Congo Attualità n. 307

INDICE

EDITORIALE: DALLA SCORCIATOIA DELLA SUDDIVISIONE DEL POTERE ALLA VOLONTÀ POLITICA DI ORGANIZZARE LE ELEZIONI

  1. IL RAGGRUPPAMENTO FAVOREVOLE A UN PRIMO MINISTRO MEMBRO DELL’UDPS
  2. LE TRATTATIVE SULL’ANNESSO ALL’ACCORDO DEL 31 DICEMBRE 2016
    1. L’apertura dei lavori
    2. Le proposte sulla composizione del nuovo governo
    3. Le proposte sulla designazione del Primo Ministro
    4. Le proposte sulla composizione del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’applicazione dell’Accordo
    5. La continuazione dei lavori
  3. IL FRONTE PER IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE HA FIRMATO L’ACCORDO
  4. I RITARDI NELL’APPLICAZIONE DELLE MISURE DI RASSERENAMENTO DEL CLIMA POLITICO

 

EDITORIALE: DALLA SCORCIATOIA DELLA SUDDIVISIONE DEL POTERE ALLA VOLONTÀ POLITICA DI ORGANIZZARE LE ELEZIONI

 

 

 

 

1. IL RAGGRUPPAMENTO FAVOREVOLE A UN PRIMO MINISTRO MEMBRO DELL’UDPS

 

Il 5 gennaio, Félix-Antoine Tshisekedi Tshilombo, vice segretario per le relazioni esterne all’interno dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), ha dichiarato che il posto di primo ministro sarà affidato all’UDPS.[1]

 

Il 7 gennaio, il presidente del G7, Pierre Lumbi, ha dichiarato che il G7 non trova alcun inconveniente a che il prossimo primo ministro nominato in seguito all’accordo del 31 dicembre, sia un membro dell’UDPS, partito di Etienne Tshisekedi. «Accettiamo che l’UDPS proponga un candidato premier», ha detto Pierre Lumbi.[2]

 

Dopo il G7, anche l’Alternanza per la Repubblica ha deciso di lasciare all’UDPS la scelta di presentare un candidato Primo Ministro.[3]

 

L’8 gennaio, Martin Munkokole ha affermato che la Dinamica per l’unità d’azione dell’opposizione non proporrà alcun candidato Primo Ministro e che si affiderà alla discrezione del presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento che potrà designare colui che potrà essere il prossimo Capo del Governo.[4]

 

Il 10 gennaio, in una intervista, Antoine Félix Tshisekedi, vice segretario generale responsabile delle questioni politiche, diplomatiche e legali e della comunicazione all’interno dell’UDPS, ha dichiarato di essere in grado di assumere, se gli fosse proposto, le funzioni di primo ministro durante la transizione: «Vi dico francamente: se mi si proponesse tale missione, non dirò di no. Credo che, senza alcuna pretesa, potrò essere un buon primo ministro. Penso di poter far fronte alle sfide attuali e, soprattutto, di poter raggiungere l’obiettivo dell’accordo siglato con la mediazione della CENCO: assicurare una alternanza pacifica ai vertici dello Stato, organizzare elezioni democratiche, attenuare almeno un po’ le preoccupazioni quotidiane dei nostri connazionali e lottare contro la corruzione».[5]

 

Il 10 gennaio, in una dichiarazione politica rilasciata a Kinshasa, la Coalizione degli Alleati di Etienne Tshisekedi (CAT), presidente dell’UDPS, ha proposto la candidatura di Felix Tshisekedi al posto di primo ministro del governo di transizione. La CAT ha anche proposto che i posti di tre vice presidenti del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’applicazione dell’accordo siano assegnati rispettivamente al Movimento di Liberazione del Congo (MLC) e alleati, all’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre e alla maggioranza presidenziale.[6]

 

 

2. LE TRATTATIVE SULL’ANNESSO ALL’ACCORDO DEL 31 DICEMBRE 2016

 

a. L’apertura dei lavori

 

L’11 gennaio, al centro interdiocesano di Kinshasa sono iniziati i lavori sugli annessi particolari all’accordo politico del 31 dicembre. Attraverso queste discussioni, la maggioranza presidenziale (MP), il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) e il Fronte per il Rispetto della Costituzione dovranno, durante quattro giorni, armonizzare i loro punti di vista sulla formazione del governo di transizione, l’istituzione del Consiglio Nazionale di monitoraggio e la tempistica di attuazione dell’accordo del 31 dicembre. I partecipanti dovranno inoltre discutere sulla rivitalizzazione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e sul rinnovo dei membri del Consiglio Superiore degli audiovisivi e della Comunicazione (CSAC).[7]

 

