Congo Attualità n. 370

INDICE

EDITORIALE: UNA CAMPAGNA ELETTORALE SOTTO TENSIONE E DELLE ELEZIONI A RISCHIO
1. Il PROCESSO ELETTORALE
a. La Commissione elettorale
b. Le Missioni di Osservazione elettorale
c. L’incendio del deposito centrale della Commissione elettorale a Kinshasa
d. LAMUKA fa retromarcia e accetta l’utilizzazione della macchina per votare
2. LA CAMPAGNA ELETTORALE
a. Alcune rinunce e cambi di posizione
b. Gli incidenti che hanno caratterizzato la campagna elettorale di Martin Fayulu, candidato di Lamuka alle presidenziali
3. L’UE MANTIENE LE SANZIONI CONTRO 14 PERSONALITÀ CONGOLESI

EDITORIALE: UNA CAMPAGNA ELETTORALE SOTTO TENSIONE E DELLE ELEZIONI A RISCHIO

1. PROCESSO ELETTORALE

a. La Commissione elettorale

Il 3 dicembre, in una conferenza stampa a Kinshasa, il presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Corneille Nangaa, ha dichiarato che i primi risultati provvisori delle elezioni del 23 dicembre saranno resi pubblici a partire dalla sera del 25 dicembre. Egli ha precisato che tutti i materiali elettorali saranno inviati a destinazione entro i tempi previsti e che, pertanto, tutto sarà pronto per il giorno delle elezioni. Corneille Nangaa ha ricordato che le operazioni di voto si svolgeranno dalle 6:00 del mattino fino alle 17:00 del pomeriggio, ma ha anche assicurato che, alla chiusura dei seggi elettorali, gli elettori che saranno ancora in fila in attesa di votare, lo potranno fare fino a tarda notte. Egli ha ribadito che le operazioni di voto saranno effettuate mediante la macchina per votare, ma lo spoglio delle schede elettorali e il conteggio dei voti sarà effettuato manualmente. Egli ha infine confermato che «i membri dei seggi elettorali dovranno trascrivere su verbali cartacei i risultati contati manualmente» e che «saranno questi i risultati che verranno pubblicati, non quelli delle macchine per votare».[1]

Nella stessa conferenza stampa, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha tuttavia riconosciuto “un punto critico”: i formulari dei verbali e delle schede dei risultati sono ancora sotto stampa in Sudafrica. Si tratta di 380 tonnellate di materiale cartaceo che non è ancora arrivato in Congo e che dovrebbe essere distribuito sul territorio prima del 23 dicembre. Non si sa ancora nulla sulle liste degli elettori che dovrebbero essere già affisse nei centri di voto a disposizione della popolazione elettorale, per consultazione. Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio del materiale elettorale, incluse le macchine per votare, vari membri della società civile hanno dichiarato di non essere in grado, per mancanza di accesso, di verificare le dichiarazioni della CENI sull’effettività del suo arrivo a destinazione entro i tempi previsti.
A proposito di un’altra questione preoccupante, quella del tempo necessario per effettuare le tre operazioni di voto, in quanto molti elettori non hanno alcuna familiarità con la macchina per votare, Corneille Naanga ha ribadito che, secondo le simulazioni fatte, ogni elettore potrà votare in meno di un minuto. Tuttavia, egli ha promesso che, se necessario, i seggi elettorali potranno rimanere aperti fino a tarda serata: «qualunque persona arrivata al seggio elettorale prima delle 17:00 sarà autorizzata a votare, fosse anche dopo mezzanotte». Sempre con l’obiettivo di voler rassicurare l’elettorato, Corneille Naanga ha ribadito che le macchine per votare saranno utilizzate solo per stampare istantaneamente la scheda elettorale e che  il conteggio dei voti sarà fatto sulla base dello spoglio delle schede cartacee depositate nelle urne e non secondo i risultati forniti automativamente dalla macchina per votare.[2]

b. Le Missioni di Osservazione elettorale

Il 10 dicembre, la Comunità per lo Sviluppo e la Cooperazione dell’Africa australe (SADC) ha dato inizio alla sua Missione di Osservazione Elettorale in Congo (MOE). L’equipe sarà coordinata da un ex giudice dello Zambia e capo dell’organo della SADC responsabile per la cooperazione politica, la difesa e la sicurezza. Questa missione di osservazione elettorale comprende 73 osservatori. Sarà dispiegata in 16 delle 26 province del Paese: Kinshasa, Equateur, Haut Katanga, Haut-Lomani, Haut-Uele, Kasai centrale, Kasai orientale, Kongo centrale, Kwilu, Sud Kivu, Lomani, Mai-Ndombe, Lualaba, Nord-Ubangi, Tanganica e Tshopo. Secondo Jean-Pierre Kalamba, relatore della CENI, nei prossimi giorni arriveranno a Kinshasa anche gli osservatori della CEAC (Comunità dell’Africa Centrale ) e dell’OIF (Organizzazione Internazionale della Francofonia). Non ci sarà alcun osservatore dell’Unione europea, perché il governo non ha concesso alcuna autorizzazione in merito.[3]

