Congo Attualità n. 283

INDICE:

EDITORIALE: L’INCONTRO DELL’OPPOSIZIONE A GENVAL – BRUXELLES

  1. LA COMMISSIONE ELETTORALE E L’OPERAZIONE DI REGISTRAZIONE DEGLI ELETTORI
  2. IL PPRD MINACCIA LA POSSIBILITÀ DI UN REFERENDUM
  3. UN GRUPPO INTERNAZIONALE IN APPOGGIO AL FACILITATORE DEL DIALOGO
  4. L’INCONTRO DELL’OPPOSIZIONE A BRUXELLES
    1. Alla vigilia dell’incontro
    2. Lo svolgimento dell’incontro
    3. Le reazioni della Maggioranza Presidenziale
    4. Una valutazione
  5. IL CASO MOÏSE KATUMBI
    1. Moïse Katumbi in Europa
    2. Le sue guardie del corpo davanti alla giustizia a Kinshasa

EDITORIALE: L’INCONTRO DELL’OPPOSIZIONE A GENVAL – BRUXELLES

 

 

1. LA COMMISSIONE ELETTORALE E L’OPERAZIONE DI REGISTRAZIONE DEGLI ELETTORI

Il 3 giugno, l’Ufficio Centrale di Coordinamento (BCECO), organo dello Stato per l’aggiudicazione degli appalti pubblici, cui si era rivolto la Commissione elettorale, ha annunciato di aver firmato una serie di contratti con tre aziende: Gemalto SA, per l’acquisizione dei kit di registrazione degli elettori, per un montante di 47.409,40 €, tasse escluse; Tiger-Standar-Panorama, per l’acquisto di fonti di energia (gruppi elettrogeni diesel), per un importo di 12.944.850 $, IVA esclusa e REN FORM CC, per l’acquisto dei certificati elettorali, per un importo di 8.499.660 $, tasse escluse. Dopo l’operazione di test pilota organizzata presso l’Università Pedagogica Nazionale (UPN) di Kinshasa, in ambiente urbano, e a Gombe-Matadi nel Kongo centrale, in ambiente rurale, la Commissione elettorale aveva annunciato l’inizio dell’operazione revisione del database elettorale per la fine di luglio 2016. Inoltre, tramite la Monusco, le Nazioni Unite avevano assicurato di apportare alla Commissione elettorale l’appoggio logistico necessario per l’operazione, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei kit di registrazione in tutte le province. Da parte sua, il governo aveva garantito alla Commissione elettorale di continuare a finanziare il processo elettorale.[1]

Il 6 giugno, il presidente della Commissione elettorale, Corneille Nangaa, ha dichiarato che, «dopo la firma del contratto, i primi 500 kit di registrazione degli elettori saranno pronti verso la fine di giugno». L’arrivo di questo materiale consentirà alla Commissione elettorale di iniziare, a fine luglio, l’operazione di identificazione e di iscrizione degli elettori nella provincia pilota del Nord Ubangi. «Dieci giorni dopo, faremo una valutazione per apportare gli ultimi aggiustamenti a livello di software. Si inizierà quindi la produzione su larga scala, il che ci consentirà di continuare l’operazione di identificazione e di registrazione degli elettori nelle altre zone», ha egli aggiunto.[2]

A proposito del tempo necessario per l’operazione di identificazione e di registrazione degli elettori, Corneille Nangaa ha ricordato che «si era parlato di circa 16 mesi e un giorno. Abbiamo iniziato a contare a partire dal mese di febbraio. A metà del 2017, il database elettorale sarà pronto. La questione del database è ora l’unica causa che, purtroppo, impedisce ancora lo svolgimento delle elezioni entro la fine del 2016. Occorre riconoscere che, se ci sono dei vincoli giuridici e costituzionali, ci sono anche dei vincoli tecnici. Come conciliare i due tipi di vincoli? Questa è la questione. È per questo che noi diciamo che questa questione dovrebbe essere gestita da altri attori. La Commissione elettorale si concentra sul criterio tecnico perché, dopo tutto, per andare alle elezioni è necessario avere un database affidabile. Anche la questione finanziaria costituisce effettivamente uno dei principali ostacoli al processo elettorale. Ma va detto che con il governo, nel mese di dicembre, quando sono entrato in funzione io, abbiamo concordato un piano di erogazione dei fondi necessari. E da gennaio fino ad oggi, il governo esegue questo piano di erogazione in modo corretto».[3]