L’11 gennaio, in occasione della riapertura dei lavori al Centro interdiocesano, il presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), Mons. Marcel Utembi, ha dichiarato che «l’inclusività non è un problema, almeno per il momento. Quando si dice che l’accordo del 31 dicembre non è inclusivo, non è vero». Secondo l’arcivescovo, l’inclusività non deve essere intesa in termini di numero di firme. «Essa deve essere intesa tenendo conto della partecipazione delle varie componenti ai lavori di elaborazione dell’accordo. Da questo punto di vista, l’accordo è inclusivo e comprensivo», ha egli insistito, facendo notare che la CENCO sta ancora cercando di ottenere altre firme.[8]

 

L’11 gennaio, il presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), Vital Kamerhe, ha smentito le affermazioni secondo le quali l’accordo del Centro Interdiocesano non sarebbe diverso da quello della Cittadella dell’Unione Africana. Egli ha dichiarato che, contrariamente a quanto affermato dai suoi colleghi dell’opposizione che hanno firmato l’accordo del 18 ottobre (OPSA), nei negoziati del Centro Interdiocesano si sono compiuti molti progressi. Egli ha fatto notare che «c’è una grande differenza tra l’accordo della notte di San Silvestro e quello della Cittadella dell’Unione Africana. Al Centro Interdiocesano abbiamo ottenuto la garanzia che Joseph Kabila non si candiderà più per un 3° mandato e che non ci sarà alcuna revisione della Costituzione, né per via parlamentare che referendaria, ciò che non era stato ottenuto nell’accordo della Cittadella dell’Unione Africana». Il presidente dell’UNC ha anche invitato i suoi colleghi dell’Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, OPSA, guidata da Badibanga, Bussa, Makila e Ruberhwa, a mettere da parte i propri interessi egoistici per privilegiare l’interesse generale del popolo.[9]

 

b. Le proposte sulla composizione del nuovo governo

 

La Maggioranza Presidenziale (MP) ha proposto un governo composto di sessantotto membri, mentre il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) ne ha suggerito quarantacinque. Secondo il portavoce della MP, André Alain Atundu, il numero elevato di ministri si spiega per il fatto che si tratta di un “governo di unità nazionale”. Il Raggruppamento dell’Opposizione, invece, ritiene che la composizione del prossimo governo deve limitarsi a 45 membri “per ragioni di austerità inerenti al bilancio dello Stato”.[10]

 

Il Raggruppamento delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento aveva già consegnato, il 9 gennaio, al Segretariato Permanente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO), le sue proposte sull’annesso particolare all’accordo del 31 dicembre 2016. In questo documento, il Raggruppamento dell’opposizione aveva proposto un esecutivo composto da 45 membri: un Primo Ministro, 35 ministri e 9 vice-ministri. Tra i ministri: quattro vice primi ministri, quattro ministri di stato, un ministro delegato del Primo Ministro e responsabile dei rapporti con il Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’accordo. Il Raggruppamento riserverebbe per sé 17 ministeri e quattro vice-ministeri. Secondo il documento, il Primo Ministro sarà designato dal Presidente del Consiglio dei Saggi del Raggruppamento, Etienne Tshisekedi, e nominato dal Capo dello Stato Joseph Kabila. Per maggior sicurezza, il Raggruppamento chiede che le parti interessate si impegnino a garantire la stabilità del governo e a non intraprendere alcuna mozione di sfiducia o di censura nei confronti del Primo Ministro. Secondo il documento, il Presidente della Repubblica ha due settimane per nominare il Primo Ministro. Nello stesso documento, il Raggruppamento rileva inoltre la necessità di convocare il Parlamento per una seconda sessione speciale, a partire dal 20 gennaio, per investire il governo, adottare la legge organica sul Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’accordo e votare la legge finanziaria per il 2017.[11]

 

Secondo la Maggioranza Presidenziale che si era già pronunciata su una composizione di 68 membri, l’Esecutivo Nazionale dovrebbe essere composto da 1 Primo Ministro, 3 vice primi ministri, 7 ministri di stato, 34 ministri e 23 vice-ministri membri di una componente diversa da quella del ministro titolare.

Secondo l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, il futuro governo dovrebbe includere un totale di 48 membri: 1 Primo Ministro, 4 Vice Primi Ministri, 8 Ministri di Stato e 35 ministri. Secondo questa opposizione, i 4 Vice Primi ministri dovrebbero animare quattro commissioni governative: economica e finanziaria (1), sociale e culturale (2), politica, difesa e sicurezza (3) e infrastrutture e ricostruzione (4).

