Congo Attualità n. 259

INDICE:

EDITORIALE: IL NUOVO VOLTO DEI GRUPPI ARMATI

  1. GRUPPI ARMATI E INSICUREZZA
    1. Le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR)
    2. Le Forze Democratiche Alleate (ADF)
    3. I Maï-Maï
    4. Il Movimento del 23 Marzo (M23)
  2. TERZA FASE DEL PROGRAMMA DI DISARMO E REINSERIMENTO
  3. LA QUESTIONE DEI RIGUGIATI RUANDESI

EDITORIALE: IL NUOVO VOLTO DEI GRUPPI ARMATI

1. GRUPPI ARMATI E INSICUREZZA

a. Le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR)

Il 5 novembre, due civili sono stati uccisi e altri quattro sequestrati dalle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) a Buhimba, un villaggio del raggruppamento di Kisimba, nel territorio di Walikale. I rapiti sono stati rilasciati il giorno successivo dopo pagamento di un riscatto da parte dei loro parenti.

Il 7 novembre, nel villaggio di Mukeberwa, del raggruppamento di Itala (Territorio di Lubero), 3 civili sono stati sequestrati dalle FDLR.[2]

Nel sud del Territorio di Lubero (Nord Kivu), è stata creata una nuova milizia Mai-Mai denominata Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI), con lo scopo di combattere contro le FDLR. Questa milizia si trova attualmente nella località di Vusanga, nel raggruppamento di Itala, a sud ovest del territorio di Lubero. È comandata da Marungu Muliro che motiva la creazione della sua milizia per la necessità di liberare la popolazione dall’amministrazione imposta dalle FDLR nei raggruppamenti di Tama e di Itala (in territorio di Lubero) e di Ikobo (in territorio di Walikale).[3]

Il 10 novembre, le FDLR hanno attaccato la postazione dei Mai-Mai UPDI a Katundula, un villaggio della località di Mulinde, nel raggruppamento di Itala, a sud del territorio di Lubero. Due FDLR sono stati uccisi e molti altri feriti. Oltre alle case bruciate, anche due civili sono rimasti feriti. Il 12 novembre, le FDLR hanno attaccato la nuova milizia Mai-Mai UPDI a Mbiritsi, un villaggio della località di Mulinde, nel raggruppamento di Itala, territorio del sud Lubero. Le FDLR hanno condotto l’attacco contro la posizione dei Mai Mai / UPDI per vendicare i loro morti e feriti durante gli scontri del 10 novembre a Katundula, ma sono state sconfitte dall’UPDI.[4]

Il 14 novembre, le milizie Mai-Mai UPDI hanno attaccato la postazione delle FDLR a Kimaka, nel raggruppamento di Itala, a sud del territorio di Lubero. Dopo circa due ore di scontri, i Mai-Mai UPDI sono riusciti a cacciare le FDLR dalla loro posizione e a prendere il controllo su Kimaka.

Cinque combattenti FDLR sono stati uccisi e diversi altri feriti. Due i morti tra le file dei Mai-Mai UPDI.[5]

Dal 15 novembre, gli abitanti delle località di Buleusa, Kateku, Bashalingwa e Kanune (Nord Kivu) sono presi in ostaggio dalle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR). Alcuni testimoni sul posto indicano che nessuno può uscire né entrare in queste località, poiché le FDLR hanno impedito qualsiasi movimento delle popolazioni.

Secondo fonti a Buleusa, le FDLR vietano ogni raggruppamento di persone. Nemmeno è possibile mangiare insieme, se non in famiglia. Un responsabile di una scuola afferma che a Buleusa, Bushalingwa, Kateku e Kanune è vietata anche ogni comunicazione telefonica. Le FDLR hanno adottato la pena della frusta per punire ogni persona che disobbedisca a queste regole.