Il 12 dicembre, in un suo rapporto, la Sinergia delle Missioni di Osservazione Elettorale (SYMOCEL) ha dichiarato che il 43,48% dei comizi organizzati durante la campagna elettorale sono stati animati da personale statale e che il 23,91% di questi comizi organizzati dai vari candidati o partiti politici hanno utilizzato risorse statali.
L’articolo 41 della legge elettorale stipula che “i beni, le finanze e il personale dello stato non possono essere utilizzati a scopo di propaganda elettorale, né dai candidati, né dai partiti politici“-
Lo studio si concentra sull’osservazione dei primi 15 giorni della campagna elettorale (dal 22 novembre al 6 dicembre 2018) e riguarda 10 province: Equateur, Haut Katanga, Kasai, Kasai Orientale, Kwango, Mai-Ndombe, Nord Kivu, Tshopo, Tanganyika e la città di provincia di Kinshasa. Su 46 comizi di campagna elettorale coperti da questo rapporto, 12 sono stati organizzati dal Fronte Comune per il Congo (FCC) e 34 da candidati o partiti politici di opposizione.
SYMOCEL aveva dispiegato 275 osservatori a lungo termine per monitorare la campagna elettorale che, iniziata il 22 novembre, terminerà il 21 dicembre a mezzanotte.[4]

c. L’incendio del deposito centrale della Commissione elettorale a Kinshasa

Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, il principale deposito della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI), situato su viale delle Forze Armate (ex Alto Comando) ha subito un vasto incendio, iniziato verso le due del mattino. Secondo le autorità, si ritiene che tale incendio sia di origine criminale. Il vice primo ministro e ministro dell’Interno e della sicurezza, Henri Mova, ha dichiarato che «l’incendio si è propagato da due diversi punti di partenza. Il che lascia presagire che l’incendio sia stato premeditato. Quindi si potrebbe pensare a un incendio di origine criminale, ma è ancora troppo presto per affermarlo con certezza». Tuttavia, egli ha assicurato che le elezioni potranno ancora svolgersi il 23 dicembre, come previsto.
In attesa di una valutazione finale dei danni subiti, il presidente della CENI, Corneille Nangaa, ha affermato che l’incendio ha distrutto il materiale elettorale destinato a diciannove dei ventiquattro comuni di Kinshasa, tra cui:
circa 8.000 macchine per votare su 10.368,
3.774 cabine elettorali su 8.887,
552 kit elettorali su 8.887,
17.901 confezioni di inchiostro indelebile,
800 moto e 15 veicoli e
circa 9.500 batterie esterne.
Il presidente della CENI ha assicurato che saranno prese le “misure adeguate” per garantire “lo svolgimento regolare del processo elettorale”. Egli ha affermato che le macchine per votare distrutte saranno rimpiazzate con quelle ordinate in sovrappiù.[5]

Sui social network sta circolando un vecchio tweet del 13 settembre 2018, pubblicato dal portavoce di Moïse Katumbi, Olivier Kamitatu, attualmente membro di Lamuka. Eccolo: «Il rifiuto della macchina per votare è totale! Se Corneille Nangaa insiste nell’imporre le sue 100.000 macchine per imbrogliare, deve poi provvedere un poliziotto per ciascuna di esse, per evitare che siano danneggiate, distrutte o bruciate! I Congolesi sapranno far rispettare la legge elettorale».[6]