2. IL PPRD MINACCIA LA POSSIBILITÀ DI UN REFERENDUM

Il 4 giugno, in un discorso pronunciato nel corso di una manifestazione organizzata a Kinshasa in occasione del 45° anniversario della nascita del presidente Joseph Kabila, il segretario generale del Partito popolare per la Ricostruzione e lo Sviluppo (PPRD), partito di governo, Henri Mova Sakanyi, ha lanciato l’idea di organizzare un referendum per modificare la Costituzione e permettere a Joseph Kabila di ricandidarsi per un terzo mandato presidenziale. «Il presidente Kabila ha solo 45 anni e è troppo giovane per andare in pensione. Se l’opposizione non accetta di partecipare al dialogo che egli ha proposto, si troverà di fronte il popolo e il popolo sovrano si esprime anche attraverso una modalità di voto universalmente nota, il referendum», ha egli affermato. «Il popolo congolese è sovrano e la sua volontà non può essere oggetto di alcuna contestazione. Attenzione, un giorno il popolo potrà dire “andiamo al referendum” e, da quel giorno, non si parlerà più di dialogo», ha egli dichiarato. «Quel giorno sta arrivando e non è lontano il giorno in cui il popolo sovrano vorrà egli stesso decidere sul suo destino», ha aggiunto Mova. «Se il popolo vorrà il referendum, lo farà: la popolazione del Congo Brazzaville l’ha fatto, il popolo del Ruanda l’ha fatto», ha egli detto riferendosi ai referendum che hanno permesso, nel 2015, al presidente congolese Denis Sassou Nguesso di ricandidarsi per un nuovo mandato presidenziale (e di farsi rieleggere in marzo) e al presidente ruandese Paul Kagame di ricandidarsi alle prossime elezioni presidenziali previste nel 2017. Per concretizzare questo progetto di referendum, il vice segretario generale del partito e presidente del gruppo parlamentare PPRD, Emmanuel Ramazani Shadary, ha avanzato l’idea di una raccolta di firme che sarà indetta a breve, proprio per questo scopo.[4]

Secondo i leader dell’opposizione, le affermazioni di Henri Mova Sakanyi sono un segno che, anche se giunto alla fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale, Kabila non vuole lasciare l’incarico. «Conosciamo le manovre che stanno facendo per non organizzare le elezioni», ha dichiarato Félix Tshisekedi, segretario nazionale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), aggiungendo: «Anche nel caso in cui non ci siano elezioni, la costituzione deve comunque essere rispettata. Quindi, il mandato di Joseph Kabila si conclude e si aprirà un periodo di transizione che la classe politica organizzerà senza Kabila».[5]

Reagendo all’eventualità di un referendum, il presidente dell’Alleanza dei Democratici per il Progresso (ADP) e membro del G7, il deputato Christophe Lutundula ha ritenuto che il partito al governo vuole tentare un colpo di stato costituzionale. Secondo lui, nella costituzione non c’è alcuna disposizione relativa a questo tema. «Il referendum cui pensano non è possibile con l’attuale costituzione che limita rigorosamente le materie che possono essere sottoposte a referendum. In questo caso, per esempio, l’articolo 220 della Costituzione vieta formalmente qualsiasi revisione della Costituzione per quanto riguarda la durata e il numero dei mandati del presidente della repubblica», ha affermato Christophe Lutundula. Secondo il deputato membro del G7, l’idea del referendum sollevata dal PPRD dimostra chiaramente che, alla fine del 2016, il presidente Joseph Kabila non ha alcuna intenzione di lasciare il potere.[6]

Se l’annuncio di Henri Mova Sakanyi non ha sorpreso gli osservatori della scena politica congolese, ha tuttavia suscitato una certa perplessità. L’organizzazione di un referendum implica l’esistenza di un registro elettorale e dei mezzi finanziari. Tutti, compresa la famiglia politica del Capo dello Stato, sanno che l’attuale registro elettorale non è affatto affidabile perché, “aggiornato” (per modo di dire) l’ultima volta nel 2011, contiene ancora dei doppioni e i dati delle persone decedute e di persone straniere, e non vi sono stati registrati i cambiamenti di residenza che possono essersi verificati, non include i nuovi maggiorenni e i Congolesi residenti all’estero. Su quali basi saranno quindi consultati i cittadini congolesi? Inoltre, rimane attuale anche la questione delle risorse finanziarie necessarie per tale operazione. Se non ci sono i soldi per organizzare le elezioni, come ci possono essere per organizzare un referendum non previsto? Tanto più che, recentemente, il governo ha chiesto al Parlamento di ridurre il bilancio 2016 per un importo pari a due miliardi di dollari, poiché si prevede una notevole diminuzione delle entrate nelle casse dello Stato.[7]

3. UN GRUPPO INTERNAZIONALE IN APPOGGIO AL FACILITATORE DEL DIALOGO

Il 6 giugno, le Nazioni Unite (ONU), l’Unione Africana (UA), l’Unione Europea (UE) e l’Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF) hanno concordato di istituire un gruppo internazionale di sostegno al facilitatore del dialogo politico nazionale, Edem Kodjo. Nel loro comunicato stampa, le quattro organizzazioni internazionali hanno precisato che questo gruppo dovrebbe includere anche rappresentanti della Conferenza Internazionale della Regione dei Grandi Laghi (CIRGL) e della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa australe (SADC).

Le quattro organizzazioni hanno promesso di «mobilitare le competenze e le risorse necessarie per massimizzare le possibilità di successo del dialogo». Esse hanno ribadito anche il loro «pieno sostegno agli sforzi di facilitazione guidati da Edem Kodjo a nome dell’Unione Africana».

Le quattro organizzazioni hanno sottolineato che occorre ricordare che il facilitatore agisce «nel quadro degli strumenti pertinenti dell’UA e della risoluzione 2277», che chiede il rispetto delle scadenze costituzionali.