Secondo un’autorità locale, sentendosi minacciati dal gruppo Mai-Mai Kiyanda-Yira di Lubero, questi ribelli hutu ruandesi utilizzano queste persone come scudo umano.[6]

Il 15 e il 16 novembre, le FDLR hanno ucciso tra i 3 e i 15 civili a Mutenda, un villaggio del Raggruppamento di Munzoa, in territorio di Lubero. La maggior parte dei civili sono stati uccisi nei loro campi. Le FDLR li avrebbe sospettati di essere in collusione con i Mai-Mai Nduma Defence of Congo (NDC) di Ntabo Taberi Ceka, loro rivale. I ribelli ruandesi con l’appoggio dei Mai-Mai Pareco (di Kakule Sikuli La Fontaine) stavano riconquistando dei villaggi precedentemente sotto la loro amministrazione ma che, negli ultimi mesi, erano passati sotto il controllo della NDC.[7]

Il 17 novembre, le Forze Armate della RDCongo (FARDC) hanno ripreso il controllo sul villaggio di Kimaka, nel raggruppamento di Itala, a sud del territorio di Lubero. Questo villaggio era occupato dai Mai-Mai UPDI dal 14 novembre, che erano riusciti a cacciare le FDLR.[8]

Il 21 novembre, alcuni autorità locali di Walikale hanno riferito che, da quindici anni, undici villaggi del raggruppamento di Ikobo, nel territorio di Walikale, sono occupati e amministrati dai ribelli ruandesi delle FDLR. Essi accusano i ribelli hutu ruandesi di imporre tasse illegali alla popolazione locale, di dirimere i conflitti tra gli individui nei loro tribunali e, soprattutto, di nominare e revocare i capi tradizionali locali anche se non ne hanno la competenza giuridica. Oltre alla gestione amministrativa illegale di questo raggruppamento di Walikale, le autorità locali accusano le FDLR di praticare lo sfruttamento illegale di minerali e legname. Secondo diverse fonti locali, in mancanza di reazione da parte del governo centrale, due gruppi Mai-Mai si sono coalizzati per porre fine all’amministrazione delle FDLR nella regione. Si tratta dei Mai-Mai Kiyanda-Yira di Lubero e dei Mai-Mai NDC / Rinnovato del capo ribelle Guidon Mwisa Shirirayi di Walikale. Diverse fonti locali indicano che, da due settimane, questi due gruppi armati attaccano le FDLR della regione.[9]

Il 22 novembre, le FDLR sono state attaccate dalla milizia Nduma Defense of Congo (NDC) di Tabo Taberi Ceka a Bukumbirwa, in località di Banamulema, nel raggruppamento di Ikobo, Settore di Wanyanga. Dopo aver perso il controllo sul villaggio, esse si sono ritirate verso Buleusa, loro importante roccaforte. Inoltre, la NDC è riuscita a conquistare dalle mani delle FDLR il villaggio di Rusamambu, nel Raggruppamento di Kisimba (sempre nel Settore Wanyanga).[10]

Dal 22 novembre, circa 6.500 famiglie del raggruppamento di Ikobo, nel territorio di Walikale, hanno abbandonato le loro località, in seguito agli scontri armati tra i Mai-Mai e le FDLR. Gli sfollati hanno trovato rifugio nelle cittadine di Miriki, Luofu, Kimaka, Kirumba e Kanyabayonga, nel vicino territorio di Lubero (Nord Kivu). Nel frattempo, le FDLR stanno cercando di riprendere il controllo su questa zona attualmente occupata dai Mai-Mai NDC e dei loro alleati.[11]

Il 23 novembre, la coalizione dei Mai-Mai Nduma Defense of Congo (NDC) di Taberi Ceka e dei Mai-Mai Unione dei Patrioti per la Difesa degli Innocenti (UPDI) di Marungu ha preso d’assalto la base delle FDLR a Buleusa (a 25 km a sud-ovest di Miriki) riuscendo a sloggiarle dalla loro roccaforte.[12]

Il 24 novembre, le FDLR hanno attaccato il villaggio di Bukumbirwa, in località Banamulema del raggruppamento di Ikobo, Settore di Wanyanga, del Territorio di Walikale. Negli scontri sono morte sette persone, tra cui sei FDLR e 1 civile. La NDC occupa ancora Bukumbirwa.[13]

Il 25 novembre, in serata, le FDLR hanno incendiato i villaggi di Bukumbirwa e di Rusamambu. Le FDLR hanno approfittato dell’assenza dei Mai-Mai NDC dai due villaggi che avevano abbandonato dopo aver conquistato, per perseguire le FDLR fuggite verso la foresta.[14]