In un comunicato stampa, il Fronte Comune per il Congo (FCC) ha accusato Martin Fayulu, candidato di Lamuka, di essere alla base di questo incendio. Lo accusa di mettere in atto “una politica della terra bruciata e un progetto ben pianificato per impedire il normale svolgimento del processo elettorale”.
L’opposizione, invece, ne ha addossato la responsabilità al regime. L’ex vicepresidente Jean-Pierre Bemba, membro di Lamuka, ha affermato di non capire come degli edifici vigilati dalla polizia nazionale e dalla Guardia Repubblicana abbiano potuto essere incendiati, per non dire attaccati,con tanta facilità. Egli ha quindi chiesto l’apertura di un’inchiesta.
Da parte sua, Juvénal Munubo, membro di “Verso il Cambiamento” (CACH), la coalizione di Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe, ha chiesto di non accettare alcun rinvio delle elezioni.
Lo stesso Felix Tshisekedi mette direttamente in discussione il governo e “l’altra opposizione”: «Il governo è il primo responsabile di ciò che è successo e lo biasimo, perché quel deposito doveva essere uno dei posti più sorvegliati … Chiediamo anche ai nostri amici dell’altra opposizione di mettere da parte quel loro ambiguo linguaggio sull’uso della macchina per votare e quelle loro disgraziate dichiarazioni, come “quelle macchine devono essere distrutte”, “dobbiamo esigere che la Commissione elettorale ci lasci votare come schede elettorali cartacee”. Tutto ciò dà al regime la possibilità di trovare qualsiasi scusa per sabotare il processo elettorale in corso».
Accusato dal Fronte Comune per il Congo (FCC) di essere il responsabile dell’incendio, il candidato di Lamuka, Martin Fayulu, ha respinto tale accusa e ha affermato che si tratta di una manovra messa in atto dal potere, per giustificare un ennesimo rinvio delle elezioni e mantenere al potere l’attuale Presidente della Repubblica. Da Goma (Nord Kivu), Martin Fayulu ha incitato tutti i Congolesi a presentarsi ai seggi elettorali il 23 dicembre 2018, per votare esigendo la scheda elettorale cartacea. Egli ha sottolineato che non si tratta di un invito a boicottare le elezioni, ma di un invito a non permettere elezioni “caotiche e truccate”: «Non boicotteremo le elezioni, ma non accetteremo mai una parodia di elezioni. Dobbiamo andare a votare e esigere una scheda elettorale cartacea, perché nelle urne si depongono solo schede elettorali cartacee».[7]

Il 16 dicembre, a Beni (Nord Kivu), le forze armate e la polizia hanno neutralizzato, nelle prime ore del mattino, un attacco contro il deposito della Commissione elettorale intrapreso da uomini armati, identificati come miliziani Mai-Mai. Secondo il direttore dell’antenna della CENI / Beni, il materiale elettorale in deposito, incluse 2.000 macchine per votare, non ha subito alcun danno, poiché gli aggressori non sono riusciti ad entrare. L’attacco è avvenuto verso l’1:30 dopo mezzanotte. Il deposito si trova sul viale Nyamwisi, di fronte alla residenza del Capo dello Stato, nel centro città di Beni.[8]

Il 17 dicembre, la Commissione elettorale ha confermato che le elezioni si terranno il 23 dicembre come previsto, nonostante l’incendio del suo deposito situato in viale delle Forze Armate a Kinshasa. Secondo le sue dichiarazioni, almeno il 60% del materiale di riserva riservato alle province è già stato rinviato a Kinshasa e l’operazione era ancora in corso.[9]

d. LAMUKA fa retromarcia e accetta l’utilizzazione della macchina per votare

Il 16 dicembre, in una conferenza stampa, Pierre Lumbi, direttore della campagna elettorale di Martin Fayulu, ha dichiarato che la coalizione “Lamuka” ha accettato l’uso, nelle prossime elezioni, della macchina per votare, insistendo tuttavia sul fatto che essa serva solo come stampante: «In conformità con le raccomandazioni della CENCO e le recenti dichiarazioni della CENI, LAMUKA accetta l’utilizzazione delle macchine per votare, a condizione che servano solo per la stampa istantanea dei candidati scelti sulle schede elettorali … Pertanto, la Commissione elettorale dovrà prendere in considerazione solo i risultati dello spoglio manuale delle schede elettorali depositate nelle urne e convalidati dai testimoni dei partiti politici e dagli osservatori indipendenti membri delle chiese cattolica e protestanti e della società civile».
Da ricordare che la coalizione LAMUKA si era sempre opposta all’uso della macchina per votare, sempre denominata come “macchina per imbrogliare”, e aveva finora incitato gli elettori ad esigere che, il 23 dicembre, la Commissione elettorale mettesse a loro disposizione delle schede elettorali cartacee. Attraverso questa dichiarazione, Lamuka ha confermato la sua partecipazione alle elezioni del 23 dicembre, organizzate con l’uso della macchina per votare.[10]

Il 17 dicembre, in un tweet, il vice direttore dell’equipe di Felix Tshisekedi, Peter Kazadi, ha chiesto quanti soldi Fayulu e Lamuka abbiano ricevuto, per far marcia indietro e accettare l’uso della macchina per votare. Dopo il ritiro delle loro firme dall’accordo di Ginevra, Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe erano stati accusati da alcuni membri di Lamuka di essere stati corrotti dal potere, per avere accettato l’utilizzazione della macchina per votare.[11]

2. LA CAMPAGNA ELETTORALE

a. Alcune rinunce e cambi di posizione

Il 24 novembre, in una dichiarazione rilasciata il 1° dicembre, “Uniti per la Repubblica” (UREP), una piattaforma di 13 partiti politici guidata dall’ex ministro Bofasa Djema, ha preso le distanze da “Nuovo Slancio” di Adolphe Muzito, per allearsi con “Verso il Cambiamento”, nuova coalizione politica e elettorale dell’UDPS e dell’UNC in appoggio della candidatura di Felix Tshisekedi alle prossime elezioni presidenziali.[12]