Secondo l’opposizione repubblicana, il governo dovrebbe avere 39 membri, tra cui il Primo Ministro. Secondo la Società civile, l’ideale sarebbe un governo di 57 membri.[12]

 

Per quanto riguarda la composizione del governo, l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre (OPSA) mantiene quella attuale di 68 membri: 1 primo ministro, 4 vice primi ministri, 6 ministri di stato, 34 ministri e 23 Vice ministri. Sempre sulla composizione del governo, l’OPSA suggerisce di incorporarvi i non firmatari dell’accordo del 18 ottobre 2016 attraverso un rimpasto di governo, respingendo la proposta di un nuovo governo, dal momento in cui la nomina del Primo Ministro è già avvenuta, in seguito all’accordo del 18 ottobre.[13]

 

Il 12 gennaio, i partecipanti ai negoziati sull’annesso particolare all’accordo del 31 dicembre hanno trovato un accordo sul profilo del Primo Ministro e sulla dimensione del futuro governo. Secondo Christophe Lutundula Apala, membro del Raggruppamento, il futuro Primo Ministro sarà designato e presentato sotto la firma del Presidente del Comitato dei Saggi del Raggruppamento al Capo dello Stato che procederà alla sua nomina secondo le disposizioni dell’articolo 78 della Costituzione. Ma le modalità pratiche per la designazione del Presidente del Consiglio non sono ancora state definite. Inoltre, i partecipanti si sono accordati sulle dimensioni del governo di transizione. «Si tratta di un governo di quarantasei membri, 37 ministri e nove viceministri. Ciò permette di risparmiare risorse dello Stato, che sono drasticamente diminuite, e di raggiungere l’obiettivo principale, che è quello di organizzare le elezioni», ha dichiarato Christophe Lutundula.[14]

 

Secondo un suo documento che riporta alcune proposte per l’annesso all’accordo del 31 dicembre, la Maggioranza Presidenziale (MP) chiede per sé venticinque ministeri (fra cui 5 viceministri). La MP ha motivato questa sua richiesta sulla base del numero dei suoi deputati (312) presso l’Assemblea Nazionale. Propone inoltre di riservare cinque ministeri all’istituzione Presidente della Repubblica (4 ministri e 1 Vice Ministro). Sempre sulla base dei rapporti di forza alla Camera dei Deputati, la MP ha proposto di attribuire sette ministeri e due posti di vice ministro all’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre (103 deputati). Con 69 deputati, l’opposizione non firmataria dell’accordo del 18 ottobre, tra cui il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) otterrebbe quattro ministeri e un posto di vice Ministro. Da parte sua, la società civile otterrebbe solo due ministri.[15]

 

L’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, ala Vital Kamerhe, ritiene che il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) non dovrebbe pretendere di avere lo stesso numero di ministeri che essa stessa e la maggioranza presidenziale potrebbero ottenere, dal momento in cui il RASSOP ha già ottenuto i posti di Primo Ministro e di Presidente del Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’applicazione dell’accordo. Secondo l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre (ala Kamerhe), i ministeri nel prossimo governo dovrebbero essere distribuiti come segue:

Opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre: 15, di cui 3 viceministri

Maggioranza Presidenziale: 15, di cui 3 viceministri

Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP): 11, di cui 2 viceministri

Società civile firmataria dell’accordo del 18 ottobre: 2 ministri

Società civile non firmataria: 1 ministro

Opposizione Repubblicana: 2, tra cui un vice ministro.[16]

 

c. Le proposte sulla designazione del Primo Ministro

 

Secondo la Maggioranza Presidenziale (MP), il Raggruppamento dell’Opposizione dovrebbe proporre al Presidente della Repubblica 7 nomi tra i quali quest’ultimo nominerebbe il Primo Ministro.

Secondo l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, guidata da Vital Kamerhe, per il posto di Primo Ministro, il Raggruppamento dell’opposizione dovrebbe proporre tre nomi alla Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) che li trasmetterebbe al Presidente della Repubblica.

Secondo l’Opposizione Repubblicana (OR), guidata da Kengo, ogni componente politica dovrebbe scegliere un candidato premier membro del Raggruppamento e i designati dovrebbero presentare uno scelto tra loro.

Secondo il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), il primo ministro dovrebbe essere designato e presentato dal Presidente del Comitato dei Saggi dello stesso Raggruppamento e, in seguito, nominato dal presidente della Repubblica. In questo caso, sarebbe Etienne Tshisekedi che presenterebbe a al Presidente Kabila un nome.

Secondo il Fronte per il Rispetto della Costituzione (FRC) e l’MLC e alleati, la designazione del Presidente del Consiglio dovrebbe avvenire per consenso all’interno del Raggruppamento, conformemente al punto 3 dell’Accordo del 31 dicembre.