Nello stesso comunicato, le quattro organizzazioni internazionali chiedono al governo di «promuovere il rispetto dei diritti e delle libertà», tra cui la liberazione dei prigionieri politici.

Secondo queste organizzazioni, «la preservazione dello spazio politico e l’esercizio dei diritti fondamentali […] sono un prerequisito essenziale per garantire il successo del dialogo politico indetto dal presidente Joseph Kabila».

Le quattro organizzazioni internazionali hanno fatto notare, nello stesso comunicato, la cruciale importanza da riservare all’effettiva organizzazione e al buon esito di un dialogo politico tra tutte le parti congolesi, per consentire loro di «raggiungere un consenso che permetta l’organizzazione, nel rispetto della Costituzione congolese, di elezioni libere, eque, trasparenti e credibili».

L’ONU, l’UE, l’UA e l’OIF hanno infine esortato tutte le parti congolesi a partecipare al dialogo e ad apportare la loro piena collaborazione al facilitatore del dialogo stesso. Queste organizzazioni ricordano che l’obiettivo del dialogo è quello di preservare la pace e la stabilità nel paese, ma anche di garantire il processo democratico e di assicurare lo stato di diritto. Esse chiedono al governo e a tutte le parti politiche congolesi di astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare le tensioni politiche e favorire le violenze.[8]

4. L’INCONTRO DELL’OPPOSIZIONE A BRUXELLES

a. Alla vigilia dell’incontro

Il 6 giugno, Corneille Mulumba, coordinatore del Raggruppamento dei Pionieri dell’UDPS ha tenuto una conferenza stampa sulla posizione del Raggruppamento a proposito della riunione dell’opposizione convocata a Bruxelles dal Presidente dell’UDPS, Etienne Tshisekedi wa Mulumba. Qui di seguito, alcuni estratti della conferenza stampa:

«I Pionieri dell’UDPS sono convinti che, nelle attuali condizioni, il dialogo politico e un periodo di transizione gestita collegialmente siano l’unica via possibile da percorrere per potere organizzare delle elezioni credibili e pacifiche, unico modo possibile, per l’UDPS, di accedere al potere.

I Pionieri dell’UDPS constatano con realismo e pragmatismo che ormai è troppo tardi per organizzare le elezioni in modo conveniente. Infatti, l’articolo 73 della Costituzione fissa la convocazione degli elettori a 90 giorni prima della fine della legislatura, cioè nel corso del mese di settembre di quest’anno 2016. In tal caso, si avrebbe a disposizione solo 3 mesi per la preparazione. Se le elezioni hanno come obiettivo quello di consolidare la nostra democrazia e di rafforzare le nostre istituzioni, dobbiamo organizzarle quando siamo pronti, per poterle preparare il meglio possibile.

In effetti, a cosa ci servirebbero delle elezioni che causassero violenza, distruzione e morte perché contestate? Non possiamo cadere in questo tipo di trappola. Invitiamo la classe politica congolese e la società civile a non concentrare troppo la loro attenzione sugli individui. La RDCongo, la nostra patria, è molto più importante e merita più rispetto da parte nostra. Gli individui passano, ma la RDCongo rimane. Non possiamo permetterci di essere egoisti e dobbiamo pensare alle generazioni future. Concentriamoci, quindi, sul futuro della nazione e sui pericoli che minacciano l’integrità del nostro territorio nazionale. Concentriamoci sulle problematiche e sulle loro conseguenze. Mettiamo sulla bilancia ciò che guadagniamo e ciò che perdiamo adottando questa o quella posizione, decidendo tal atto o un altro. Impariamo a distinguere ciò che è importante e prioritario da ciò che non lo è, ciò che è essenziale da ciò che è accessorio.

L’UDPS deve svolgere il suo ruolo di figlia maggiore dell’opposizione, indicare al popolo e alla giovane classe politica la via da seguire, la via della salvezza e del progresso. L’UDPS non può seguire coloro la cui unica ambizione è quella di sedersi, a loro volta, sulla sedia di Joseph Kabila, e ciò a qualsiasi costo, anche vendendo il Congo. L’UDPS deve portare il popolo congolese verso quel cambiamento cui aspira legittimamente. È nostro dovere restituirgli la speranza di una vita migliore. E tutto questo diventa possibile solo attraverso l’organizzazione di buone elezioni. I Pionieri dell’UDPS sono convinti di quanto segue:

Ogni gruppo di paesi, ogni paese, ogni organizzazione o ogni individuo che tenti di imporci il rispetto delle scadenze costituzionali, cioè di convocare l’elettorato tra tre mesi, deve essere considerato come nemico del Congo, come qualcuno che cerchi di seminare il caos e la desolazione nel nostro paese. Ogni Congolese che esiga lo svolgimento delle elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione, cioè la convocazione degli elettori tra tre mesi, deve essere considerato come un incosciente, un irresponsabile e, peggio ancora, un complice.

