’Istruzione superiore e universitaria, alcuni di questi ultimi deputati hanno confezionato dei falsi verbali, affinché la Corte costituzionale li riconosca vincitori: «Alcuni candidati hanno falsificato dei verbali elettorali. Per esempio, avendo ottenuto 500 voti, hanno prodotto altri verbali con più di 10.000 voti».[13]

c. Le reazioni della maggioranza

L’11 giugno, l’avvocato Aimé Kilolo, membro del Fronte Comune per il Congo (FCC), ha affermato che, in questo momento, è ancora prematuro formulare un giudizio su queste sentenze della Corte costituzionale perché, secondo lui, prima di esprimere un giudizio, sarebbe necessario accedere dapprima al contenuto di queste sentenze. «Finora, nessuno ha ricevuto la notifica delle sentenze in questione. Tutto ciò di cui il pubblico è a conoscenza è solo la parte dispositiva, cioè la conclusione, che esprime solo la decisione finale: convalidato o invalidato. Per conoscere le motivazioni di queste sentenze, sarà quindi necessario accedere al loro contenuto», ha affermato Aimé Kilolo, esperto in questioni politiche e giuridiche.[14]

Il 13 giugno, il coordinatore del Fronte Comune per il Congo (FCC), Néhémie Mwilanya, ha dichiarato di ritenere equo il lavoro svolto dalla Corte costituzionale: «Dal momento in cui ci sono invalidazioni da entrambe le parti, ciò significa che la Corte costituzionale ha svolto il suo lavoro in modo imparziale».[15]

Il 15 giugno, il gruppo politico Alleanza degli Attori per il Buon governo in Congo (AABC), amputato dei suoi tre deputati nazionali, i cui mandati sono stati invalidati, ha chiesto alla Corte Costituzionale di “rettificare” le sue sentenze, per contenere degli “errori materiali”. L’AABC chiede al primo presidente della Corte costituzionale di istituire una “camera speciale”, per esaminare gli errori commessi e riabilitare i suoi tre deputati nazionali “validamente eletti”.
AABC è membro del Fronte Comune per il Congo (FCC) e i suoi deputati invalidati sono stati sostituiti da tre ministri del governo uscente: 1. Raphael Muembo Nkumba, eletto a Lubefu, nel Sankuru, sostituito da Emery Okundji; 2. Kennedy Katasi Kyala, eletto a Lukunga, a Kinshasa, sostituito da Thomas Luhaka Losendjola e 3. Faustin Kaningu Shem, eletto a Kabare, nel Sud Kivu, sostituito da Marie-Ange Mushobekwa.[16]

d. Le manifestazioni dell’opposizione

L’11 giugno, in un comunicato stampa, il Movimento de Liberazione del Congo (MLC) ha indetto una manifestazione per il 15 giugno, al fine di protestare contro l’invalidazione dei suoi deputati nazionali da parte della Corte costituzionale. Secondo questo partito, le sentenze della Corte Costituzionale sono caratterizzate da varie irregolarità, perché prive di motivazioni e emesse oltre i 60 giorni previsti dall’articolo 74 della legge elettorale. Gli 8 deputati nazionali MLC invalidati sono: Didier Mekata, Dongo Mobutu, Daniel Mbau Sukisa, Raphael Kibuka, Moto Goba, Jean-Martin Elakani, Albert Akim Wanga e Hardy Ngobe. Dei 22 deputati MLC iniziali, ne sono rimasti solo 14.[17]

Il 12 giugno, in una conferenza stampa presso il suo hotel a Gombe (Kinshasa), Martin Fayulu Madidi, presidente del partito politico Impegno per la Cittadinanza e lo Sviluppo (ECIDE) e leader della piattaforma politica LAMUKA, ha annunciato una serie di attività di protesta contro l’invalidazione dei deputati nazionali e senatori di LAMUKA. Si tratta delle seguenti attività:
– Sit-in davanti alla Corte costituzionale (ogni giorno);
– Marcia delle donne di LAMUKA, il 13 giugno, dalla stazione centrale fino alla Corte costituzionale;
– Marcia dei deputati e senatori di LAMUKA, sempre il 13 giugno, da Palazzo del Popolo fino alla Corte costituzionale;
– Sospensione temporanea delle attività parlamentari da parte dei deputati nazionali e senatori di LAMUKA;
– Grande manifestazione indetta per il ​​30 giugno.
Martin Fayulu ha affermato che queste decisioni sono state prese concordemente da tutti i leader di LAMUKA. Nello stesso tempo, egli ha accusato l’attuale presidente Felix Tshisekedi e l’ex presidente Joseph Kabila di «assassinare la democrazia e lo stato di diritto, facendo della corruzione l’unico vero stipendio di giudici e magistrati».[18]