Il 30 novembre, Tryphon Kin Kiey Mulumba, ex ministro di Kabila, ha ritirato la sua candidatura alle presidenziali a favore di quella di Felix Tshisekedi.[13]

Il 3 dicembre, il senatore Jean-Philibert Mabaya, autorità morale di “Arcobaleno del Congo” e candidato alle presidenziali del 23 dicembre, si è ritirato a favore di Martin Fayulu.[14]

Il 10 dicembre, in un comizio tenuto a Kananga (Kasai Centrale), Delly Sesanga, segretario generale di “Insieme per il cambiamento” di Moïse Katumbi e Claudel Lubaya, presidente dell’Alleanza dei Movimenti del Kongo (AMK) e membro di “Insieme per il cambiamento”, hanno chiesto alla popolazione di votare per Felix Tshisekedi nelle prossime elezioni presidenziali.
Questa loro posizione è contraria alla linea tracciata da Moïse Katumbi. Quest’ultimo sostiene la candidatura di Martin Fayulu, candidato della coalizione LAMUKA, di cui “Insieme per il cambiamento” fa parte. Sia Sesanga che Lubaya si sono presentati come candidati alle elezioni legislative nazionali. Il primo a Luiza e il secondo a Kananga, roccaforte dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS).
Secondo Delly Sesanga, «oggi dobbiamo assolutamente uscire dall’ambiguità inerente all’uso della macchina per votare. Da tempo, Felix Tshisekedi ha espresso l’idea di poter andare alle elezioni con o senza la macchina per votare. Dati i problemi in cui siamo immersi (insicurezza, instabilità politica, cattiva gestione economica), dobbiamo evitare che il desiderio di cambiamento manifestato dal popolo sia compromesso da una decisione che equivarrebbe a una specie di boicottaggio delle elezioni. Pertanto, abbiamo sostenuto con forza la candidatura di Felix Tshisekedi che, in caso di elezioni organizzate con la macchina per votare, chiede al popolo di parteciparvi, assumendosi la responsabilità di monitorarne lo svolgimento, affinché la Commissione elettorale rispetti i risultati usciti dalle urne».
Secondo Claudel Lubaya, «dobbiamo prendere sul serio la gravità della situazione del paese e cogliere l’opportunità che viene oggi offerta al nostro popolo, per ottenere la tanto desiderata alternanza politica ai vertici dello Stato, partecipando in maniera massiccia alle elezioni del 23 dicembre 2018. La scelta di votare per il candidato Felix Tshisekedi è ragionevole, perché è una risposta chiara alla questione della partecipazione o meno alle elezioni, considerando il fatto che la Commissione elettorale non può più organizzare le elezioni entro la data stabilita senza la macchina per votare e l’attuale registro elettorale. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare alle elezioni ad ogni costo, chiedendo ai cittadini che si impegnino per un controllo attivo delle operazioni di voto prima, durante e dopo le elezioni, al fine di difendere i risultati usciti dalle urne».[15]

L’11 dicembre, il presidente di “Insieme cambiamo il Congo” (ECCO), Adam Bombole, ha chiesto alla popolazione di votare per Felix Tshisekedi, candidato di “Verso il cambiamento” (CACH) per le prossime presidenziali. Adam Bombole è membro di “Alternanza per la Repubblica” (AR), una piattaforma politica che sosteneva la candidatura di Moïse Katumbi per le elezioni presidenziali del 23 dicembre.[16]

L’11 dicembre, un altro candidato alle presidenziali, Maurice Masheke, ha annunciato il suo ritiro a favore di Martin Fayulu, candidato di Lamuka.[17]

b. Gli incidenti che hanno caratterizzato la campagna elettorale di Martin Fayulu, candidato di Lamuka alle presidenziali

Il 29 novembre, il direttore della campagna elettorale di Lamuka, Pierre Lumbi, ha denunciato gli ostacoli che le autorità congolesi stanno ponendo alla campagna elettorale di Martin Fayulu,  candidato  alle prossime elezioni presidenziali. Pierre Lumbi ha accusato il governo congolese di “ritardare deliberatamente” il rilascio dell’autorizzazione di sorvolo e di atterraggio dei quattro aerei che questo candidato dell’opposizione  ha noleggiato in Sud Africa per la sua campagna elettorale in RD Congo. Pierre Lumbi ha affermato che è dal 26 novembre che l’equipe responsabile della campagna elettorale ha presentato tale richiesta all’autorità dell’aviazione civile, ma senza ricevere finora alcuna risposta. Per questo, egli ha denunciato “tattiche dilatorie” da parte del governo: «Si tratta di una strategia abilmente orchestrata per bloccare la campagna elettorale del candidato comune dell’opposizione. Questo atteggiamento del governo è inaccettabile». Ciò che indegna Pierre Lumbi è una dichiarazione di José Makila,  ministro dei trasporti. Smentendo qualsiasi ingerenza politica, quest’ultimo ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna richiesta di sorvolo e di atterraggio, qualificandola tuttavia come una richiesta di importazione di aerei per uso privato. Pertanto, secondo il ministro, i tecnici dell’aviazione civile dovrebbero recarsi in Sudafrica per un’operazione di controllo su tali aerei, in vista di verificarne il buon funzionamento, prima di rilasciare qualsiasi tipo di autorizzazione. Tuttavia, secondo Pierre Lumbi, non si tratta né di una importazione, né di un acquisto, ma di un uso privato durante un periodo limitato,  quello della campagna elettorale, Pertanto, egli ha affermato che le parole del ministro rivelano piuttosto “un’istruzione politica” data all’aviazione civile per ritardare la procedura.[18]

