Congo Attualità n.235

INDICE

EDITORIALE: Un calendario elettorale completo “costituzionale ma non consensuale, irrealistico e incoerente”

  1. UNA LUNGA SERIE D’ARRESTI IN SEGUITO ALLE MANIFESTAZIONI DEL 19, 20 E 21 GENNAIO

  2. UN’ANALISI CRITICA DELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE

  3. IN ATTESA DELLA PUBBLICAZIONE D’UN CALENDARIO ELETTORALE COMPLETO

  4. LA PUBBLICAZIONE DEL CALENDARIO ELETTORALE COMPLETO

 

1. UNA LUNGA SERIE D’ARRESTI IN SEGUITO ALLE MANIFESTAZIONI DEL 19, 20 E 21 GENNAIO

Una lunga serie di arresti e la ripresa di vecchi processi: molte sono le voci che denunciano il tentativo di soffocare la voce dell’opposizione.

Il capo della missione delle Nazioni Unite (Monusco), Martin Kobler, ha dichiarato che «la Monusco è stata informata degli arresti di attivisti dell’opposizione e di altre organizzazioni per la difesa dei diritti umani», e ha invitato il governo congolese a rispettare lo “Stato di diritto”, rimettendo alla giustizia gli arrestati o rilasciandoli se innocenti. L’ONG Human Rights Watch aveva già denunciato un’ondata di “arresti arbitrari” condotti contro i leader dell’opposizione, “in un chiaro tentativo di ridurli al silenzio“. A metà gennaio, prima dell’esplosione della rabbia popolare, una piattaforma di ONG congolesi per la difesa dei diritti umani aveva già denunciato “gli arresti arbitrari, le detenzioni illegali, gli impedimenti alla libertà di espressione e di opinione e gli ostacoli al diritto di manifestare” perpetrati contro l’opposizione. «Le intimidazioni, gli arresti arbitrari, gli omicidi, i processi farsa … Tutto questo manifesta la paura del potere che, ormai indebolito, deve ricorrere a tutte queste strategie», ha detto Fidel Bafilemba, ricercatore per la ONG Enough Project.[1]

Il 28 gennaio, la Corte Suprema di Giustizia (CSJ) ha deciso di avviare il processo sul caso Wivine Moleka, deputata del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD),  partito al governo, contro Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), un partito di opposizione. Nel 2011, Vital Kamerhe aveva denunciato una lunga serie di brogli elettorali citando, come esempio, il caso della deputata. In dicembre 2013, entrambe le parti avevano concluso un accordo all’amichevole, avendo Wivine Moleka rinunciato a qualsiasi azione legale. Ma sulla base di una richiesta di rinvio a giudizio della cassazione da parte del Procuratore Generale della Repubblica, come voluto dall’ex ministro della Giustizia, secondo quanto detto da un avvocato di Kamerhe, la Corte Suprema ha deciso di iniziare il processo, in prima ed ultima istanza, contro il presidente dell’UNC. Da parte sua, il partito di Kamerhe ha qualificato la nuova procedura di accanimento politico, per ottenere la condanna di Vital Kamerhe ed evitare che si presenti come candidato alle prossime elezioni presidenziali.[2]

Il 29 gennaio, in una dichiarazione rilasciata a Kinshasa, l’opposizione ha minacciato di organizzare nuove manifestazioni nel caso in cui Vital Kamerhe fosse arrestato. Inoltre, ha chiesto la liberazione di Diomi Ndongala, di JB Ewanga, di JC Muyambo, di Vano Kiboko, di Christopher Ngoyi, degli altri attivisti dei partiti politici, dei membri della società civile e degli studenti arrestati a Kinshasa e sul resto del paese, a causa della loro partecipazione alle ultime manifestazioni contro la revisione della legge elettorale.[3]

Il 2 febbraio, in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Repubblica Joseph Kabila e riguardante le manifestazioni del 19, 20 e 21 gennaio 2015, 666 organizzazioni affiliate alla Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) hanno chiesto «giustizia e riparazione per tutte le vittime delle gravi violazioni dei diritti umani commesse in quei giorni e l’apertura di procedure giudiziarie e di misure disciplinari contro i presunti colpevoli». Esse hanno anche chiesto la liberazione dei diversi membri dell’opposizione e della società civile arrestati in seguito alle proteste. Le ONG firmatarie hanno infine «condannato l’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza congolesi che ha causato la morte di decine di persone».[4]

Il 5 febbraio, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il portavoce del governo, Lambert Mende, ha affermato che Christopher Ngoyi Mutamba, difensore dei diritti umani, è stato arrestato per “una serie di reati“, tra cui incendio doloso, saccheggio e incitamento all’odio razziale, commessi in particolare contro le persone di razza cinese. Lambert Mende ha assicurato che i suoi avvocati possono incontrarlo e che la sua famiglia sa dove si trova: «non penso che le associazioni per i diritti umani abbiano dei diritti speciali per esigere di esserne informate. No. Solo la sua famiglia e gli avvocati hanno il diritto di essere informati».