Per la Società civile, sarebbe il Raggruppamento a designare un solo candidato.[17]

 

Le ultime trattative sull’annesso relativo alle disposizioni di applicazione dell’accordo del 31 dicembre si stanno concentrando principalmente sulla nomina del prossimo Primo Ministro. Né la Maggioranza Presidenziale (MP) di Joseph Kabila, né il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) di Etienne Tshisekedi, sembrano essere disposti a cedere. Chi avrà dunque l’ultima parola sulla scelta del prossimo Primo Ministro? La MP e il RASSOP non sono ancora arrivati ad un accordo.

Il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) fa ricorso all’accordo del 31 dicembre, secondo cui “il Governo della Repubblica sarà presieduto dal Primo Ministro presentato dall’opposizione politica non firmataria dell’accordo del 18 ottobre 2016 / Raggruppamento” ricorda l’avversario Martin Fayulu. Non è dunque possibile che il Raggruppamento presenti cinque candidati per il posto di Primo Ministro, come richiesto dalla Maggioranza Presidenziale.

«Oggi, la fonte di legittimità per Joseph Kabila, il prossimo governo e le istituzioni della Repubblica è l’accordo politico del 31 dicembre», afferma Martin Fayulu, membro del RASSOP e candidato dichiarato alla presidenza della Repubblica, precisando che ciò è sufficiente per affermare che la scelta del prossimo Primo Ministro non può più essere soggetta alla discrezionalità del Presidente della Repubblica.

La Maggioranza Presidenziale (MP) non è dello stesso parere. «La razionalità costituzionale prevede il diritto di veto riconosciuto al Capo dello Stato: questo significa che egli ha il diritto di scegliere chi vuole», teorizza Alain-André Atundu. «Non può collaborare con una personalità non compatibile», spiega il portavoce della maggioranza, chiedendo al Raggruppamento dell’Opposizione di “essere conciliante”. «Non si può imporre una decisione al Capo dello Stato ed è per questo che chiediamo loro di presentare due, tre o quattro nomi», ha egli affermato, sottolineando, tra l’altro, che si tratta di una “prassi costituzionale”.

A questo proposito, un altro membro del RASSOP replica: «Kabila non ha realizzato la sua missione costituzionale di organizzare le elezioni nei tempi previsti. Quindi non può più appoggiarsi sulle sue prerogative costituzionali» e sottolinea la necessità di attenersi a quanto previsto nell’accordo politico del 31 dicembre. Nell’ambito del RASSOP di Etienne Tshisekedi si insiste: «Le cinque componenti del Raggruppamento si sono già accordate su un nome (Félix Tshisekedi) facilitando, in tal modo, il compito di Kabila, cui non resta che nominarlo». In realtà, il Raggruppamento dell’Opposizione teme di rimanere intrappolato da Kabila nel caso in cui dovesse presentare più candidati al posto di Primo Ministro. In effetti, il caso Kamerhe, presagito primo ministro al posto dell’attuale, è ancora nella mente di tutti.[18]

 

Il 14 gennaio, il gruppo di Samy Badibanga (attuale Primo Ministro), Jean-Lucien Bussa (Ministro di Stato incaricato della pianificazione), José Makila (Ministro dei trasporti) e Azarias Ruberwa (Ministro del decentramento), appartenenti all’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre (OPSA), ha inviato alla CENCO una lettera, in cui ha fatto alcune proposte per l’annesso all’accordo del 31 dicembre. Secondo questo gruppo di opposizione, che non ha firmato l’accordo del 31 dicembre, non si tratta di nominare un nuovo primo ministro, dal momento in cui è già stato nominato in conformità con la Costituzione e l’accordo firmato il 18 ottobre scorso.[19]

 

Il 17 gennaio, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha confermato la sua posizione sulla modalità della nomina del prossimo Primo Ministro che dovrebbe provenire dalle file del Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP). «Non è affatto possibile che il Capo dello Stato si lasci imporre un Primo Ministro. Perciò, il RASSOP deve proporre sette nomi al Presidente della Repubblica», insiste la delegazione della MP. «La Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica la facoltà di nominare un Primo Ministro. La presentazione di un solo nome equivarrebbe a un’imposizione che viola le prerogative che la Costituzione gli riconosce», ha dichiarato un delegato della MP che, inoltre, ha rivelato anche che la Maggioranza si starebbe preparando a bloccare l’investitura del prossimo governo, qualora il Primo Ministro non fosse un deputato.

«Senza il via libera dell’autorità morale della maggioranza parlamentare, l’Assemblea Nazionale dei Deputati non accetterà d’investire un Primo Ministro che non sia deputato nazionale o un primo ministro da essa invalidato», ha affermato la stessa fonte.