Il 3 dicembre, due aerei destinati alla campagna elettorale di Martin Fayulu sono arrivati all’aeroporto di N’djili, a Kinshasa, dal Sud Africa. Secondo fonti concordanti dell’equipe di “Lamuka”, l’autorità dell’aviazione civile aveva inviato in Sud Africa dei tecnici per controllare lo stato di questi due velivoli. Con l’arrivo di questi due aerei, dichiarati idonei dall’Autorità dell’aviazione civile (AAC), Martin Fayulu potrà iniziare la sua campagna elettorale in Congo.[19]

Il 5 dicembre, a Beni (Nord Kivu), Martin Fayulu, candidato di “Lamuka” alle elezioni presidenziali, ha invitato la popolazione a rifiutare l’utilizzazione della macchina per votare che, secondo lui, è una macchina per imbrogliare: «La macchina per imbrogliare è contro la legge. Per votare il 23 dicembre, chiedete le schede elettorali cartacee. Se non ci saranno schede elettorali cartacee, non ci sarà nemmeno possibilità di voto».[20]

Il 7 dicembre, a Uvira (Sud Kivu), Felix Tshisekedi, candidato di “Verso il Cambiamento”, ha dichiarato che «quelli che chiedono agli elettori di votare con la penna inducono la popolazione in errore, perché quei voti saranno dichiarati nulli». Per lottare contro i brogli elettorali, egli ha insistito sul monitoraggio delle elezioni e ha esortato gli elettori a non lasciare i seggi elettorali il 23 dicembre, fino a quando i testimoni dei partiti non abbiano ottenuto i verbali cartacei dei risultati dei loro rispettivi seggi elettorali.[21]

Secondo vari osservatori, fin dall’inizio della sua campagna elettorale, Martin Fayulu è riuscito a fare in modo che la campagna elettorale presidenziale andasse a suo favore. Perché, questo “peso mosca ” – così è stato qualificato dal ministro della comunicazione Lambert Mende – è riuscito a cristallizzare la mobilitazione popolare intorno a se stesso. Portato in trionfo a Beni, Butembo, Bunia, Buta e Kisangani, Martin Fayulu ha messo sottosopra una campagna elettorale che, inizialmente, si pensava fosse stata giocata tra due candidati già noti: quello dell’UDPS UNC e quello del FCC .
Per giustificare il ritiro delle loro firme dall’accordo di Ginevra secondo cui, all’inizio di novembre, Martin Fayulu era stato designato candidato unico dell’opposizione, Felix Tshisekedi (UDPS) e Vital Kamerhe (UNC), avevano fatto riferimento allo scarso radicamento politico del suo partito a livello nazionale. Secondo loro, presidente di un piccolo partito con solo tre seggi alla Camera dei Deputati, Martin Fayulu non riempiva affatto le condizioni necessarie per essere il candidato unico dell’opposizione per le prossime elezioni presidenziali.
Ma questa convinzione non teneva conto del grande peso politico delle altre tre personalità politiche che avevano appoggiato la candidature di Martin Fayulu, tra cui il super popolare ed ex governatore del Katanga Moïse Katumbi, l’ex vicepresidente Jean Pierre Bemba, arrivato secondo alle elezioni presidenziali del 2006, e Mbusa Nyamwisi, in esilio ma adulato nel nord-est del paese.
In queste condizioni, il successo di Martin Fayulu all’inizio della sua campagna elettorale ha sconvolto i calcoli non solo del Fronte Comune per il Congo (FCC), l’attuale coalizione di governo, ma anche quelli degli altri pesi massimi dell’opposizione, come Felix Tshisekedi e Vital Kamerhe. Con l’appoggio di quest’ultimo, considerato come un leader indiscusso nell’est del paese, Felix Tshisekedi sperava di poter conquistare le masse popolari dell’est del Paese. Ma queste gli sono state brutalmente contese da un “senza base elettorale” proveniente dalla parte opposta del paese. A questo bisogna aggiungere che Martin Fayulu non si è ancora recato nell’ex Katanga, dove buona parte della popolazione è rimasta fedele a Moïse Katumbi, grande leader di LAMUKA.
Senza dimenticare che, nelle prossime tappe della sua campagna elettorale nel Grand Equateur e nel Bandundu, Martin Fayulu potrà usufruire dell’appoggio di Jean-Pierre Bemba e di Adolphe Muzito. Restano ancora aperte le partite decisive di Kinshasa, del Centro (roccaforte dell’UDPS) e dell’Ovest del Paese, dove i vari candidati dovranno disputarsi alacremente per accaparrarsene i voti.[22]