Dopo l’arresto di alcuni leader dell’opposizione e di membri della società civile per ridurli al silenzio, le ONG per i diritti umani avevano denunciato una “manipolazione della giustizia per fini politici”.
Da parte sua, il governo si è difeso, parlando di false accuse per fare pressione sulla giustizia.
Facendo riferimento alle recenti proteste popolari contro il voto della legge elettorale in Parlamento, il portavoce del governo ha dato un bilancio di 27 persone uccise, di cui 23 a Kinshasa e 4 a Goma.
Lambert Mende ha dichiarato che la polizia ha arrestato quasi 500 persone, di cui 130, studenti, sono state rilasciate, 12 sono state ferite e ricoverate in ospedale e 49 minori messi a disposizione del tribunale minorile.[5]

Il 10 febbraio, l’attivista per i diritti umani Christopher Ngoyi, arrestato il 21 gennaio durante le proteste contro la legge elettorale a Kinshasa, è stato presentato al Ministro dell’Interno e della sicurezza, Evariste Boshab. La polizia giudiziaria che l’ha presentato, lo ha accusato di essere autore o co-autore dei disordini registrati durante le manifestazioni contro la legge elettorale. Essa ha annunciato il trasferimento di Christopher Ngoyi davanti al procuratore generale. Egli è accusato di dieci capi d’imputazione: incendio doloso, distruzione dolosa, propagazione di false informazioni, propaganda sovversiva, istigazione alla disobbedienza civile, incitamento alla violenza, incitamento all’odio razziale, incitazione dei militari a commettere atti contrari al loro dovere o alla disciplina, associazione a delinquere, cospirazione e tentativo di strage, devastazione e saccheggio e attentato alla sicurezza interna dello Stato.[6]

2. UN’ANALISI CRITICA DELLA NUOVA LEGGE ELETTORALE

In un’analisi critica della legge elettorale, come modificata dalla commissione mista deputati – senatori in gennaio 2015, l’avvocato Jean-Marie Kabengel Ilunga osserva che rimangono delle zone d’ombra, dal momento che la distribuzione dei seggi in parlamento secondo le circoscrizioni rimane soggetta al numero degli abitanti anziché al numero degli elettori e, quindi, al censimento e all’identificazione della popolazione. Egli ritiene che rimanga ancora il rischio di uno slittamento delle elezioni, nonostante la soppressione del paragrafo 3 dell’articolo 8 della legge da parte delle due Camere.

Ad esempio, secondo l’articolo 115 – paragrafo 2 – punti 1, 2 e 4 relativo alle elezioni dei deputati nazionali,
1. «Ogni circoscrizione ha diritto al numero di deputati che risulti dalle seguenti operazioni:

Un quoziente elettorale viene calcolato dividendo il numero totale degli abitanti della RDCongo per il numero totale dei seggi (500) dell’Assemblea Nazionale;

  1. Il numero dei seggi riservati ad ogni provincia si ottiene dividendo il numero totale degli abitanti di questa provincia per il quoziente elettorale;
  2. il numero dei seggi riservati ad ogni circoscrizione si ottiene dividendo il numero totale degli abitanti di quella circoscrizione per lo stesso quoziente elettorale».

Tuttavia, secondo lo stesso articolo 115 della Legge n 06/006 del 9 marzo 2006, come modificato dalla legge n 11/003 del 25 giugno 2011,

«Ogni circoscrizione ha diritto al numero di deputati che risulti dalle seguenti operazioni:

  1. un quoziente elettorale viene calcolato dividendo il numero totale degli elettori iscritti della RDCongo per il numero totale dei seggi (500) dell’Assemblea Nazionale;
  2. il numero dei seggi riservati ad ogni provincia si ottiene dividendo il numero degli elettori iscritti in quella provincia per il quoziente elettorale;
  3. il numero dei seggi riservati ad ogni circoscrizione è calcolato dividendo il numero totale degli elettori iscritti in quella circoscrizione per lo stesso quoziente elettorale».