Da parte sua, il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) non intende sottomettersi a tale richiesta e si sta preparando, in base all’accordo, a presentare al Capo dello Stato un solo candidato premier.[20]

 

Il deputato nazionale dell’UNC, Jean Baudouin Mayo Mambeke, ha avvertito il RASSOP sul rischio di cadere nella trappola tesa dalla MP, attardandosi sul dibattito circa il numero dei candidati premier da presentare al Capo dello Stato. Jean Baudouin Mayo si è così espresso: «Conformemente all’accordo, mi sembra normale che il RASSOP designi un Primo Ministro che poi sarà nominato dal Presidente della Repubblica. Ma l’accordo non dice che l’Assemblea Nazionale dei Deputati sia obbligata a investire il primo ministro proposto dal Raggruppamento».

Egli chiede pertanto al RASSOP di essere prudente e di proporre al Presidente della Repubblica tre nomi. «Dato che, alla camera dei deputati, il Presidente Kabila ha la maggioranza, per evitare qualsiasi tipo di crisi e per l’interesse superiore della nazione, il RASSOP potrebbe superarsi e presentare tre nomi, naturalmente tutti e tre membri suoi», ha precisato Jean Baudouin Mayo.[21]

 

d. Le proposte sulla composizione del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’applicazione dell’Accordo

 

Nel suo documento di lavoro sull’annesso particolare all’accordo del 31 dicembre 2016, il Raggruppamento dell’opposizione ha apportato delle precisazioni sul Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’applicazione dell’accordo.

– Presidente: Etienne Tshisekedi

– Tre vicepresidenti: uno per il Raggruppamento, un secondo per il Fronte per il Rispetto della Costituzione e un terzo per la Maggioranza Presidenziale.

– Relatore: la Società civile firmataria dell’accordo del 18 ottobre

– Questore: la Società civile non firmataria dell’accordo del 18 ottobre.

Il Consiglio sarebbe composto da 28 membri, tra cui 14 firmatari dell’accordo del 18 ottobre e 14 non firmatari. Anche la CENCO farebbe parte del Consiglio. Il Raggruppamento ritorna anche sulla questione dei governi provinciali e afferma che, «sull’esempio del Governo nazionale, occorrerebbe garantire una partecipazione inclusiva ed equa anche a livello dei Governi provinciali».

La Maggioranza Presidenziale, da parte sua, propone che i tre vice presidenti di questa istituzione provengano dalla maggioranza, dalla società civile e dall’opposizione che ha partecipato al dialogo della Cittadella dell’Unione Africana.[22]

 

Per quanto riguarda il Consiglio Nazionale di monitoraggio dell’applicazione dell’accordo (CNSA), l’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre (OPSA), il gruppo cioè di Samy Badibanga, Jean-Lucien Bussa, José Makila e Azaria Ruberwa, concede al Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) il posto Presidente e propone che tale Consiglio sia composto di 22 membri scelti sulla base dell’importanza di ogni componente politica. In tal modo, il CNSA sarebbe composto di 6 membri della MP, 6 membri dell’opposizione firmataria dell’accordo del 18 ottobre, 6 membri dell’opposizione non firmataria dell’accordo del 18 ottobre, 2 membri della società civile firmataria e altri 2 membri della società civile non firmataria.[23]

 

e. La continuazione dei lavori

 

Il 18 gennaio, al Centro Interdiocesano di Kinshasa, sono ripresi i lavori sull’annesso relativo alle modalità di attuazione dell’accordo del 31 dicembre. Diversi sono ancora i punti di divergenza tra i partecipanti: la ripartizione delle responsabilità (posti ministeriali) nel prossimo governo, la procedura di designazione del Primo Ministro, la composizione del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’Accordo e il processo elettorale.

I non firmatari e i firmatari dell’accordo del 18 ottobre non sono ancora d’accordo sulla ripartizione dei posti ministeriali nel prossimo governo. Il Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP) ritiene che essa dovrebbe essere fatta, in forma paritaria (50% e 50%) tra i firmatari e i non firmatari dell’accordo del 18 ottobre, tenendo conto dell’attuale configurazione bipolare delle forze politiche e sociali. Secondo la Maggioranza Presidenziale (MP), invece, l’assegnazione dei posti ministeriali dovrebbe essere fatta sulla base della configurazione delle tre principali componenti (Maggioranza, Raggruppamento dell’Opposizione e società civile).

Sulla designazione del Primo Ministro, la MP chiede al RASSOP di designare cinque candidati, tra i quali il presidente Kabila possa, infine, nominare il Primo Ministro. Ma il RASSOP ritiene che, secondo l’accordo del 31 ottobre, la scelta del Primo Ministro è di sua competenza e, quindi, intende proporre un solo candidato.