Infatti, nel suo machiavellico piano, la Maggioranza Presidenziale ha messo la classe politica in trappola, paralizzando il processo elettorale. Nel frattempo, l’opposizione si è distratta. Oggi, occorre ammettere realisticamente che il male è già stato fatto e che non è materialmente possibile organizzare elezioni credibili e pacifiche entro i tempi costituzionali. Occorre ora decidere insieme, sedendoci intorno a un tavolo, come uscire da questa trappola. Secondo i Pionieri dell’UDPS è in questo senso, e solo in questo senso, che deve essere preparato l’incontro di Bruxelles».[9]

Secondo Bruno Tshibala, portavoce dell’UDPS, l’obiettivo dell’incontro di Bruxelles è quello di «costruire l’unità delle forze politiche dell’opposizione acquisite al cambiamento». Altri punti all’ordine del giorno riguarderanno le elezioni e il dialogo politico convocato dal presidente Kabila.

«Il nostro Paese sta attraversando una gravissima crisi politica. All’orizzonte, si sta profilando il caos. Il Presidente Tshisekedi ha preso l’iniziativa di convocare le forze politiche e sociali acquisite al cambiamento, per riflettere sul modo e sulla strategia da adottare per scongiurare questo caos», ha dichiarato Bruno Tshibala. Secondo lui, i partecipanti dovranno riflettere su come mettere fine alla crisi, «passando attraverso il dialogo politico, come previsto dall’accordo quadro di Addis Abeba e dalla risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».[10]

Convocato da un membro storico dell’opposizione, Étienne Tshisekedi, l’incontro di Bruxelles permette di vederci più chiaro sulle fratture interne all’opposizione. Nei ranghi dell’opposizione e delle varie piattaforme che si sono create all’interno della galassia degli avversari del Capo dello Stato congolese emergono tre grandi blocchi: il G7 e l’AR, intorno all’ex governatore del Katanga, Moïse Katumbi; la Dinamica dell’opposizione, intorno a Kamerhe (UNC), Eve Bazaiba (MLC) e Martin Fayulu (Ecide) e, naturalmente, il terzo polo attorno all’UDPS di Etienne Tshisekedi, che suo figlio Felix prende a poco a poco in mano. Il G7 ha immediatamente risposto all’invito del presidente dell’UDPS … il che non è stato il caso della Dinamica dell’Opposizione, che ha aspettato diversi giorni per confermare la sua partecipazione.

A Bruxelles, ognuno avrà nella sua testa il nome del candidato unico dell’opposizione. Con una presidenziale a un solo turno, l’opposizione non può permettersi di essere divisa se vuole battere il candidato della maggioranza presidenziale. Se Katumbi e Kamerhe sono ai ferri corti per prendere la leadership dell’opposizione, anche le relazioni tra l’UNC e l’UDPS sono sempre state più che “delicate”. In occasione delle elezioni presidenziali del 2011, tra Tshisekedi e Kamerhe ci sono stati dei negoziati per avere un unico candidato dell’opposizione. Tali trattative fallirono e ciascuno dei due addossò la responsabilità del fallimento sull’altro. D’altra parte, dal punto di vista dell’UDPS, il candidato naturale dell’opposizione si chiama, ovviamente, Etienne Tshisekedi. Non ci si può aspettare un appoggio di Tshisekedi a un qualsiasi altro candidato dell’opposizione. Ciò che potrebbe invece succedere a Bruxelles, è piuttosto la nomina di Etienne Tshisekedi come “candidato” a una presidenza di transizione, nel caso di rinvio delle prossime elezioni presidenziali.

Questo scenario permetterebbe sia a Katumbi che a Kamerhe di candidarsi in seguito, quando sarà finalmente possibile organizzare le elezioni presidenziali tanto attese.[11]

b. Lo svolgimento dell’incontro

L’8 giugno, inizialmente previsto alle 11h00 e poi rinviato alle 17h00, l’incontro dell’opposizione è iniziato nel tardo pomeriggio. L’obiettivo dichiarato di questo seminario è stato quello di unire le forze acquisite al cambiamento e di esigere il ritiro di Joseph Kabila al termine del suo mandato presidenziale. Etienne Tshisekedi ha pronunciato il discorso di apertura verso le 19h30, nella sala conferenze dell’hotel Martins (conosciuto anche come Castello del Lago), dove si è svolto l’incontro. Eccone alcuni estratti:

«Da noi, il popolo si aspetta delle proposte chiare circa il rispetto della Costituzione della Repubblica e l’esigenza di un’alternanza democratica.

Il 13 settembre 2015, in un messaggio indirizzato al nostro popolo, avevamo chiesto alle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento di unirsi all’UDPS per permetterci di ottenere un dialogo politico conforme all’accordo-quadro di Addis Abeba e alle successive risoluzioni, al fine di promuovere, insieme, un processo elettorale consensuale, nel rispetto della nostra Costituzione e delle scadenze elettorali in essa indicate e di ottenere il passaggio del potere in conformità con l’espressione popolare.

Restiamo convinti che il dialogo rimane la via migliore per farci uscire dalla crisi.