Come ci si può rendere conto, si è sostituito il “numero degli elettori iscritti” con il “numero degli abitanti”. Ora, il numero degli abitanti può essere ottenuto solo attraverso il censimento e l’identificazione della popolazione.

Si constata la stessa problematica anche a proposito delle elezioni dei deputati provinciali. Secondo l’articolo 145 – paragrafo 3 della legge di gennaio 2015, «il numero dei seggi per ogni Assemblea Provinciale … è calcolato in proporzione al numero degli abitanti della provincia» e, secondo l’articolo 146 – paragrafo 1 – punti 1 e 2 della legge, «ogni circoscrizione elettorale ha diritto ad un numero di deputati pari al risultato delle seguenti operazioni:

  1. un quoziente elettorale per provincia viene calcolato dividendo il numero totale degli abitanti della provincia per il numero dei seggi dell’Assemblea Provinciale;
  2. Il numero dei seggi di ogni circoscrizione si ottiene dividendo il numero totale degli abitanti della circoscrizione per il numero dei seggi dell’Assemblea Provinciale».

Inoltre, il comma 2 di tale disposizione prevede che «le disposizioni del presente articolo si applicano, mutatis mutandis, anche alle elezione dei consiglieri dei settori e dei raggruppamenti».

Tuttavia, l’articolo 146 della legge del 9 marzo 2006, non modificato nel 2011, faceva riferimento invece al “numero degli elettori iscritti”.

Anche negli articoli 192 – comma 1 e 208 – comma 1 della legge del mese di gennaio 2015, relativi rispettivamente alle elezioni dei consiglieri dei municipi e dei raggruppamenti, il numero degli elettori iscritti è stato ancora sostituito dal numero degli abitanti.

Infine, l’articolo 237 ter comma 2 della stessa legge prevede che «le disposizioni degli articoli 145, paragrafo 3, 146, 192 comma 1 e 208 comma 1 non si applicheranno alle elezioni dei cicli elettorali del 2006 e del 2011 non ancora organizzate», il che significa che le elezioni locali, comunali, urbane e provinciali dovranno essere organizzate prima di quelle legislative e presidenziali. L’organizzazione delle elezioni arretrate potrà necessitare almeno due anni. Di conseguenza, si può prevedere uno slittamento delle altre elezioni.

In conclusione, anche se il paragrafo 3 dell’articolo 8 è stato omesso, il rischio di uno slittamento delle elezioni non è del tutto escluso, perché se la Commissione Elettorale mantenesse l’accoppiamento delle elezioni presidenziali e legislative, come nel 2006 e 2011, essa dovrebbe organizzare queste ultime sulla base dei risultati del censimento e dell’identificazione della popolazione in quanto, secondo l’articolo 115 della legge elettorale, la ripartizione dei seggi alla Camera dei deputati è in funzione del numero degli abitanti di ogni circoscrizione elettorale.

In queste condizioni, nel caso in cui le elezioni presidenziali fossero disgiunte da quelle legislative e un nuovo Presidente della Repubblica venisse eletto nel 2016, egli però sarebbe tenuto a governare con l’attuale maggioranza parlamentare. Quindi, a conti fatti, anche eliminando il paragrafo 3 dell’articolo 8 ma conservando, in altre disposizioni della legge stessa, lo spirito e la lettera di tale disposizione soppressa, il legislatore ha, ancora una volta, ingannato il popolo congolese. È il caso degli articoli 115, 145 comma 1, 146, 192, 208 e 237 ter.[7]

3. IN ATTESA DELLA PUBBLICAZIONE D’UN CALENDARIO ELETTORALE COMPLETO

Il 27 gennaio, due giorni dopo il voto sulla controversa legge elettorale che ha causato violente manifestazioni a Kinshasa, l’opposizione congolese ha chiesto la pubblicazione di un calendario elettorale completo. «Chiediamo alla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) […] di pubblicare, senza alcun indugio, un calendario elettorale completo e consensuale, nel rigoroso rispetto delle scadenze previste nel 2016 dalla costituzione», si legge nel comunicato emesso da una cinquantina di partiti di opposizione e associazioni congolesi. Tra i cinquanta firmatari, Samy Badibanga, capogruppo parlamentare dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale  (UDPS), primo partito di opposizione e Vital Kamerhe, presidente dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC), terzo partito di opposizione.[8]