Sulla ripartizione dei posti nel Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’accordo del 31 dicembre, la MP accusa il RASSOP di voler accaparrarsi di 24 posti sui 28 disponibili. Da parte sua, il RASSOP ha rinunciato ad avere un posto di Vice Presidente, tra i 3 disponibili, ma esige il posto di relatore.[24]

 

Il 21 gennaio, il delegato della società civile, Georges Kapiamba, ha affermato che la situazione di stallo constatata nei colloqui è dovuta al fatto che la maggioranza presidenziale vuole ad ogni costo ottenere il 65% dei ministeri all’interno del governo e il 65% delle posti in seno al Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’Accordo (CNSA).[25]

 

Il 22 gennaio, i partecipanti ai negoziati sulle disposizioni di applicazione dell’accordo hanno adottato cinque dei nove punti del cronogramma di attuazione dell’accordo del 31 dicembre: la firma dell’annesso all’accordo, il 28 gennaio; l’installazione ufficiale del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’Accordo (CNSA), il 26 gennaio; la notifica a Etienne Tshisekedi della sua nomina a Presidente del CNSA, il 26 gennaio; le misure di rivitalizzazione della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) e, infine, il rinnovo del Consiglio Superiore per gli Audiovisivi e la comunicazione (CSAC).

Le diverse parti hanno precisato che i nomi di tutti i membri del CNSA dovranno essere resi noti 35 giorni dopo il 31 dicembre, cioè il 5 febbraio. I delegati hanno inoltre convenuto sul fatto che l’effettiva installazione del CNSA avvenga 45 giorni dopo la firma dell’accordo, cioè verso metà febbraio. La legge organica sul CNSA come istituzione di appoggio alla democrazia dovrà essere approvata durante una sessione straordinaria del Parlamento, come richiesto dal Raggruppamento dell’Opposizione (RASSOP), o durante la sessione parlamentare ordinaria di marzo. Le varie parti hanno inoltre raccomandato che, il 20 marzo 2017, la CENI presenti al Parlamento un rapporto generale sul processo elettorale. Nel frattempo, le componenti che desiderino sostituire i loro delegati in seno alla CENI hanno 45 giorni a partire dal 31 dicembre per proporre altri nomi. Anche a livello dello CSAC, le varie componenti hanno 45 giorni a partire dal 31 dicembre per proporre nuovi membri.

I restanti quattro punti ancora non risolti sono: la modalità della designazione e la data della nomina del Primo Ministro, la composizione del nuovo governo e la data del suo insediamento.[26]

 

Il 23 gennaio, i partecipanti ai colloqui del Centro interdiocesano hanno accettato di assegnare la prima vice-presidenza del CNSA alla maggioranza presidenziale, la seconda vice-presidenza all’MLC e al FRC (Fronte per il Rispetto della Costituzione) e la terza vice-presidenza all’opposizione firmataria sia dell’accordo del 18 ottobre che di quello del 31 dicembre e rappresentata principalmente da Vital Kamerhe. Tuttavia, queste tre vicepresidenze non sono connotate da un ordine gerarchico, ma paritario e complementare e agiranno in forma collegiale. Inoltre, il posto di relatore è stato assegnato alla società civile e quello del questore di nuovo il Raggruppamento dell’Opposizione.

È stato raggiunto un accordo anche sulla composizione dell’assemblea plenaria del CNSA (Consiglio nazionale per il monitoraggio dell’accordo). Secondo alcune informazioni, la maggioranza presidenziale ha ottenuto 9 membri, il Raggruppamento dell’Opposizione 6, l’opposizione politica firmataria dell’accordo del 18 ottobre 4, il Fronte per il Rispetto della Costituzione 4, l’Opposizione repubblicana di Kengo 2 e la società civile 3.[27]

 

 

3. IL FRONTE PER IL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE HA FIRMATO L’ACCORDO DEL 31 DICEMBRE

 

Il 10 gennaio, Jean-Pierre Lisanga Bonganga, alleato di Etienne Tshisekedi, coordinatore e portavoce della piattaforma “Fronte del Popolo”, ha affermato che è stata trovata una soluzione per la firma dell’accordo da parte del Fronte per il Rispetto della Costituzione. «Abbiamo trovato una soluzione. L’MLC avrà un posto di vice presidente del Consiglio Nazionale di Monitoraggio, mentre gli altri due saranno assegnati alla MP e alla società civile», ha dichiarato Lisanga Bongana, affermando che «questa soluzione risolverà la situazione e permetterà la firma del Fronte».

