I non detti del pre-dialogo MP/UDPS

Editoriale Congo Attualità n.250 – a cura della Rete Pace per il Congo

Nei mesi scorsi, il Presidente Joseph Kabila aveva proposto l’organizzazione di un dialogo politico a livello nazionale, per favorire un clima politico propizio allo svolgimento delle prossime elezioni.

Vari partiti dell’opposizione, tra cui l’Unione per la Nazione Congolese (UNC) e il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC), hanno deciso di non aderire a tale iniziativa, considerandola come una strategia della Maggioranza Presidenziale (MP), per ottenere un consenso nazionale circa un terzo mandato presidenziale a favore di Joseph Kabila o, almeno, il rinvio delle prossime elezioni presidenziali, al fine di mantenere Kabila al potere il più a lungo possibile.

Curiosamente, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), che non ha mai riconosciuto i risultati elettorali del 2011 e che, quindi, non ha mai riconosciuto Joseph Kabila come Presidente, ha accettato la proposta.

Il fallimento di un pre-dialogo

Le due delegazioni, dell’UDPS e della MP, si sono incontrate a Roma (Italia) dall’11 al 17 agosto e a Ibiza (Spagna) il 9 settembre.

Secondo Joseph Mukendi wa Mulumba, membro della delegazione dell’UDPS, nei due incontri sono apparsi diversi punti di convergenza tra le due parti, in particolare sulla necessità di rivedere il calendario elettorale, di sottomettere il database elettorale ad un controllo da parte di terzi, di iscrivere i nuovi maggiorenni sulle liste degli elettori, di liberare i prigionieri politici e di opinione, di riaprire i media dell’opposizione, di rispettare i diritti umani, di ricostruire lo stato di diritto, ecc.

La principale divergenza è apparsa, secondo quanto da egli riferito, quando gli emissari di Joseph Kabila hanno proposto a quelli dell’UDPS la partecipazione del loro partito a un governo di ampia unità nazionale, data l’impossibilità tecnica, materiale e finanziaria, per la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni), di mettere in atto il calendario elettorale globale così come previsto.

È a questo punto che i delegati dell’UDPS hanno chiesto la sospensione dei lavori.

È così che, il 13 settembre, in una dichiarazione firmata dallo stesso Etienne Tshisekedi, presidente del partito e “Presidente eletto della RDCongo”, l’UDPS dichiara di “avere preso atto del fallimento dei colloqui di Roma (Italia) e d’Ibiza (Spagna) e di “avere chiesto ai suoi delegati di ritirarsi immediatamente dal tavolo dei negoziati”. Ma, curiosamente, il documento tace sulle ragioni di questa inversione di marcia dell’UDPS che aveva sostenuto, contro ogni previsione, che l’unica soluzione alla crisi politica congolese consisteva nel negoziare con la maggioranza presidenziale.

In questo documento, l’UDPS si limita ad affermare di temere di vedere andare in fumo tutti “i risultati dei suoi lunghi anni di lotta per il cambiamento democratico” e non accenna minimamente, almeno in forma esplicita, alla proposta fatta dalla MP, circa una sua partecipazione ad un governo di unità nazionale o di transizione.

Le vere motivazioni di un dialogo politico nazionale e la sua inutilità

– Il merito degli incontri tra l’UDPS e la MP sta nell’avere contribuito a fare piena luce sul verio obiettivo che la MP si è prefissato, mediante il cosiddetto dialogo politico nazionale in preparazione: ritardare il più possibile l’organizzazione delle elezioni presidenziali del 2016.

Secondo vari osservatori, l’obiettivo del rinvio delle elezioni presidenziali sarebbe quello di potere legittimare un periodo di transizione che, guidata sempre dallo stesso Kabila, possa legalmente mettere fine ai suoi due mandati presidenziali autorizzati dalla Costituzione e permettergli, in seguito, di ripresentarsi come candidato alle elezioni presidenziali che saranno organizzate a conclusione del periodo di transizione.

– Poco chiari, invece, rimangono gli obiettivi dell’UDPS nella sua partecipazione a tale dialogo.

Secondo la dichiarazione del 13 settembre, «l’obiettivo dei colloqui era quello di cercare la soluzione di alcuni problemi legati all’organizzazione di un dialogo tra esponenti politici congolesi, da tenersi a Kinshasa con la facilitazione della comunità internazionale, per preparare, per la prima volta nella storia del nostro Paese, un’alternanza politica e gettare le basi per uno Stato di diritto e di democrazia».

Tuttavia, alcune fonti indicano che l’UDPS non sarebbe stato affatto contrario alla proposta fattagli dalla MP per far parte di un eventuale governo di unità nazionale o di transizione. Infatti, la storia insegna che, in Congo e altrove, tutti i negoziati politici tra il Potere e l’opposizione hanno sempre dato “nascita” a simili governi.

Inoltre, questo dato sembrerebbe confermato anche dall’insistenza, da parte dell’UDPS, sulla soluzione della crisi di legittimità ai vertici dello Stato, sorta in seguito alle elezioni caotiche del 2011, anche se la Road Map dell’UDPS, pubblicata il 14 febbraio 2015 in vista di un dialogo politico, non fa alcun riferimento né ad un governo di unità nazionale, né a una nuova transizione, né al prolungamento del mandato presidenziale di Joseph Kabila.

Secondo alcuni analisti, sarebbe stato il rifiuto, da parte delle altre forze politiche di opposizione a partecipare al dialogo, che avrebbe frenato le “ambizioni” politiche dell’UDPS nei confronti della proposta offerta dal campo presidenziale. Vedendosi criticata dall’opinione pubblica e isolata dagli altri partiti, l’UDPS si sarebbe visto costretto a rinunciare ad una sua possibile partecipazione ad un governo di ampia unità nazionale o di transizione.

Un’altra ipotesi è che l’UDPS si sarebbe ritirato dal pre-dialogo, perché non sarebbe riuscito ad ottenere i ministeri cui mirava. In questo caso, le trattative UDPS / MP potrebbero riprendere nel momento in cui apparissero dei segni di una possibile intesa.

Nel caso in cui questa ipotesi si avverasse fondata, essa dimostrerebbe che il dialogo preconizzato non sarebbe altro che una macabra messa in scena di giochi di potere, cui bisognerebbe ad ogni costo evitare di partecipare.

Il vero problema e la soluzione

Il fallimento di questi incontri tra l’UDPS e la MP hanno confermato anche l’inopportunità e l’inutilità di un dialogo politico nazionale organizzato in parallelo e al margine delle istituzioni esistenti. È il Parlamento il luogo ideale dove le diverse tendenze politiche si parlano, per cercare e trovare insieme le soluzioni adeguate ai problemi politici, economici e sociali del Paese. Lo indica anche la stessa derivazione etimologia della parola “Parlamento”, che deriva dal verbo “parlare”.

Il vero problema è che il Parlamento, il Governo e la stessa Commissione elettorale sono diventati la cassa di risonanza della Maggioranza Presidenziale.

La soluzione a questo problema è a lungo termine e sta nell’anteporre i valori della Costituzione, le aspirazioni e gli interessi del popolo congolese agli interessi personali, finanziari o politici dei singoli individui o dei partiti politici.

Nel frattempo, la Società Civile dovrebbe incrementare la pressione sul ceto politico, per poter ottenere lo svolgimento delle principali elezioni entro i limiti prescritti dalla Costituzione, al fine di poter eleggere, nella misura del possibile, nuovi animatori della vita politica del Paese.