Secondo Christophe Lutundula, deputato nazionale della maggioranza, «la priorità dovrebbe essere data alle elezioni dei deputati provinciali, in modo che possano eleggere i governatori delle province e i senatori nazionali, i cui mandati sono già scaduti nel 2012». Come promemoria, l’ex ministro delle Finanze, Matata Ponyo, già nel dicembre 2011 aveva annunciato che il governo del primo ministro Muzito aveva previsto il finanziamento per l’organizzazione delle elezioni provinciali e senatoriali nel 2012.[9]

Il 3 febbraio, in una conferenza stampa presso la sede della Conferenza Episcopale Francese, il Presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Nazionale della Repubblica Democratica del Congo (CENCO), Mons. Fridolin Ambongo, ha commentato i recenti avvenimenti di Kinshasa.

In primo luogo, ha affermato che, «dal 1990, il vento della democrazia era stato ostacolato nella maggior parte dei Paesi africani. Ora soffia di nuovo, ma molti leader non l’hanno ancora capito. Ora viene dal basso, dalla società, non dall’alto, come nel discorso di La Baule del 1989». «Il popolo congolese comincia a farsi sentire», ha avvertito il vescovo Fridolin Ambongo. «Aveva la fama di essere debole, passivo e rassegnato. Ora sta alzando la testa. Osa esprimersi. Si tratta di un cambiamento fondamentale cui ne seguiranno molti altri. Secondo noi, si tratta di un cambiamento irreversibile».
«Il punto di partenza è stato la volontà del presidente di rimanere al potere oltre quanto permesso dalla Legge fondamentale», ha spiegato. «Il potere ha utilizzato due modi. In primo luogo ha voluto modificare la Legge fondamentale per eliminare il limite dei due mandati autorizzati nell’articolo 220 della Costituzione. Ha cercato di ottenere questa modifica attraverso il Parlamento, ma non vi è riuscito. Ci fu una levata di scudi da parte della società civile e, in particolare, dalla Chiesa cattolica».

«Allora ha deciso di giocare un’altra carta», ha detto il presidente della Commissione Giustizia e Pace. «Voleva condizionare il calendario elettorale – in particolare le elezioni legislative e presidenziali del 2016 – all’organizzazione di un censimento generale della popolazione, il primo dopo tre decenni. Ma gli statistici affermano che ci sarebbero voluti quattro o cinque anni, a causa della mancanza di adeguate infrastrutture. Ciò sarebbe equivalso a un nuovo e terzo mandato presidenziale completo a favore dell’attuale Presidente».

«Questo fatto ha provocato delle manifestazioni contro il potere che ha reagito con violenza. Come pastori, l’abbiamo considerato intollerabile. Come può un Governo ricorrere alle armi per uccidere dei manifestanti che chiedono più democrazia? Nello stesso tempo, ci siamo meravigliati della capacità di resistenza della popolazione», ha insistito Mons. Fridolin Ambongo. «L’opposizione, che spesso era stata derisa e disprezzata, è stata capace di organizzare la protesta. E il popolo ha dimostrato il suo coraggio quando ha osato partecipare alla manifestazione nonostante l’interdizione proveniente dall’autorità. Di fronte a questa resistenza, il potere ha dovuto fare marcia indietro. L’Assemblea Nazionale dei deputati ha dovuto ritirare il contestato paragrafo 3 dell’articolo 8 del disegno di legge».

«Che farà ora il potere?», si è chiesto il vescovo. «Nonostante le sconfitte, non si è ancora arreso. Sono due le indicazioni che dimostrano la sua determinazione a volere mantenersi sulla sedia. In primo luogo, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) non ha ancora pubblicato il calendario elettorale dei prossimi due anni. In secondo luogo, noi della Conferenza episcopale ci siamo incontrati più volte con il presidente Kabila e gli abbiamo chiesto se, nel 2016, si ritirerà o no. Egli non ha mai chiarito la sua posizione. È evidente che sta ancora cercando un modo che gli permetta di prolungare il suo mandato presidenziale». «La posta in gioco non è la persona di Kabila, ma il rispetto per la legge fondamentale del nostro paese, secondo cui, in Congo, non è possibile oltrepassare due mandati presidenziali consecutivi. Il Presidente Kabila è alla fine del suo secondo e ultimo mandato presidenziale. In conformità con la Costituzione, non può più ricandidarsi», ha precisato mons. Fridolin Ambongo, in un’intervista dopo la conferenza stampa.