Secondo le affermazioni di Eve Bazaiba, segretaria del MLC e leader del Fronte per il Rispetto della Costituzione, il Fronte si è sempre detto interessato solo per il cronogramma dell’applicazione dell’accordo e, soprattutto, per la composizione del Consiglio Nazionale di Monitoraggio dell’accordo. Il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), principale partito del Fronte per il Rispetto della Costituzione, una coalizione di più di trenta partiti politici e di associazioni della società civile, si è finora rifiutato di firmare l’accordo del 31 dicembre. «Come potrebbe il Primo Ministro, figlio biologico e politico del presidente del Consiglio Nazionale di Monitoraggio, essere controllato proprio da suo padre?», si chiede Eve Bazaiba, che si oppone energicamente all’idea secondo la quale Etienne Tshisekedi possa essere Presidente del Comitato di monitoraggio dell’accordo e suo figlio Félix Tshisekedi possa occupare il posto di Primo Ministro del nuovo Governo.[28]

 

Il 14 gennaio, Eve Bazaiba, coordinatrice del Fronte per il Rispetto della Costituzione, ha firmato l’accordo del 31 dicembre 2016. Essa ha dichiarato che è stato raggiunto un compromesso tra il Fronte e le altre componenti politiche implicate nei negoziati condotti sotto la mediazione della CENCO. Ella ha affermato che la sua piattaforma non vuol fornire alcun pretesto a quelli che non vogliono applicare l’accordo firmato il 31 dicembre. Infatti, la Maggioranza Presidenziale (MP) aveva dichiarato di aver firmato l’accordo sotto riserva, appoggiandosi proprio sul fatto che l’MLC e i suoi alleati avevano rifiutato di firmare l’accordo.[29]

 

 

4. I RITARDI NELL’APPLICAZIONE DELLE MISURE DI RASSERENAMENTO DEL CLIMA POLITICO

 

L’11 gennaio, Carbone Beni, attivista di Filimbi, è stato liberato dopo 29 giorni di detenzione. Ritenuto disperso dal 13 dicembre, una settimana fa l’attivista aveva inviato una lettera manoscritta alla moglie, dicendo di essere detenuto al camp Tshatsi, divisione presidenziale T2. Carbone Beni è uno degli attivisti di Filimbi, un gruppo che lotta per un cambiamento politico pacifico nella Repubblica Democratica del Congo, promuovendo una campagna denominata “Bye-Bye Kabila”.[30]

 

L’11 gennaio, David Mukeba Kalengay, vice presidente della Lega della Gioventù dell’UDPS, è stato rilasciato dopo quasi due mesi di detenzione (in una cella segreta dell’ANR, secondo fonti a lui vicine). Era stato arrestato con altri giovani del partito, il 17 novembre, dopo una riunione di sensibilizzazione su un comizio previsto per il19 novembre 2016.[31]

 

Chris Shematsi, coordinatore del movimento cittadino “Conto alla rovescia”, avvocato e assistente all’UPC, e due suoi collaboratori, Samuel Bosasele e John Ngandu, sono ancora detenuti. Chris Shematsi e altri attivisti del movimenti cittadini “Filimbi”, “Conto alla rovescia” e “Lucha” erano stati sequestrati il 13 dicembre 2016, davanti al Centro Interdiocesano, nel corso di una manifestazione pacifica per chiedere le dimissioni di Joseph Kabila il 19 dicembre 2016.[32]

 

Il 14 gennaio, i responsabili della Radio Televisione Lubumbashi Jua RTLJ si sono rivolti al Ministro della Comunicazione e dei Media, Lambert Mende, per sollecitare la riapertura di questo mezzo di comunicazione chiuso dal 24 novembre 2014 e appartenenti a Jean Claude Muyambo, membro dell’opposizione.[33]

 

Il 14 gennaio, l’amministrazione del gruppo editoriale Nyota ha scritto una lettera al ministro della Comunicazione e dei Media, Lambert Mende, per chiedere la riapertura di RTV NYOTA e di MAPENDO TV, due mezzi di comunicazione con sede a Lubumbashi e appartenenti a Moïse Katumbi, ma chiusi dal 20 gennaio 2016.[34]

 

Il 15 gennaio, il presidente del Raggruppamento Congolese per la Democrazia – Nazionalista (RCD-N), Roger Lumbala, è tornato a Kinshasa dopo vari mesi di esilio in Europa. Si è detto felice di essere rientrato e ha dichiarato di sostenere l’accordo del 31 dicembre firmato sotto la mediazione della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO). Il presidente del RCD-N aveva lasciato Kinshasa nel 2012 per l’Europa. Era stato accusato dalla giustizia congolese di collusione con l’ex ribellione del Movimento del 23 marzo (M23).[35]

 

Alcune misure riprese nell’accordo del 31 dicembre sarebbero dovute essere applicate sin dal momento della firma del testo, altre quindici giorni dopo, ma questi tempi sono scaduti e poco, o quasi nulla, è stato fatto.