In particolare, nel corso dei lavori, questa Conferenza dovrà:

  1. Fomentare l’unità delle Forze politiche e sociali acquisite al cambiamento intorno a degli obiettivi comuni;
  2. Facilitare un accordo sulla partecipazione al dialogo politico con la moderazione del facilitatore internazionale appoggiato da un gruppo di rappresentanti delle seguenti organizzazioni internazionali: l’ONU, l’Unione Europea, l’Organizzazione Internazionale della Francofonia e gli Stati Uniti d’America, al fine di garantire il buon esito delle risoluzioni del dialogo politico;
  3. Garantire la corretta attuazione della risoluzione 2277 da parte di tutte le parti interessate. Infine, il sistema repubblicano che il nostro popolo ha scelto come sistema di governo è convenzionale, il che implica il rispetto dei principi e delle regole concordate. È per questo che noi diciamo ancora una volta: anche se le elezioni presidenziali e legislative non si svolgeranno entro i tempi previsti dalla Costituzione, Kabila deve lasciare il potere lo stesso».[12]

Il 9 giugno, sono ripresi i lavori dell’incontro. Per il G7, favorevole all’incontro fin dall’inizio, tra altri erano presenti Olivier Kamitatu e Christophe Lutundula. Per la Dinamica dell’opposizione, che ha finalmente accettato di prendere parte alla conferenza, erano presenti Martin Fayulu, presidente dell’Ecide e Patrick Mayombe, moderatore della piattaforma. Vital Kamerhe era assente, ma era presente il segretario generale del suo partito, l’UNC, Jean-Bertrand Ewanga che ha dichiarato di essere venuto a nome del partito. Per quanto riguarda la società civile, essa era rappresentata da Georges Kapiamba, Presidente dell’Acaj, e da alcuni membri della Lucha. L’obiettivo della giornata è stato quello di definire delle strategie comuni in vista di un’alternanza politica democratica. I lavori dell’incontro si sono conclusi in tarda serata. È stato verso l’1h05 che il relatore Jean-Claude Mwalimu ha terminato di leggere le varie risoluzioni contenute nell’Atto di impegno, di cui presentiamo alcuni estratti:

«I. Dichiariamo solennemente il nostro impegno costante per il rispetto rigoroso della Costituzione della Repubblica. È per questo che diciamo:

– No a qualsiasi idea o progetto di referendum per redigere una nuova Costituzione;

– No al dialogo convocato da Kabila il 28 novembre 2015.

  1. Esigiamo:

– l’organizzazione delle elezioni entro i tempi previsti dalla Costituzione e, in particolare, delle elezioni presidenziali prima del 19 dicembre 2016, conformemente all’art. 73 della Costituzione;

– la piena attuazione della risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sotto la moderazione del facilitatore internazionale rafforzata da un gruppo di rappresentanti delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea, dell’Unione Africana, dell’Organizzazione Internazionale della Francofonia e degli Stati Uniti d’America;

– l’esame della questione dell’organizzazione e del funzionamento della Commissione elettorale e della Corte Costituzionale;

– la convocazione, da parte della Commissione elettorale, dell’elezione del Presidente della Repubblica il 19 settembre di quest’anno, conformemente all’articolo 73 della Costituzione.

III. Prendiamo atto della fine del secondo e ultimo mandato di Joseph Kabila Kabange il 19 dicembre 2016, a mezzanotte, e aspettiamo il suo ritiro dalla Presidenza entro il 20 dicembre 2016, a mezzanotte.

  1. Ci impegniamo per l’unità delle forze di opposizione attraverso il “raggruppamento”, con l’obiettivo di guidare la lotta del popolo congolese a favore dell’alternanza e dello stato di diritto.
  2. Chiediamo:

– alla comunità internazionale, di sostenere il popolo congolese nella sua lotta per il consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto;

– al popolo congolese, di mobilitarsi per l’effettiva realizzazione di questi obiettivi e di essere pronto ad adempiere il suo dovere di difendere la Costituzione della Repubblica».

Per concretizzare gli impegni assunti, le forze politiche e sociali acquisite al cambiamento hanno deciso di istituire un meccanismo di monitoraggio, denominato “Raggruppamento dell’opposizione congolese” composto da due organi:

– Il Consiglio degli Anziani, composto da rappresentanti di ciascuna delle parti e presieduto da Etienne Tshisekedi wa Mulumba in qualità di promotore.

Il “Consiglio degli anziani” è composto da otto membri, rappresentanti di ciascuna coalizione di partito: Charles Mwando, per il G7; Patrick Mayombe, per la Dinamica dell’opposizione; Raphael Katebe Katoto, per l’Alleanza per la Repubblica (AR); Laurent Batumona, per il Fronte Popolare; Baudouin Wassa, per il G14; Freddy Kita, per la maggioranza presidenziale popolare (MPP); Georges Kapiamba, per la società civile e Kitenge Yezu, per la Convenzione repubblicana.

