Voto semi-elettronico per le prossime elezioni presidenziali, legislative e provinciali? → no, troppi rischi!

Editoriale Congo Attualità n.335 – a cura di Rete Pace per il Congo

 

Dopo aver constatato l’esagerazione delle dimensioni e del costo del modello di scheda elettorale cartacea usato nel 2006 e 2011, il presidente della CENI sta proponendo l’introduzione del voto semi – elettronico.

Si tratterrebbe di una scheda elettorale in bianco (senza liste di partiti e di candidati) da introdurre in una macchina informatica collegata a internet. Sullo schermo della macchina apparirebbe la lista dei vari candidati. Dopo aver selezionato il nome del candidato scelto, l’elettore dovrebbe semplicemente confermare il suo voto. La macchina stamperebbe automaticamente il voto espresso dall’elettore sulla scheda elettorale, che sarebbe poi restituita all’elettore, per introdurla nell’urna elettorale. Si tratterrebbe quindi di un voto contemporaneamente elettronico e cartaceo.

Alla fine dell’operazione elettorale, la macchina per votare fornirebbe immediatamente il tabulato dei risultati elettorali ottenuti. Nello stesso tempo, i membri del seggio elettorale procederebbero allo spoglio delle schede elettorali cartacee introdotte nell’urna e al conteggio manuale dei voti.

Alla fine delle operazioni i risultati elettorali della macchina per votare dovrebbero corrispondere a quelli dei verbali manuali prodotti dai membri del seggio elettorale.

Il presidente della CENI  assicura che questa modalità di voto consentirà un risparmio di soldi e di tempo, ciò che è messo in dubbio da varie organizzazioni esperte in materia elettorale.

 

Risparmio economico?

Secondo AETA e ODEP, l’uso del voto elettronico non consentirebbe alla RDCongo di risparmiare denaro. Al contrario, i costi effettivi associati a questa modalità di voto sarebbero tre volte maggiori di quelli del voto cartaceo. Infatti, il costo complessivo del voto elettronico per elettore e per giorno elettorale è valutato sui 4,5 euro, mentre quello del voto cartaceo tradizionale sarebbe di 1,5 euro.

È vero che la scheda elettorale usata per il voto semi-elettronico è molto più ridotta e rappresenta, quindi, un risparmio finanziario. Ma occorre tener presente il costo della macchina.

Secondo un rapporto del Senato francese, una macchina per votare, del modello della compagnia francese NEDAP, costerebbe 5.471,70 euro! Se si moltiplica questo importo per 64.000 seggi elettorali (BVD), l’acquisto delle sole macchine per votare costerebbe più di 350 milioni di euro. Inoltre, la durata di vita di queste macchine, se sono ben conservate, è di circa 10 anni (due soli cicli elettorali di cinque anni ciascuno). A questi costi vanno aggiunti quelli degli accessori (chip elettronici, unità USB, scanner e inchiostri per stampanti termiche), per non parlare dei costi di manutenzione delle macchine e di quelli della formazione degli utenti. C’è pertanto un grande dubbio circa la presunta riduzione dei costi finanziari.

Risparmio di tempo?

Uno dei vantaggi del voto semi elettronico è certamente la sua rapidità nella trasmissione, via internet, dei risultati elettorali. Ma per poter confrontare i risultati ottenuti elettronicamente con quelli riportati nei verbali manuali emessi dai membri dei seggi elettorali, sarà necessario un certo tempo d’attesa.

Volendo introdurre un sistema di voto più complesso di quello cartaceo manuale, la CENI rischia di aumentare i ritardi già accumulati. Secondo le previsioni di alcuni osservatori, occorreranno quasi 500 giorni di preparazione delle prossime elezioni. Il voto elettronico e / o il voto semi-elettronico non potrà quindi permettere l’organizzazione delle elezioni prima del 31 dicembre 2017, scadenza prevista dall’accordo del 31 dicembre 2016. La modalità di voto semi-elettronico richiede molto tempo di preparazione e di sensibilizzazione della popolazione, degli agenti elettorali e dei vari attori coinvolti nel processo elettorale. Ciò rivela l’intenzione suicida della CENI di rinviare alle calende greche l’organizzazione delle elezioni, senza preoccuparsi dei rischi di aggravamento della crisi politica, economica e sociale. Secondo i Congolesi, la priorità dovrebbe essere riservata all’organizzazione urgente e imminente delle elezioni e non alla rapidità della pubblicazione dei risultati elettorali. Sembra che la CENI ignori le priorità dei congolesi in questo momento.