Sulle misure di rasserenamento del clima politico, non vi è ancora alcun calendario preciso circa la liberazione dei prigionieri politici e il ritorno degli esiliati. Tuttavia, l’accordo aveva previsto la liberazione immediata di Moïse Moni Della, ma è ancora in carcere. Per quanto riguarda la cessazione delle procedure giudiziarie nei confronti di tre esiliati politici, solo Roger Lumbala ha potuto ritornare in patria. Tra le varie centinaia di casi previsti, pochi sono i detenuti politici che sono stati liberati dopo la firma dell’accordo. Inoltre, tra la quindicina dei mezzi di comunicazione dell’opposizione, chiusi dalle autorità dello Stato ufficialmente per motivi amministrativi, nessuno di essi è stato riaperto, anche se, secondo l’accordo, avrebbero dovuto essere riaperti entro 15 giorni dalla firma del testo. Nessun membro del Consiglio Superiore degli Audiovisivi e della Comunicazione (CSAC) si è dimesso, quando invece essi avrebbero dovuto essere sostituiti entro 14 giorni. Nessuna dimissione all’interno della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI). Come previsto dall’accordo, l’UDPS e l’MLC hanno chiesto ai loro delegati di dimettersi. Le lettere sono state ricevute dagli interessati, ma le dimissioni sono volontarie.[36]

 

Il 19 gennaio, in un’intervista sulla non-riapertura dei mezzi di comunicazione ancora chiusi nonostante le misure di rasserenamento del clima politico adottate nell’accordo del 31 dicembre, il portavoce del governo, Lambert Mende, ha dichiarato che, per poter beneficiare delle disposizioni previste nell’accordo, i mezzi di comunicazione chiusi per motivi amministrativi dovrebbero rivolgersi a lui in quanto ministro della comunicazione e saranno riaperti. Da ricordare che il 2 gennaio, Lambert Mende aveva dichiarato che i media dell’opposizione per provvedimenti amministrativi avrebbero dovuto essere riaperti entro due settimane dopo la firma dell’accordo del 31 dicembre.[37]

 

Il 21 gennaio, Lambert Mende, ministro della Comunicazione e dei media, ha dichiarato che solo il giorno precedente, il 20 gennaio, ha preso conoscenza delle lettere a lui indirizzate dal gruppo NYOTA e da RTL JUA, appartenenti rispettivamente a Moïse Katumbi e a Jean-Claude Muyambo, per sollecitare la loro riapertura conformemente all’accordo del 31 dicembre. «Occorrono almeno sei giorni per verificare che questi mezzi di comunicazione non abbiano problemi con la giustizia. Se si accerta che si tratta solo di problemi amministrativi, autorizzerò la loro riapertura», ha affermato Lambert Mende.[38]

[1] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 05.01.’17

[2] Cf Radio Okapi, 07.01.’17

[3] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 07.01.’17

[4] Cf Actualité.cd, 08.01.’17

[5] Cf Actualité.cd, 10.01.’17

[6] Cf Radio Okapi, 10.01.’17

[7] Cf Radio Okapi, 11.01.’17

[8] Cf Rachel Kitsita – Actualité.cd, 11.01.’17

[9] Cf Joseph Kazadi – 7sur7.cd, 11.01.’17

[10] Cf Radio Okapi, 11.01.’17

[11] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 09.01.’17

[12] Cf Israël Mutala – 7sur7.cd, 12.01.’17

[13] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 14.01.’17 et Israël Mutala – 7sur7.cd, 14.01.’17

[14] Cf Radio Okapi, 13.01.’17

[15] Cf Stanys Bujakera T. – Actualité.cd, 15.01.’17

[16] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 16.01.’17

[17] Cf Israël Mutala – 7sur7.cd, 12.01.’17

[18] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 16.01.’17

[19] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 14.01.’17 et Israël Mutala – 7sur7.cd, 14.01.’17

[20] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 17.01.’17

[21] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 17.01.’17

[22] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 10.01.’17; Radio Okapi, 11.01.’17

[23] Cf Franck Ngonga – Actualité.cd, 14.01.’17 et Israël Mutala – 7sur7.cd, 14.01.’17

[24] Cf Radio Okapi, 18.01.’17; Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 19.01.’17; RFI, 20.01.’17

[25] Cf Joseph Kazadi – 7sur7.cd, 21.01.’17

[26] Cf Stanys Bujakera Tshiamala – Actualité.cd, 22 et 23.01.’17

[27] Cf Alphonse Muderhwa – 7sur7.cd, 23.01.’17; Rachel Kitsita – Actualité.cd, 23.01.’17

[28] Cf Politico.cd, 10.01.’17

[29] Cf Radio Okapi, 14.01.’17

[30] Cf Actualité.cd, 11.01.’17

[31] Cf Actualité.cd, 12.01.’17

[32] Cf Joseph Kazadi – 7sur7.cd, 13.01.’17

[33] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 19.01.’17

[34] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 20.01.’17

[35] Cf Radio Okapi, 15.01.’17

[36] Cf RFI, 17.01.’17

[37] Cf Stanys Bujakera – Actualité.cd, 19.01.’17

[38] Cf Actualité.cd, 21.01.’17