Il 13 giugno, nel corso della mattinata, quasi 200 donne della coalizione Lamuka hanno marciato dalla Stazione Centrale fino alla Corte Costituzionale, per protestare contro l’invalidazione, da parte della Corte, dei 23 deputati e senatori membri di LAMUKA. Arrivate davanti la Corte costituzionale verso mezzogiorno, esse sono state raggiunte da un centinaio di attivisti membri di partiti di LAMUKA, tra cui MLC, ECIDE e ENVOL. Ci sono stati momenti di tensione quando questi ultimi manifestanti hanno iniziato a incendiare dei pneumatici.
Invece, la prevista marcia dei parlamentari di LAMUKA non ha avuto luogo. Mentre i dirigenti di vari partiti membri di Lamuka stavano partecipando a un incontro, per fare il punto della situazione e preparare la marcia, vari manifestanti erano già arrivati sul posto e sono stati dispersi dalla polizia. Ciò ha impedito l’accesso alle strade che portano a Palazzo del Popolo, punto di partenza della stessa marcia.[19]

Il 13 giugno, in una lettera firmata dalla segretaria del partito Eve Bazaiba, il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) ha informato il governatore della città-provincia di Kinshasa, Gentiny Ngobila, della manifestazione prevista per il 15 giugno, indetta contro l’invalidazione dei deputati da parte della Corte costituzionale. Il corteo partirà dalla sede generale del MLC, sita in viale dell’Istruzione, comune di Kasa-Vubu e arriverà davanti la Corte costituzionale.[20]

Il 14 giugno, proprio alla vigilia della chiusura della sessione ordinaria di marzo, ma come annunciato l’11 giugno, i deputati membri di Lamuka non hanno partecipato alla plenaria dell’Assemblea nazionale.[21]

Il 15 giugno, la polizia ha impedito la manifestazione dell’opposizione. Essa ha sparato in aria e ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere gli attivisti di Lamuka che si stavano preparando per la manifestazione prevista. I fatti si sono svolti presso la sede generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), situata in viale dell’Educazione, nel comune di Kasa-Vubu. di fronte allo Stadio dei Martiri, a Kinshasa. La manifestazione avrebbe dovuto concludersi presso la Corte costituzionale, nel comune di Gombe, con la consegna di un memorandum. Il generale Sylvano Kasongo, capo della polizia a Kinshasa, ha affermato: «La manifestazione non è stata autorizzata. Solo ieri il governatore ha ricevuto la lettera, troppo tardi per prenderne atto. Ora stiamo negoziando con i dirigenti del MLC, affinché rimangano all’interno della loro sede».[22]

e. Una procedura di ricorso per rettificazione in errore materiale

Il 14 giugno, una delegazione dell’opposizione parlamentare ha incontrato il presidente della Corte Costituzionale, Benoit Lwamba. Al termine di questo incontro, il deputato nazionale Jacques Djoli, capo della delegazione, ha affermato che «ci sono stati troppi squilibri nelle sentenze emesse dalla Corte Costituzionale a proposito dei contenziosi relativi ai risultati elettorali. Alla fine, i migliori eletti sono stati sostituiti da non eletti». Secondo lui, la Corte costituzionale dovrebbe rettificare i propri errori: «Abbiamo chiesto alla Corte di riesaminare certi squilibri perché, in alcune sentenze, ci sono stati degli errori, persino delle manifestazioni di dolo (errori intenzionali)». Secondo Jacques Djoli, la delegazione ha chiesto alla Corte di ritornare su questi casi, affinché giustizia sia fatta e le ha proposto di far appello alle camere speciali, «procedure previste dalla legge organica sull’organizzazione e il funzionamento della Corte e dalla legge elettorale».
La delegazione dell’opposizione parlamentare che ha incontrato il Presidente della Corte Costituzionale era composta dai presidenti di tre gruppi parlamentari di opposizione: il MLC e alleati, il MS-G7 e l’EMK e alleati e da alcuni deputati invalidati.[23]