– Il comitato di coordinamento delle azioni, incaricato di applicare le risoluzioni della Conferenza e di coordinare le azioni che saranno intraprese per promuovere l’alternanza democratica.[13]

c. Le reazioni della Maggioranza Presidenziale

Il 10 giugno, la Maggioranza Presidenziale (MP) ha respinto le risoluzioni adottate dal “conclave” dell’opposizione organizzato in Belgio, per chiedere il ritiro del Capo dello Stato alla fine del suo mandato. «La MP rifiuta tutte le risoluzioni di questo conclave, perché costituiscono un tentativo di colpo di stato», ha detto il suo segretario generale, Aubin Minaku, Presidente anche dell’Assemblea Nazionale, durante una conferenza stampa a Kinshasa.

Il forum dell’opposizione che si è svolto a Genval, nei pressi di Bruxelles, è «un complotto contro la nazione», ha aggiunto, chiedendo ai congolesi di vigilare, per «evitare un colpo di Stato istituzionale in gestazione». La MP «denuncia e critica qualsiasi approccio insurrezionale teso a rovesciare le istituzioni democraticamente elette, violando le pertinenti disposizioni della Costituzione. Si tratta di un grave attentato contro la democrazia», ha dichiarato Aubin Minaku.

«La Repubblica sta organizzandosi per le prossime elezioni. Tutti sanno che la Commissione elettorale sta già preparando l’operazione di iscrizione degli elettori sulle liste elettorali. Tutti noi auspichiamo un processo elettorale che sia espressione di un regime democratico», ha dichiarato il segretario generale della MP senza specificare la data in cui si terranno le elezioni. Inoltre, la MP ha invitato il facilitatore Edem Kodjo a proseguire gli sforzi, in vista dell’effettiva costituzione del comitato preparatorio e dell’apertura del dialogo politico «con tutte quelle parti disposte a cercare le possibili soluzioni ai grandi problemi che minano il processo elettorale». Aubin Minaku ha poi sottolineato che il mandato di Edem Kodjo, come definito dall’Unione Africana, non contraddice in nulla la risoluzione 2277 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «A titolo di esempio, il comunicato congiunto firmato il 6 giugno ad Addis Abeba dall’UA, dall’ONU, dall’OIF e dall’UE ha fatto riferimento al mandato del facilitatore Edem Kodjo e ha chiesto a tutte le parti di partecipare a questo forum», ha fatto notare il presidente dell’Assemblea nazionale. Secondo Aubin Minaku, la MP chiede alla Commissione elettorale di proseguire e intensificare gli sforzi fatti finora, per dotare il paese di «un registro elettorale trasparente, affidabile e inclusivo». Secondo il segretario generale della MP, sul registro elettorale aggiornato dovranno comparire gli oltre dieci milioni di nuovi maggiorenni e i Congolesi della diaspora, il che permetterà di organizzare elezioni credibili, democratiche e pacifiche a tutti i livelli, dalla base fino al vertice.[14]

d. Una valutazione

Dietro i punti di accordo (nessuno dei quali è veramente nuovo) raggiunti nell’incontro di Genval appaiono anche certe divergenze all’interno dell’opposizione. Un punto trattato nel corso del conclave riguardava il dialogo. Tuttavia, la partecipazione o meno a un dialogo con Joseph Kabila rimane ancora un punto di discussione. Infatti, i due grandi assenti dal “conclave” del Belgio sono due fieri oppositori al dialogo: Vital Kamerhe, presidente dell’UNC e Eve Bazaiba, segretaria generale del MLC.

L’assenza (molto notata) di Vital Kamerhe non è dovuta solo al mero disaccordo sul dialogo. Il vero motivo della sua assenza ha un nome ben preciso: Moïse Katumbi, un possibile candidato alle prossime elezioni presidenziali e, quindi, suo diretto concorrente. Va detto che il grande incontro di Genval si è svolto all’ombra dell’ex governatore del Katanga, anch’egli assente, ma per “motivi di salute”. Tuttavia, l’entourage di Moïse Katumbi è stato molto attivo nell’organizzazione del “Conclave”. Secondo alcuni osservatori, è da varie settimane che Moïse Katumbi cercava di far capire all’UDPS di volere avvicinarsi ad Etienne Tshisekedi. Egli starebbe tentando di ottenere un “certificato di oppositore” emesso personalmente dallo stesso Tshisekedi. Un avvicinamento al “vecchio saggio” potrebbe consentirgli di ampliare la sua base elettorale, attualmente limitata agli ex dissidenti dalla maggioranza presidenziale, ora confluiti nel G7 e nell’AR (Alternanza per la Repubblica). In cambio, Etienne Tshisekedi potrebbe senza dubbio contare su Katumbi e sui suoi sostenitori, per ottenere un’ipotetica Presidenza di transizione.

Negli ambienti dell’UDPS, infatti, tutti ne parlano anche se, durante il “conclave”, nessuno si è pubblicamente espresso al riguardo. In realtà, Étienne Tshisekedi si presenta già come unico salvatore del paese, nel caso in cui le prossime elezioni presidenziali fossero rinviate ad una data ulteriore. Si tratterrebbe di una transizione che vorrebbe negoziare con il presidente della Repubblica uscente, alla presenza della comunità internazionale.