Il 9 dicembre, Martin Fayulu, candidato della coalizione Lamuka, era atteso a Kindu (Maniema). Centinaia di militanti della coalizione Lamuka si sono recati all’aeroporto per accoglierlo. Erano a 500 metri dall’ingresso dell’aeroporto. Contemporaneamente, decine di simpatizzanti del Fronte Comune per il Congo (FCC), coalizione della maggioranza attualmente al potere e che appoggia la candidatura di Emmanuel Ramazani Shadary, originario della provincia di Maniema, si sono mobilitati per manifestare contro l’arrivo di Martin Fayulu. Indossando magliette con le foto di Ramazani Shadary e di Joseph Kabila, gli attivisti dell’FCC si sono piazzati davanti l’ingresso principale dell’aeroporto, sventolando dei cartelloni con su scritto “Fayulu vattene”. Una jeep con alcuni poliziotti a bordo, faceva la ronda per evitare che la situazione degenerasse.
Nel frattempo, un gruppo di manifestanti che indossavano delle magliette del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), il partito del presidente Joseph Kabila, è entrato nel bar dell’aeroporto, aggredendo una decina di esponenti della coalizione Lamuka che stavano aspettando l’arrivo dell’aereo di Martin Fayulu e costringendoli a lasciare le strutture aeroportuali per cercare riparo nelle strutture della Monusco, situate nella zona aeroportuale.
In seguito a questi incidenti, la polizia ha disperso i circa mille sostenitori di Fayulu e le varie decine di militanti del FCC. L’area dell’aeroporto è rimasta quasi deserta.
Gli scontri tra i militanti del PPRD e di Lamuka sono proseguiti nel centro città. In entrambi i lati, sono stati registrati numerosi feriti e danni materiali.
A causa di questa situazione, Pierre Lumbi, direttore della campagna elettorale di Lamuka, ha annunciato che, decollato da Buta (Bas Uele), l’aereo di Martin Fayulu ha atterrato a Kisangani (Tshopo), in attesa di ripartire per Kindu il mattino seguente. Egli ha poi aggiunto che: «il governo sta cercando di ostacolare in tutti i modi gli spostamenti del candidato Martin Fayulu attraverso il paese. Il primo ostacolo è stato quello del diniego di autorizzazione di atterraggio in Congo dei tre aerei noleggiati in Sud Africa. Ora, ciò che sta accadendo a Kindu in questo momento è estremamente grave».
La coalizione Lamuka ha accusato il governatore ad interim del Maniema, Jerome Bikenge, di strumentalizzare la polizia e giovani del PPRD per impedire l’accoglienza di Martin Fayulu. Lo stesso Martin Fayulu ha accusato l’esercito e la polizia di appoggiare i giovani del PPRD.[23]

Il 10 dicembre, Martin Fayulu, che ha trascorso la notte a Kisangani, ha fatto sapere che il suo aereo non ha ottenuto l’autorizzazione di decollare per Kindu, capitale del Maniema e che, quindi, si recherà a Bukavu (Sud -Kivu), rinviando il programma di Kindu.
Mentre Martin Fayulu era a Bukavu (Sud Kivu) per poi recarsi a Lubumbashi (Haut Katanga), i partiti del Fronte Comune per il Congo (FCC), che appoggiano la candidatura di Emmanuel Ramazani Shadary, proprio per le vie di Lubumbashi hanno organizzato una manifestazione con lo stadio della Vittoria come punto di arrivo. Ma mentre il corteo transitava per Apollo, nel comune di Kenya, dei giovani dell’opposizione fedeli a Martin Fayulu hanno lanciato delle pietre, rompendo i parabrezza di alcuni veicoli. Allo stadio, il governatore e coordinatore del FCC per l’Alto Katanga, Pande Kapopo, ha invitato il pubblico a votare per il candidato della maggioranza, Emmanuel Ramazani Shadary.[24]