Il 14 giugno, la coalizione Lamuka si è incontrata con il presidente della Corte costituzionale, Benoit Lwamba. Cherub Okende, uno dei deputati invalidati e portavoce di Moïse Katumbi, coordinatore di Lamuka, ha dichiarato: «Abbiamo dimostrato alla Corte che le sentenze pronunciate hanno molte incongruenze. Il presidente è stato molto ricettivo e ha promesso di istituire una commissione speciale per il riesame, “in procedura di ricorso per la rettifica di errore materiale”, dei casi dei deputati dell’opposizione invalidati».[24]

Il 17 giugno, il presidente della Corte costituzionale, Benoît Lwamba, è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Félix Tshisekedi. In particolare, hanno discusso sul ritardo accumulato nel trattamento dei contenziosi elettorali relativi alle elezioni legislative di dicembre 2018.
Alla fine dell’incontro, Benoît Lwamba ha dichiarato: «La legge concede due mesi alla Corte per esaminare tutti i ricorsi presentati. Abbiamo ricevuto più di 1.240 dossier, ma disponiamo solo di 7 giudici abilitati a esaminare questo tipo di dossier. 1.240 dossier per soli 7 giudici, in 2 mesi non è umanamente possibile».
Benoît Lwamba si è soffermato anche sull’unica finestra che possa dar luogo a una revisione delle sentenze della Corte: «In linea di principio, le sentenze della Corte sono inappellabili, anche se possono essere riviste solo mediante la rettifica di errore materiale. Le persone che ritengono che la Corte si sia sbagliata hanno presentato richiesta di rettificazione. Si parla della creazione di una commissione speciale ma, di fatto, è ancora la Corte costituzionale stessa che esaminerà queste richieste, per verificarne il fondamento di veridicità o meno».
Poiché le sentenze della Corte costituzionale non contemplano alcun ricorso, l’unica alternativa possibile rimasta ai deputati invalidati è quella della richiesta di correzione di eventuali errori materiali. Ma «la correzione di questi errori materiali non cambierà nulla, o quasi. Potrà solo correggere alcuni errori di ortografia o di trascrizione, come dei nomi scritti in modo sbagliato. Il nocciolo del problema rimarrà lo stesso», hanno detto alcuni consiglieri della Corte costituzionale.[25]

f. Per una soluzione a lungo termine

L’11 giugno, in un’intervista, l’avvocato Papis Tshimpangila, ex consigliere del defunto Etienne Tshisekedi e membro dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha affermato che la procedura relativa alla soluzione dei contenziosi elettorali inerenti alle elezioni legislative nazionali sta dimostrando tutti i suoi limiti. Papis Tshimpangila ha affermato che, a questo proposito, si dovrà ripensare l’attuale sistema elettorale e apportarne le correzioni necessarie: «Spetterà al Capo dello Stato, come garante del corretto funzionamento dei diversi poteri e delle istituzioni dello Stato, convocare tutte le parti interessate (maggioranza, opposizione, società civile, ecc.), per ripensare il nostro sistema elettorale».
Secondo lui, «le sentenze sui contenziosi relativi ai risultati delle elezioni legislative nazionali non dovrebbe essere emesse dalla Corte Costituzionale, perché il suo modo di procedere non contempla alcuna possibilità di ricorso, dal momento in cui essa emette le sue sentenze in prima ed unica istanza. Va ricordato che, sempre a proposito della procedura di soluzione dei contenziosi elettorali, i deputati provinciali beneficiano di un doppio grado di giurisdizione, avendo la possibilità, dopo la sentenza della Corte d’Appello, di far ricorso al Consiglio di Stato, ciò che è impossibile per i deputati nazionali. Sarebbe quindi opportuno rivedere l’articolo 161 della Costituzione e la legge elettorale, per consentire ai deputati nazionali di beneficiare del doppio grado di giurisdizione, attribuendo la competenza della procedura relativa ai contenziosi elettorali anche delle legislative nazionali alla Corte d’appello di ogni collegio elettorale e, in caso di ricorso, al Consiglio di Stato».
Inoltre, sempre secondo Papis Tshimpangila, «la convalida dei mandati dei deputati dovrebbe essere effettuata solo dopo che i tribunali co0mpetenti abbiano emesso le sentenze definitive sui contenziosi dei risultati elettorali, il che permetterebbe di evitare il fenomeno dell’invalidazione dei mandati dopo l’insediamento dei deputati. Tutto ciò richiede profonde riforme che dovrebbero essere spronate dal Presidente della Repubblica».[26]