Unico problema, per ora: né Kabila, né i partner internazionali della RDC sembrano disposti ad accettare questa soluzione. Fuori onda, si deve dire che anche molti partecipanti al “conclave” dubitano della effettiva capacità fisica di Etienne Tshisekedi, 83 anni, di potere assumere una simile grande responsabilità.

In definitiva, al di là dell’apparente unione dell’opposizione, l’incontro di Genval assomiglia piuttosto a un gioco : Tshisekedi vorrebbe accedere a una presidenza di transizione, che nessuno auspica, in cambio della quale egli sosterrebbe, in seguito, la candidatura di Katumbi, ciò che un terzo uomo, Vital Kamerhe, non vuole. Ognuno ora gioca la sua parte: Thsisekedi per negoziare una transizione, Katumbi per imporsi come leader dell’opposizione e Kamerhe, per continuare a rimanere in gioco per negoziare, infine, il posto di primo ministro. Ognuno con il suo ruolo … in attesa del prossimo atto di Joseph Kabila, mai a corto di immaginazione per continuare a rimanere al potere.[15]

5. IL CASO MOÏSE KATUMBI

a. Moïse Katumbi in Europa

Il 28 maggio, Moïse Katumbi ha lasciato il Sudafrica per continuare le cure necessarie a Londra, in Europa. Il 20 maggio, era stato evacuato dalla RDC verso un ospedale del Sud Africa. Il deputato Francis Kalombo, prossimo all’ex governatore, ha dichiarato che i medici sudafricani hanno consigliato a Katumbi di proseguire le cure in Europa, dove era stato assistito in passato. L’ex governatore del Katanga è stato accusato di reclutamento di mercenari stranieri e posto sotto mandato di arresto provvisorio. Tuttavia, egli ha ottenuto l’autorizzazione del Procuratore Generale della Repubblica per farsi curare all’estero. Francis Kalombo ha fatto sapere che Katumbi non ha alcuna intenzione di sottrarsi alla giustizia.[16]

b. Le sue guardie del corpo davanti alla giustizia a Kinshasa

Il 28 maggio, George Kapiamba, un avvocato di Moïse Katumbi, ha denunciato il “trasferimento” a Kinshasa di altri quattro collaboratori di Moïse Katumbi, arrestati il 24 aprile, in occasione di un comizio di Katumbi disperso dalla polizia con gas lacrimogeni. Erano detenuti in segreto da quasi un mese. Tra loro, due agenti di polizia che «si occupavano della sicurezza di Moïse Katumbi», ha dichiarato l’avvocato, precisando che «i quattro sono: Auguy Kabamba, ex guardia dell’ex governatore; il colonnello Aaron Ngweshi, proveniente dall’unità di polizia responsabile della protezione delle personalità; un agente del governatorato, responsabile del protocollo presso l’aeroporto e un altro ufficiale di polizia».[17]

Il 29 maggio, l’Associazione Congolese per l’Accesso alla Giustizia (ACAJ) ha denunciato la detenzione “illegale” di quattro collaboratori di Moïse Katumbi. Arrestati a Lubumbashi (Haut Katanga), essi sono detenuti dai servizi segreti sin dal loro trasferimento a Kinshasa, il 25 aprile. L’ACAJ ha chiesto che siano immediatamente presentati davanti al Procuratore Generale della Repubblica. Secondo le dichiarazioni di ACAJ, questi collaboratori dell’ex governatore dell’ex Katanga che si trovano in arresto sono: Yannick Kibinda Mukeba, Franck Mwashila, Sefu Idi e Darryl Lewis (quest’ultimo è di nazionalità americana). Erano stati arrestati a Lubumbashi il 24 aprile, durante una manifestazione dell’opposizione dispersa dalla polizia.[18]

Il 30 maggio, quattro coimputati di Moïse Katumbi per attentato contro la sicurezza dello stato sono stati trasferiti davanti al Procuratore Generale della Repubblica, a Kinshasa. Questo gruppo è composto da tre Congolese e un Americano. Come Moïse Katumbi, sono accusati di mettere in pericolo la sicurezza dello Stato. I loro avvocati hanno finalmente scoperto che gli arrestati sono, in realtà, otto. Tutti con la stessa accusa.[19]

L’8 giugno, il Procuratore Generale della Repubblica ha confermato che, oltre un mese dopo il suo arresto a Lubumbashi e la sua detenzione presso le carceri dell’ANR a Kinshasa, l’americano Darryl Lewis, sospettato di essere un “mercenario” al servizio di Moïse Katumbi, sarà espulso dal territorio congolese. Darryl Lewis «è stato messo a disposizione dell’ambasciatore degli Stati Uniti nella RDC, affinché possa ritornare al suo paese», ha dichiarato in una conferenza stampa Victor Mumba, avvocato generale della Repubblica, dopo un incontro del procuratore generale con i rappresentanti diplomatici degli Stati Uniti e gli avvocati difensori di Moïse Katumbi. In mattinata, una fonte prossima alla Presidenza della Repubblica aveva confermato che «Darryl Lewis [era] stato dichiarato persona non grata nella RDC e che doveva lasciare il territorio congolese entro sera». «Il rientro al suo paese non significa che il caso sia chiuso», ha sottolineato l’avvocato generale, annunciando l’istituzione di una “commissione rogatoria internazionale».[20]

Darryl L. Lewis, 48 anni, è un ex caporale dei Marines, passato al settore della sicurezza (ha lavorato presso la famosa società Blackwater) e, recentemente, era stato assunto per la protezione privata di Moïse Katumbi. Come mai è entrato in territorio congolese, come altri sei ex militari americani e un sudafricano, tutti con la stessa missione, senza che le autorità di Kinshasa ne siano state notificate?