Il 26 novembre, a Buleusa, nel raggruppamento di Ikobo, Settore Wanyanga del territorio di Walikale, nuovi scontri hanno opposto la coalizione FDLR / PARECO alla coalizione Mai-Mai NDC / UPDI. Nei combattimenti sono stati uccisi 7 FDLR, 3 Mai-Mai e 1 civile e feriti tre civili.[15]

Il 27 novembre, le FDLR hanno decapitato due civili a Kyambala e altri quattro a Misinga, due villaggi situati nei raggruppamenti di Ikobo e di Kisimba, a nord del territorio di Walikale.[16]

Il 28 novembre, perseguite dai Mai-Mai UPDI, le FDLR hanno incendiato il villaggio di Buleusa, appartenente al raggruppamento di Ikobo Gruppo, nel territorio di Walikale.[17]

Le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) impongono tasse illegali agli agricoltori, in territorio di Rutshuru (Nord Kivu). Secondo diverse testimonianze, questi agricoltori pagano 40 $ per ettaro di mais prima del raccolto e 5 $ per poter accedere ai propri campi. Gli agricoltori che non hanno soldi in contanti pagano in natura dando, ciascuno, un sacchetto di mais. Il mais raccolto come tassa è venduto ai depositi alimentari di Kiseguru e Kinyandonyi. Un’autorità locale di Rutshuru spiega che un comandante delle FDLR, soprannominato “Gavana”, impone tali imposte agli agricoltori delle località di Kinyandonyi, Ngwenda e Nyabanira. Un altro aggiunge che, a Kinyandonyi, la capanna che funge da ufficio di riscossione di tali imposte illegali è stata costruita a circa 2 km di distanza da una posizione delle Forze Armate della RDCongo (FARDC). Gli agricoltori chiedono alle autorità provinciali di combattere questi ribelli ruandesi che asfissiano economicamente il popolo di Rusthuru. Le autorità amministrative di Rutshuru hanno risposto che non sono informate di questa situazione.[18]

b. Le Forze Democratiche Alleate (ADF)

L’11 novembre, nel villaggio di Kisiki, nel raggruppamento di Bambuba, nel settore di Beni-Mbau, le Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno ucciso una donna mentre usciva di casa, al mattino, per andare a lavorare nei suoi campi. Una seconda vittima è un soldato delle FARDC che viaggiava a bordo di una moto.[19]

Il 13 novembre, le ADF hanno fatto irruzione a Kokola / Kimbau, un villaggio situato a almeno 45 km a nord di Beni, sulla Nazionale 4, nel Settore di Beni-Mbau. Le ADF hanno assaltato la posizione militare di Kimbau, a pochi metri dalla N4. Dal lato delle FARDC, un militare è stato ucciso e uno ferito. Per quanto riguarda le ADF, si parla di almeno 6 morti e di diversi feriti. I combattenti ADF erano più di un centinaio, pesantemente armati e la maggior parte parla in un Swahili congolese.[20]

Il 19 novembre, verso le 4:30 del mattino, le ADF hanno attaccato la posizione delle FARDC a Atukaka, a circa 5 km dalla strada statale n. 4, ad est di Kokola, nel raggruppamento di Bambuba, nel Settore di Beni-Mbau. I combattimenti sono continuati fino alle 6:30. Sono poi ripresi verso le 11:00 quando, respinte a Atukaka, le ADF sono riapparse tra Tungudu e Opira, sulla N4, attaccando un’altra posizione delle FARDC. Tre soldati delle FARDC sono stati uccisi e altri nove feriti. Per quanto riguarda le ADF, non si dispone di alcun bilancio.[21]

Il 24 novembre, le ADF hanno attaccato la posizione delle Forze Armate della RDC (FARDC) di Mukoko, un villaggio a 3 km da Oïcha (capoluogo del Territorio di Beni), nel raggruppamento di Bambuba, nel settore di Beni-Mbau, sulla strada statale 4. Il bilancio provvisorio è di 5 morti e 4 feriti tra i civili. Tra le file dell’esercito, due soldati sono stati uccisi e uno ferito. Le FARDC sono riuscite a cacciare le ADF e a prendere il controllo sul villaggio.[22]