3. IL RITORNO DI JEAN-PIERRE BEMBA

Il 23 giugno, il presidente del Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e leader di LAMUKA, Jean-Pierre Bemba, è arrivato a Kinshasa. Il suo jet privato è atterrato alle 7 del mattino all’aeroporto internazionale di N’djili, proveniente da Bruxelles, in Belgio. Alla discesa dall’aereo, è stato accolto da Eve Bazaiba, segretaria generale del MLC, Martin Fayulu, presidente di Ecidé e Adolphe Muzito, anch’egli membro di LAMUKA. Verso mezzogiorno ha lasciato l’aeroporto per dirigersi verso il piazzale di Sainte-Thérèse, per un comizio. Il tragitto è stato costellato da scontri tra i militanti del MLC e di LAMUKA e le forze dell’ordine. In alcuni posti, ai gas lacrimogeni lanciati dalla polizia, i militanti hanno risposto con il lancio di pietre. Dopo circa quattro ore, Bemba è  arrivato a Sainte-Thérèse.
Nel suo discorso, Jean-Pierre Bemba si è impegnato, con la piattaforma LAMUKA, a continuare la lotta per la verità delle urne nell’interesse del popolo congolese. Si è soffermato sulla questione della corruzione che sta affliggendo la società congolese. Come esempio, ha citato il caso dell’invalidazione del mandato dei deputati nazionali di LAMUKA da parte della Corte Costituzionale. Ha condannato il comportamento degli attuali governanti, che non lavorano per gli interessi della gente, ma per i loro.
Jean-Pierre ha solennemente dichiarato che è giunto il momento in cui «la Repubblica Democratica del Congo possa avere il diritto di gustare i frutti del buon governo e dello stato di diritto». Egli ha infine annunciato che i leader di Lamuka si incontreranno presto, per dare al popolo una parola d’ordine il prossimo 30 giugno, festa dell’Indipendenza.[27]

[1] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 21.05.’19
[2] Cf RFI, 17.05.’19; Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 16.05.’19
[3] Cf RFI, 25.05.’19; Radio Okapi, 26.05.’19; Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 25.06.’19
[4] Cf Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 28.05.’19; Radio Okapi, 28.05.’19
[5] Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 13.06.’19
[6] Cf Actualité.cd, 11.06.’19
[7] Cf Stanis Bujakera – Actualité.cd, 13.06.’19
[8] Cf Radio Okapi, 12.06.’19
[9] Cf Actualité.cd, 14.06.’19
[10] Cf Politico.cd, 12.06.’19
[11] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 15.06.’19; Walter Nkuy – Top Congo FM / via mediacongo.net, 15.06.’19
[12] Cf 7sur7.cd, 17.06.’19
[13] F Merveil Molo/Stagiaire – 7sur7.cd, 20.06.’19
[14] Cf Radio Okapi, 12.06.’19
[15] Cf Stanis Bujakera – Actualité.cd, 13.06.’19
[16] Cf Japhet Toko – Actualité.cd, 15.06.’19
[17] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 11.06.’19; Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 11.06.’19
[18] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 12.06.’19
[19] Cf Prisca LokaleActualité.cd, 13.06.’19; Berith Yakitenge – Actualité.cd, 13.06.’19
[20] Cf Jeff Kaleb – 7sur7.cd, 13.06.’19
[21] Cf Berith Yakitenge – Actualité.cd, 15.06.’19; Walter Nkuy – Top Congo FM / via mediacongo.net, 15.06.’19
[22] Cf Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 15.06.’19
[23] Cf Radio Okapi, 14.06.’19
[24] Cf Actualité.cd, 14.06.’19
[25] Cf Actualité.cd, 17.06.’19; Radio Okapi, 18.06.’19
[26] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 13.06.’19
[27] Cf Radio Okapi, 23.06.’19; RFI, 23.06.’19