L’11 dicembre, a Lubumbashi, nel primo pomeriggio, quando la tensione del giorno prima era ancora alta e gli  attivisti di Lamuka si stavano recando all’aeroporto internazionale di Luano per accogliere il candidato Martin Fayulu, alcuni alterchi tra questi militanti e la polizia hanno fatto gradualmente aumentare la tensione. La polizia pretendeva di “inquadrare” i militanti, ma questi ultimi vi si sono opposti, dicendo che non andavano all’aeroporto per causare problemi, ma solo per accogliere Martin Fayulu al suo arrivo.
L’arrivo di Martin Fayulu era stato annunciato per le 15:00. Alcuni attivisti di Lamuka erano già arrivati all’aeroporto verso le 10:00. La decisione della polizia di mantenere la folla a una distanza di 300 metri dall’aeroporto ha riacceso la tensione e gli attivisti hanno iniziato a cantare “Kabila Wawawé” (Kabila Goodbye).
Mentre il corteo di Martin Fayulu stava entrando in centro città, più precisamente nei pressi delle Poste, è stato calorosamente accolto dalla folla con grida di gioia e canti provocatori contro il regime al governo. Ma poco dopo, la polizia ha disperso la folla e ha effettuato vari arresti che molti hanno definito “arbitrari”. Altri scontri tra le forze dell’ordine e gli attivisti di Lamuka sono stati segnalati in centro città.
La Cittadella della gioventù, scelta come luogo in cui si sarebbe dovuto svolgere un comizio, è stata saccheggiata da persone “non identificate”. Tuttavia, la popolazione di questa zona ha accusato alcuni agenti della polizia di essere stati gli autori di questo saccheggio. La polizia ha chiuso l’accesso al centro giovanile, ma gli attivisti di Lamuka hanno comunque tentato di accedervi. Per disperdere la folla, la polizia ha usato gas lacrimogeni e fatto ricorso alle armi per circa cinque minuti. Alla fine, costretto dalla polizia a recarsi alla residenza di Gabriel Kiungu wa Kumwanza, coordinatore di Lamuka per il Grande Katanga, Martin Fayulu non ha potuto tenere il comizio previsto.
Secondo l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ), durante gli scontri due militanti di Lamuka sono stati uccisi, altri 43 feriti, tra cui 15 colpite dagli spari e 27 arrestati. Diverse testimonianze raccolte da questa ONG hanno affermato che alcune autorità politico-amministrative della provincia dell’Alto Katanga hanno “strumentalizzato un gruppo di giovani per ostacolare lo svolgimento del comizio di Martin Fayulu”. Il generale Paulin Kyungu, capo della polizia nella provincia dell’Alto Katanga, non ha confermato la morte dei due civili. Secondo lui, ci sono stati 13 feriti: 11 agenti della polizia e due civili.[25]

Il 12 dicembre, Martin Fayulu ha lasciato Lubumbashi per Kalemie (Tanganyika). Intanto, a Kalemie, più precisamente su viale Kisebwe, i militari hanno disperso i militanti di Lamuka accorsi per accogliere Martin Fayulu. Altri attivisti di Lamuka si sono diretti verso l’aeroporto, ma all’altezza del ponte Kitoko, hanno trovato dei posti di blocco che la polizia aveva predisposto, per impedire loro di recarsi all’aeroporto. Nello stesso tempo, gli “Amici di Shadary” hanno organizzato una loro marcia, con punto di partenza l’ospedale Undugu e come punto d’arrivo il centro città, più precisamente la tribuna ufficiale, dove hanno previsto una loro manifestazione.
Dopo essere arrivato a Kalemie verso le 10:30 del mattino, il corteo di Martin Fayulu si stava dirigendo verso lo stadio Benda, quando è stato assalito da giovani che indossavano magliette del partito della maggioranza, il PPRD. Tuttavia, Fayulu ha potuto arrivare allo stadio e tenere il suo comizio, durato circa mezz’ora. Dopo di che, si è diretto verso l’aeroporto per recarsi a Kolwezi (Lualaba), ma il suo veicolo è stato nuovamente aggredito da altri giovani del PPRD. Arrivato all’aeroporto, ha accusato il vice governatore del Tanganica, Ali bin Omari Sumukindi, di aver formato una “milizia armata” per attaccare il suo corteo. Per quanto riguarda gli incidenti della giornata, egli ha parlato di tre morti. Infine, l’aereo di Fayulu non ha ottenuto l’autorizzazione di decollare per Kolwezi (Lualaba), com’era previsto, ma gli è stato concesso di atterrare a Goma (Nord Kivu).[26]

Il 13 dicembre, in una conferenza stampa tenuta a Goma, Martin Fayulu ha dichiarato che continuerà la sua campagna elettorale, nonostante gli ostacoli posti dal potere. Dopo essere stato impedita di recarsi a Kolwezi, la delegazione di Lamuka dovrebbe lasciare Goma per continuare la sua campagna elettorale nell’Équateur, provincia natale di Jean-Pierre Bemba Gombo, suo alleato.[27]