Il 29 novembre, nel pomeriggio, violenti scontri hanno contrapposto le FARDC e i ribelli ugandesi delle ADF a Eringeti, una cittadina situata a circa 60 chilometri a nordest della città di Beni (Nord Kivu). Secondo fonti locali, verso le ore 15.00, le ADF hanno lanciato un’offensiva contro lo Stato Maggiore del 312° battaglione della 31ª Brigata delle FARDC basato a Eringeti. Secondo fonti della sicurezza, verso le ore 17.00, le ADF occupavano una parte di Eringeti, tra cui il vice commissariato della polizia nazionale congolese (PNC) di questa località. Gli scontri sono durati più di 10 ore (fino alle 1:00 del 30 novembre). In seguito, si è osservato una relativa calma a Eringeti, dove le FARDC appoggiate dai caschi blu tanzaniani della FIB controllano la situazione, dopo aver respinto con successo l’attacco delle ADF. La popolazione di Eringeti è fuggita verso diversi villaggi del territorio di Beni e verso la località di Luna, nella Provincia Orientale.

Secondo il colonnello Felix Prosper Basse, portavoce della Missione delle Nazioni Unite nella RDCongo (Monusco), quattro militari congolesi, uno della Monusco e 12 combattenti delle ADF stati uccisi nei combattimenti, mentre 7 civili sono stati uccisi con dei machete, dalle ADF, all’ospedale di Eringeti.

Tuttavia, secondo le informazioni raccolte dal Cepadho, il bilancio provvisorio è di 30 morti, tra cui 14 ADF, 8 soldati delle FARDC, 1 militare della FIB della Monusco e 7 civili uccisi dalle ADF. Per quanto riguarda i corpi dei combattenti delle ADF, vari avrebbero un aspetto somalo. Secondo diversi testimoni presenti a Eringeti, mentre stavano combattendo o giustiziando i civili, i miliziani delle ADF gridavano in arabo “Allah Akbar” (Dio è grande), come se fossero in piena guerra santa, la “Jihad”. Per questo, è tempo che il governo congolese e la comunità internazionale comincino ad agire con urgenza per fermare un possibile Jihadismo emergente in questa parte del paese.[23]

c. I Maï-Maï

Il 16 novembre, la Società civile del Sud Kivu ha denunciato l’occupazione di varie località del territorio di Kalehe, nel Sud Kivu, da parte di varie fazioni di gruppi armati che impediscono la vita normale dei cittadini. Nel raggruppamento di Kalima, a Bunyakiri, i Raïa Mutomboki di Hamakombo commettono furti sulla popolazione, impongono tasse illegali e arrestano i civili che si oppongono alle loro disposizioni. Nel Mubugu, il gruppo armato denominato Raïa Mutomboki Butachibera semina il terrore estorcendo beni di proprietà dei privati. Nel Buloho, un certo “Mweke” si è autoproclamato amministratore di tale entità, grazie al suo gruppo armato. Inoltre, a Katasomwa, i miliziani Nyatura esigono che i commercianti paghino una tassa per potere operare a Rhana. La società civile locale attribuisce questo forte attivismo dei gruppi armati nella regione all’insufficienza dei reggimenti delle FARDC. Secondo fonti locali, per garantire la sicurezza nei vari raggruppamenti di Kalehe c’è un solo reggimento.[24]

Il 24 novembre, fonti della società civile di Bunyakiri hanno rivelato che, nel Sud Kivu, dei gruppi armati stanno cercando di riorganizzarsi, principalmente nel territorio di Kalehe e di Shabunda, per attaccare le posizioni delle Forze Armate della RDCongo (FARDC). Secondo le stesse fonti, i capi di cinque gruppi Raïa Mutomboki si sarebbero riuniti il ​​21 novembre a Nyambembe (Shabunda), per affinare il loro piano. Un’altra simile riunione dei combattenti della milizia Nyatura, alleata con le FDLR, si sarebbe tenuta lo stesso giorno a Kalehe. Lo scopo di queste riunioni sarebbe stato quello di costituirsi in un gruppo armato più omogeneo e dinamico, capace di affrontare militarmente le FARDC. Secondo la società civile di Bunyakiri, l’iniziativa ha ottenuto l’adesione di una decina di movimenti armati attivi nella zona. La società civile di Shabunda e di Kalehe ha affermato che sono soprattutto le zone minerarie ad essere oggetto di interesse da parte dei gruppi armati e dei loro alleati.[25]

d. Il Movimento del 23 Marzo (M23)