Arrestato il 24 aprile, a Lubumbashi, nel corso di una manifestazione pro-Katumbi e trasferito a Kinshasa, Lewis ha fornito alcune precisazioni su questo tema, nel corso di audizioni che si sono tenute in presenza di rappresentanti dell’Ambasciata degli Stati Uniti e dei suoi avvocati. Sembra che tutti fossero in possesso di visti emessi regolarmente, ai primi di febbraio, dalle ambasciate della RDCongo negli Stati Uniti e in Sud Africa, senza però che i loro dossier fossero stati inviati a Kinshasa per previa autorizzazione e senza menzione del vero motivo della loro missione. Le lettere di invito che accompagnavano le richieste dei visti erano poi state emanate da Pomba One Security, una società fornitrice di guardie di sicurezza con sede a Lubumbashi. Esse riguardavano dei cittadini afro-americani in servizio (per tre di loro, tra cui Lewis) presso il Jones International Group, una società diretta da James Logan Jones, un generale in pensione ed ex consigliere per la sicurezza di Barack Obama, ciò che avrebbe dovuto attirare l’attenzione.

L’agenzia Nazionale di Intelligence (ANR) congolese ha aperto un’inchiesta nei confronti di due diplomatici congolesi – l’uno, primo consigliere a Washington, e il secondo, primo segretario a Pretoria – presumibilmente implicati nel rilascio di questi visti. L’inchiesta concerne anche le circostanze nelle quali questi visti sono stati prolungati per tre mesi dalla Direzione Generale delle Migrazioni (DGM) dell’Haut-Katanga, attraverso una filiera in cui si nota la presenza di pastori evangelici. Con data del 4 maggio, il rapporto dell’inchiesta preliminare dell’ANR qualifica gli ex militari americani, di cui descrive in modo dettagliato i movimenti, le coordinate e il curriculum di servizio, come dei “mercenari”, ciò che è smentito dal Dipartimento di Stato e dall’entourage di Katumbi, secondo cui si tratta di semplici consulenti in materia di sicurezza privata. Tuttavia, il rapporto dell’ANR riconosce che, “in questa fase delle indagini, non è stata ritrovata alcun’arma da guerra”. Per quanto riguarda la cifra di “600 mercenari” frettolosamente avanzata da fonti governative di Kinshasa, si tratta, in realtà, del numero di cittadini Statunitensi entrati nell’ex provincia del Katanga, via l’aeroporto di Luano (Lubumbashi) tra ottobre 2015 e aprile 2016. Si tratta di 404 uomini e di 254 donne.[21]

[1] Cf Lucien Kazadi T. – La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 07.06.’16

[2] Cf Radio Okapi, 07.06.’16

[3] Cf Sonia Rolley – RFI, 07.06.’16

[4] Cf Le Potentiel – Kinshasa, 06.06.’16

[5] Cf RFI, 05.06.’16

[6] Cf Radio Okapi, 07.06.’16

[7] Le Phare – Kinshasa, 06.06.’16

[8] Cf Radio Okapi, 06.06.’16; RFI, 06.06.’16

[9] Cf Peter Tshibangu – La Prospérité – Kinshasa, 06.06.’16 http://www.laprosperiteonline.com/index.php/actualites/80-politique/3536-conclave-de-bruxelles-les-pionniers-de-l-udps-soutiennent-etienne-tshisekedi

[10] Cf Radio Okapi, 07.06.’16

[11] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 05.06.’16

[12] Cf Jeune Afrique, 08.06.’16 ; Le Potentiel – Kinshasa, 09.06.’16

 http://www.lepotentielonline.com/index.php?option=com_content&view=article&id=14712

[13] Cf Testo completo dell’acte d’engagements:

http://www.congoforum.be/upldocs/ENGAGEMENTS%20DES%20FPS%20-%20GENVAL.pdf

Testo completo del Rapport de la conférence :

http://www.congoforum.be/upldocs/RAPPORT%20DE%20LA%20CONFERENCE% pdf

Info Congo Indépendant , 10.06.’16

[14] Cf AFP – Africatime, 10.06.’16; Radio Okapi, 10 e 11.06.’16

[15] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 10.06.’16

[16] Cf Radio Okapi, 29.05.’16

[17] Cf AFP – Jeune Afrique, 30.05.’16; Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 30.05.’16

[18] Cf Cf Radio Okapi, 30.05.’16

[19] Cf RFI, 31.05.’16; Radio Okapi, 01.06.’16

[20] Cf Trésor Kibangula – Jeune Afrique, 08.06.’16

[21] Cf Jeune Afrique, 05.06.’16