Il 14 dicembre, Martin Fayulu è arrivato a Mbandaka (Equateur) da Goma (Nord Kivu). Alla sua discesa dall’aereo, è stato accolto da una marea umana che lo ha accompagnato fino allo stadio Bakusu, dove egli terrà il suo comizio.[28]

Il 14 dicembre, Martin Fayulu e la sua equipe hanno inoltrato, alla Corte di cassazione e alla procura generale delle Forze Armate, una denuncia contro Henri Mova Sakanyi, vice primo ministro e ministro dell’interno e della sicurezza, per terrorismo, assassinio, tentato omicidio, assalto premeditato e ostruzione della campagna elettorale. Altre denunce simili riguardano i vertici della Polizia Nazionale Congolese (PNC) del Maniema, Haut-Katanga e Tanganica.[29]

3. L’UE MANTIENE LE SANZIONI CONTRO 14 PERSONALITÀ CONGOLESI

Il 10 dicembre, l’Unione Europea (UE) ha annunciato il prolungamento di un anno, fino a dicembre 2019, delle precedenti sanzioni inflitte a 14 alti funzionari del regime del presidente Joseph Kabila. Tra essi, c’è anche il candidato della coalizione di governo alle prossime elezioni presidenziali, Emmanuel Ramazani Shadary. Queste sanzioni erano state adottate il 12 dicembre 2016 e il 26 maggio 2017, per “ostruzione del processo elettorale e violazioni dei diritti umani”. Esse consistono in un congelamento dei beni e in un diniego del rilascio di visto per l’UE. Le personalità congolesi colpite da queste sanzioni sono:
Gabriel Amisi Kumba, Eric Ruhorimbere e Ilunga Kampete (Forze Armate della RDCongo),
Célestin Kanyama, John Numbi e Ferdinando Ilunga Luyoyo (Polizia Nazionale Congolese / PNC),
Kalev Mutond e Roger Kibelisa (Agenzia Nazionale di Intellegence / ANR),
Delphin Kaimbi (DEMIAP),
Evariste Boshab (ex ministro dell’Interno e della sicurezza),
Alex Kande Mupompa (ex governatore del Kasai centrale),
Jean-Claude Kazembe Musonda (ex governatore dell’Alto Katanga),
Lambert Mende (Ministro della comunicazione e dei media),
Ramazani Shadary (ex Ministro degli Interni e attuale candidato FCC alle elezioni presidenziali).
L’UE ha ancora una volta chiesto alle autorità e istituzioni congolesi di garantire l’organizzazione di “elezioni credibili e aperte a tutti”, dicendosi pronta a rivedere e modificare tali sanzioni dopo le elezioni.[30]

[1] Cf Actualité.cd, 07.12.’18
[2] Cf RFI, 08.12.’18
[3] Cf 7sur7.cd, 10.12.’18
[4] Cf Actualité.cd, 12.12.’18
[5] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 13.12.’18; Radio Okapi, 13.12.’18
[6] Cf Jephté Kitsita – 7sur7.cd, 13.12.’18
[7] Cf RFI, 13.12.’18; AFRICA243 – via mediacongo.net, 14.12.’18
[8] Cf Radio Okapi, 16.12.’18
[9] Cf Actualité.cd, 17.12.’18
[10] Cf Actualité.cd, 16.12.’18
[11] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 16.12.’18
[12] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 01.12.’18
[13] Cf 7sur7.cd, 01.12.’18
[14] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 03.12.’18
[15] Cf Actualité.cd, 10.12.’18 ; Stanis Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 10.12.’18
[16] Cf Auguy Mudiayi – Actualité.cd, 11.12.’18
[17] Cf Actualité.cd, 12.12.’18
[18] Cf RFI, 30.11.’18
[19] Cf Espérant Keke – Cas.info.ca, 03.12.’18
[20] Cf Chris Elongo – Cas-info.ca, 05.12.’18
[21] Cf Jeff Kaleb Hobiang – 7sur7.cd, 07.12.’18
[22] Cf Cas-info.ca, 10.12.’18
[23] Cf Chadrac Londe – Actualité.cd, 09.12.’18; Radio Okapi, 09.12.’18
[24] Cf Alexandre Mulongo Finkelstein – mediacongo.net, 11.12.’18
[25] Cf Alexandre Mulongo Finkelstein – mediacongo.net, 11.12.’18; Christine Tshibuyi – Actualité.cd, 11.12.’18
[26] Cf Cf Moma Fataki – Actualité.cd, 12.12.’18; Fonseca Mansianga – Actualité.cd, 12.12.’18
[27] Cf Valéry Mukosasenge – 7sur7.cd, 14.12.’18
[28] Cf Actualité.cd, 14.12.’18
[29] Cf Actualité.cd, 15.12.’18
[30] Cf AFP – Radio Okapi, 10.12.’18