Il 18 novembre, i ministri della Difesa della Conferenza Internazionale sulla Regione dei Grandi Laghi africani (CIRGL) hanno indicato che il processo di rimpatrio dei restanti ex combattenti dell’ex-M23 fuggiti in Uganda dovrà iniziare il 1° dicembre prossimo e concludersi entro il 15 dicembre 2015. Hanno lanciato questo ultimatum a conclusione del loro incontro a Kinshasa. L’incontro è stato organizzato al fine di mettere in atto le decisioni prese dai Capi di Stato della CIRGL a Luanda (Angola), in maggio scorso, circa il rimpatrio degli ex combattenti M23 fuggiti in Uganda. I ministri della Difesa dei Paesi della CIRGL hanno chiesto alla comunità internazionale di prendere in considerazione le necessarie sanzioni nei confronti dei responsabili degli ex combattenti M23 che ostacolino il processo.

In maggio, i Capi di Stato dei Paesi della CIRGL avevano accordato tre mesi per completare il processo di rimpatrio degli ex combattenti M23. Ma questo rimpatrio, che sarebbe dovuto terminare nel mese di agosto scorso, non è ancora stato realizzato. Il governo congolese e gli ex ribelli M23 si accusano vicendevolmente di non rispettare le dichiarazioni di Nairobi.[26]

2. TERZA FASE DEL PROGRAMMA DI DISARMO E REINSERIMENTO

Il 24 ottobre, circa 600 ex combattenti provenienti da gruppi armati e raggruppati presso il centro di transito della base militare di Kamina hanno organizzato una protesta contro le cattive condizioni di vita e di alloggio cui sono sottomessi in questo centro da circa due anni.

Per esprimere il loro malcontento, questi ex combattenti hanno organizzato una marcia dalla base militare di Kamina fino al centro città, a 35 km di distanza. Una protesta che ha seminato il panico tra la popolazione. I commercianti locali si sono affrettati a chiudere negozi, mercati e magazzini. Secondo alcune fonti, era da tre giorni che questi ex combattenti avevano cominciato a protestare e le autorità militari non sono riuscite a controllare la situazione diventata sempre più grave. Altre fonti indicano che in un loro memorandum che tentano di consegnare alla Monusco e alle autorità militari, questi ex combattenti richiedono un miglioramento delle loro condizioni di vita e di alloggio in questo campo di transito. Vogliono anche che le autorità militari accelerino il processo della loro integrazione nell’esercito nazionale.[27]

Il 25 ottobre, il ministro della Difesa, Crispin Atama, ha invitato i seicento ex combattenti a rientrare alla base di Kamina. In visita a Kamina, nell’Alto Lomami, Crispin Atama ha promesso agli ex combattenti dei gruppi armati di accelerare il processo di smobilitazione. Egli ha loro garantito che, entro tre mesi, impareranno diversi mestieri che faciliteranno il loro reinserimento nella società. Gli ex combattenti hanno temporaneamente installato il loro quartier generale nella località di Lukulwe, a circa 8 km dalla base militare di Kamina. I manifestanti hanno finalmente accettato di rientrare alla base militare.[28]

Il 25 novembre, la terza fase del programma nazionale di smobilitazione, disarmo e reintegrazione (DDR) degli ex combattenti è stata inaugurata ufficialmente presso la base militare di Kitona, nel Kongo-centrale. Gli ex combattenti provenienti dai gruppi armati e raggruppati in questa base militare impareranno dei mestieri. Riceveranno corsi di falegnameria, costruzione edile, meccanica e agricoltura. Questi corsi di formazione saranno coordinati dall’Istituto Nazionale di Preparazione Professionale (INPP), dalla Caritas Congo, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dall’Unione Europea.

L’inizio di questa fase del programma DDR soddisfa gli ex combattenti. Ma vari dubitano e uno di loro afferma: «Siamo soddisfatti. Ma dubito che questo governo riesca a fare tutto ciò che ci ha appena promesso, perché è da due anni che siamo qui, al centro di Kitona, senza contare il tempo durante il quale siamo rimasti nei centri delle nostre province di origine».

Da parte sua, il vice ministro della difesa, René Nsibu, che ha presieduto la cerimonia, ha detto che, dopo il periodo di formazione, gli ex combattenti si reinseriranno nella società ritornando alla vita civile. Secondo il vice ministro, la formazione durerà da tre a sei mesi.