Sicurezza del sistema informatico?

È necessario ricordare che è possibile eseguire l’hacking di una macchina di voto elettronico, utilizzando un software non rilevabile, ma che può diffondersi come un virus informatico da una macchina di voto a un’altra. Si noti che un atto di pirateria di una macchina richiede meno di un minuto. C’è anche la possibilità di modificare i chip all’interno delle macchine, ciò che può cambiare i risultati delle elezioni (questa è una delle frequenti strategie di brogli elettorali relazionati a questa modalità di voto).

 

Operazione semplice, facile e alla portata di tutti?

Al di là della semplicità della sua descrizione su un foglio di carta, la modalità del voto semi elettronico appare abbastanza complicata per la maggior parte degli elettori cui si esige una certa preparazione tecnica e informatica di cui spesso non dispongono. Il tasso di analfabetismo letterario e di “cyber-analfabetismo” rimane molto elevato nella RDCongo e deve essere preso in seria considerazione, poiché la legge prevede che le persone che non possono votare da sole possano essere assistite da altre persone. Ma questo doppio analfabetismo potrebbe comportare il rischio di condizionare il voto di molti elettori e di convalidare dei risultati falsi.

Inoltre, in caso di guasti (la macchina si blocca o cessa di funzionare normalmente) proprio durante le operazioni di voto, come trovare soluzioni di emergenza, soprattutto nei villaggi all’interno del Paese? Le operazioni di voto durano solo 11 ore e non permettono di aspettare soluzioni provenienti da Kinshasa o di prolungare, eventualmente, la loro durata.

 

Raccomandazioni:

Dato che il processo elettorale in corso si sta svolgendo in un contesto politico eccezionale e molto teso, non si può tollerare che la CENI si impegni in una nuova modalità di voto che, essendo utilizzata per la prima volta, potrebbe essere considerata di tipo sperimentale. Essa dovrebbe piuttosto continuare ad utilizzare il voto cartaceo già sperimentato nel 2006 e 2011. Ciò abbrevierebbe i tempi di preparazione delle prossime elezioni presidenziali, legislative nazionali e legislative provinciali.

Per ridurre le dimensioni e, quindi,  il costo delle schede elettorali,

– la CENI potrebbe prendere in considerazione la possibilità di una scheda che riporti solo i simboli e i nomi dei vari partiti o liste con, a lato, uno spazio in bianco per scrivervi il nome del candidato scelto. Per facilitare la scelta degli elettori, delle liste complete, formato cartellone, potrebbero essere affisse al pubblico, per consultazione, all’interno di ogni centro di voto o, formato scheda elettorale precedente, potrebbero essere messe a disposizione degli elettori, per consultazione, in ogni cabina di voto.

– il Governo e il Parlamento potrebbero prendere in considerazione la necessità di una revisione degli articoli della legge elettorale relativi alle elezioni dei deputati. Secondo i dati forniti dallo stesso presidente della CENI e relativi ai risultati delle elezioni legislative nazionali del 2011,

su 5.231 liste, 418 (8%) avevano ottenuto dei seggi in parlamento, ma solo 33 di esse (0,6%) avevano raggiunto o superato il quoziente elettorale (rapporto numero degli elettori registrati / numero dei membri che compongono l’Assemblea Nazionale) e 5.198 liste (99.4%) non l’avevano raggiunto. Si potrebbe adottare un provvedimento, una soglia di eleggibilità (sbarramento) del 3%, per esempio, che possa incoraggiare i partiti a creare delle coalizioni, il che ridurrebbe, in tal modo, il numero delle liste e potrebbe contribuire a limitare il numero delle candidature senza alcuna prospettiva di futuro.