Membro della piattaforma “Giriamo pagina” per un’alternanza democratica in Africa, Mons Ambongo si è recato, con altri esponenti religiosi, a Berlino, Parigi e Bruxelles, per una missione di sensibilizzazione a favore delle sfide di un’alternanza politica in Africa.

A questo proposito, l’abbé Leonard Santedi, sacerdote di Kinshasa presente anche lui a Parigi, ha insistito: «La lotta per l’alternanza democratica deve essere sostenuta a tutti i costi. Vogliamo che le potenze occidentali sostengano e accompagnino questa nuova situazione in Africa. Abbiamo bisogno di parole forti nei confronti di quei dirigenti tentati di aggrapparsi al potere».[10]

Il 4 febbraio, il capo della Monusco, Martin Kobler, ha dichiarato che la comunità internazionale sta ancora aspettando con impazienza la pubblicazione di un calendario elettorale globale che comprenda anche le elezioni legislative e presidenziali del 2016, condizione posta dalla Comunità Internazionale per contribuire al finanziamento del processo elettorale. Per ora, la CENI ha pubblicato solo il calendario delle elezioni urbane, locali e comunali previste nel 2015.[11]

Il 9 febbraio, nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, l’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione dei Grandi Laghi e nella RDC, Russ Feingold, ha dichiarato che «il passaggio del potere deve avvenire in modo pacifico e democratico, attraverso l’organizzazione di elezioni credibili e trasparenti» e ha ribadito la richiesta della pubblicazione di un calendario elettorale completo che dovrebbe includere anche lo svolgimento delle elezioni presidenziali: «Speriamo che il calendario elettorale completo includa un chiaro impegno per organizzare le elezioni presidenziali prima della fine del 2016, come richiesto dalla Costituzione. Per quanto riguarda l’organizzazione delle elezioni locali previste nel 2015, essa è della responsabilità del popolo e del governo congolese, a condizione che tali elezioni non siano utilizzate per ritardare quelle previste dalla Costituzione», ha egli affermato, aggiungendo: «Noi [gli Stati Uniti] siamo contrari al fatto che si modifichino le costituzioni per favorire i dirigenti già al potere. Siamo pure contrari al fatto che si cambino le leggi elettorali per mantenere un Capo di Stato al potere». L’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione dei Grandi Laghi ha riferito che la mancanza di fondi non dovrà essere una scusa per non organizzare le elezioni. «Bisogna evitare che questo argomento sia utilizzato per fare in modo che le elezioni non si svolgano entro i tempi previsti», ha sottolineato il diplomatico statunitense. Sul finanziamento delle prossime elezioni congolesi, egli ha rivelato che il suo paese ha già erogato 20 milioni dollari.[12]

4. LA PUBBLICAZIONE DEL CALENDARIO ELETTORALE COMPLETO

Il 12 febbraio, il Capo dello Stato Joseph Kabila ha promulgato la nuova legge elettorale approvata il 25 gennaio in Parlamento.[13]

Il 12 febbraio, la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni) ha pubblicato il tanto atteso “calendario elettorale globale”.

Le elezioni presidenziali e legislative si terranno il 27 novembre 2016.

L’annuncio dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali si terrà il 7 dicembre 2016. I risultati finali saranno annunciati il 17 dicembre 2016. Il nuovo Capo dello Stato presterà giuramento il 20 dicembre 2016. I risultati finali delle elezioni legislative saranno pubblicati il 27 gennaio 2017.

Le elezioni provinciali, comunali, urbane e locali si terranno il 25 ottobre 2015. I risultati saranno annunciati il 10 dicembre.

I senatori saranno eletti il 17 Gennaio 2016, mentre le elezioni dei governatori e vice-governatori si terranno il 31 gennaio 2016.

Il relatore della Ceni, Jean-Pierre Kalamba, ha assicurato che il «il calendario elettorale è fattibile, a condizione che si sblocchino i fondi necessari al momento giusto». Tuttavia, Kalamba ha avvertito che l’organizzazione di tutte le elezioni dipenderà da una serie di “vincoli” la cui responsabilità incombe essenzialmente sul governo. Per le elezioni presidenziali e legislative, egli ha citato l’attuazione del piano di erogazione dei fondi necessari, l’approvazione della legge sulla suddivisione delle circoscrizioni elettorali per la ripartizione dei seggi dei deputati nazionali e l’aggiornamento della lista dei partiti politici registrati.