Questa fase del programma è stata inaugurata pochi giorni dopo le proteste degli ex-combattenti della base di Kitona. Un centinaio di loro avevano deciso di andare a Kinshasa per rivendicare i loro bonus. Arrivati a Boma, hanno trovato un posto di blocco eretto dalle Forze Armate della RDCongo (FARDC) che li hanno costretti a ritornare al centro di formazione di Kitona a bordo di camion delle stesse FARDC. Un mese prima, altri ex combattenti delle basi di Kamina e di Kotakoli avevano protestato per gli stessi motivi. Questa terza fase del programma DDR è stato lanciato il 24 novembre anche presso la base militare di Kamina, dove sono raggruppate altri ex-combattenti.[29]

3. LA QUESTIONE DEI RIGUGIATI RUANDESI

Il 16 novembre, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e la Commissione Nazionale per i Rifugiati (CNR) hanno chiesto ai rifugiati ruandesi ancora presenti nell’est della RDCongo di ritornare al loro Paese. Hanno fatto questo appello a conclusione di un seminario di formazione organizzato a Bukavu all’attenzione delle autorità del Sud Kivu e del Maniema. Secondo l’UNHCR e la CNR, le autorità di queste due province dovrebbero sensibilizzare i rifugiati su un loro ritorno volontario in Ruanda. La sensibilizzazione nei confronti dei rifugiati ruandesi è associata ad un’operazione della loro identificazione e registrazione biometrica. Secondo alcune stime, essi sarebbero più di duecentocinquanta mila. La CNR ha dichiarato di avere già rimpatriato, in collaborazione con l’UNHCR, 65.000 rifugiati ruandesi. Quelli che rimangono nella RDCongo, in particolare nell’est del Paese, non accetterebbero volentieri un rimpatrio volontario.

La CNR ha iniziato a identificarli in giugno. Ne sono stati identificati 4.000 e ciascuno ha ricevuto un certificato per rifugiati. Cifra ritenuta insufficiente dalla CNR e dall’UNHCR che invitano le autorità a intensificare la sensibilizzazione. Il coordinatore della CNR del Sus Kivu e Maniema, Gratien Mupenda, ha evocato alcune difficoltà nell’identificazione di questi rifugiati: «La prima è che i rifugiati si sono sparsi in molte zone e hanno intrecciato una certa familiarità con la popolazione locale». Il Capo ufficio dell’UNHCR a Goma ha ricordato che i rifugiati ruandesi perderanno lo statuto di rifugiati il 31 dicembre 2017.[30]

[1] Cf Christophe Rigaud – Afrikarabia, 22.11.’15; AFP –Kinshasa, 01.12.’15

[2] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 08 Novembre 2015

[3] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 08 Novembre 2015

[4] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 12 Novembre 2015

[5] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 14 Novembre 2015

[6] Cf Radio Okapi, 19 et 20.11.’15

[7] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 18 Novembre 2015

[8] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 18 Novembre 2015

[9] Cf Radio Okapi, 24.11.’15

[10] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 22 Novembre 2015

[11] Cf Radio Okapi, 26.11.’15

[12] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 23 Novembre 2015

[13] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 24 Novembre 2015

[14] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 26 Novembre 2015

[15] Cf CEPADHO – Bulletin d’information du 26 Novembre 2015

[16] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 28 Novembre 2015

[17] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 29 Novembre 2015

[18] Cf Radio Okapi, 25.11.’15

[19] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 12 Novembre 2015

[20] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 13 Novembre 2015

[21] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 19 Novembre 2015

[22] Cf CEPADHO – Bulletin d’Information du 25 Novembre 2015

[23] Cf Radio Okapi, 29 e 30.11.’15; CEPADHO – Bulletin d’Information du 30 Novembre 2015

[24] Cf Radio Okapi, 18.11.’15

[25] Cf Radio Okapi, 24.11.’15

[26] Cf Radio Okapi, 19.11.’15

[27] Cf Radio Okapi, 24.10.’15

[28] Cf Radio Okapi, 26.10.’15

[29] Cf Radio Okapi, 26.11.’15

[30] Cf Radio Okapi, 17.11.’15