Poco prima della pubblicazione del calendario elettorale generale, il presidente della Ceni, l’abbé Malumalu, aveva dichiarato che, per l’organizzazione dell’insieme di queste elezioni, sarà necessario 1.145.408.680 di dollari e che la Ceni ha già concordato con il governo un piano di erogazione dei fondi necessari per il finanziamento di queste elezioni.

Le date principali:

25 ottobre 2015: Elezioni provinciali, comunali, urbane e locali

10 dicembre 2015: pubblicazione dei risultati delle elezioni provinciali, comunali, urbane e locali

17 gennaio 2016: Elezioni dei senatori

31 gennaio 2016: Elezioni dei governatori e vice-governatori

27 novembre 2016: Elezioni presidenziali e legislative

  7 dicembre 2016: Annuncio dei risultati intermedi delle elezioni presidenziali

17 dicembre 2016: Pubblicazione dei risultati finali delle elezioni presidenziali

20 dicembre 2016: Giuramento del Presidente eletto

27 gennaio 2017: Pubblicazione dei risultati definitivi delle elezioni legislative.[14]

La nuova legge elettorale approvata il 25 gennaio e promulgata il 12 febbraio, lega potenzialmente l’organizzazione delle prossime elezioni legislative ai risultati di un censimento generale della popolazione. Poiché queste elezioni si terranno nello stesso giorno delle elezioni presidenziali, alcuni giuristi o membri dell’opposizione temono che tale disposizione possa essere utilizzata per ritardare l’organizzazione delle “elezioni presidenziali”.[15]

Una difficoltà evocata dalla CENI riguarda l’adozione e la promulgazione del progetto di “legge sulla distribuzione dei seggi alla Camera dei deputati nazionali secondo le varie circoscrizioni elettorali. Questa legge richiederebbe una nuova suddivisione delle circoscrizioni elettorali sulla base del numero degli abitanti e non del numero degli elettori iscritti. Secondo il calendario elettorale completo, la CENI prevede la votazione e l’adozione di questa legge tra il 13 aprile e il 2 maggio 2016. Tuttavia, questa legge dipende in gran parte dall’organizzazione di un censimento generale della popolazione che, nella nuova legge elettorale, è un prerequisito per l’organizzazione delle elezioni legislative. Essendo queste accoppiate alle elezioni presidenziali, ci sarà sicuramente un problema nel caso in cui si accumulasse un ritardo nell’organizzazione delle legislative. Per evitare questo problema, in una recente intervista concessa a Jeune Afrique,  il presidente della Ceni, l’abbé Malumalu, aveva ricordato di avere già raccomandato di ritornare alla suddivisione delle circoscrizioni elettorali sulla base del numero degli elettori iscritti o di disgiungere le elezioni presidenziali da quelle legislative: «Già sin dall’inizio, senza mezzi termini e con chiarezza, la CENI aveva attirato l’attenzione dei responsabili politici su questo tema. Non possono dire di non sapere. Spetta a loro di ritornare indietro o no, ritornare cioè alla suddivisione delle circoscrizioni elettorali sulla base del numero degli elettori, come esisteva prima, e non sulla base di un nuovo censimento. Se non si accetta di dissociarle dalle legislative, anche le elezioni presidenziali rischieranno, a loro volta, di essere coinvolte nello stesso problema».[16]

Il 15 febbraio, dopo due giorni di colloqui a Kinshasa, l’opposizione congolese ha qualificato il calendario elettorale globale pubblicato dalla Ceni di “non consensuale, irrealistico e incoerente”. Tuttavia, affermando di non bocciare “totalmente” questo calendario, essa promette di portare il proprio contributo alla Ceni, per renderlo più realistico e fattibile.

L’opposizione ritiene che la CENI, benché detenga il potere legale di fissare il calendario elettorale, avrebbe però dovuto consultare gli esponenti politici e della società civile, al fine di ottenere un minimo di consenso.

Essa ha inoltre preso atto dell’elevato numero di vincoli esterni ed interni elencati dalla CENI e propone che si trovi una soluzione urgente a quegli aspetti problematici riportati nel calendario elettorale. L’opposizione si è detta preoccupata per i tempi ristretti del calendario che potrebbero causare un ritardo nell’organizzazione delle varie elezioni e, quindi, uno slittamento del’intero calendario elettorale. Pertanto, essa propone di definire le priorità: rimandare le elezioni locali, che non sono mai state organizzate e concentrarsi sulle provinciali, legislative e, soprattutto, presidenziali. L’opposizione, però, si è detta soddisfatta perché, per quanto riguarda le elezioni presidenziali, il calendario elettorale pubblicato dalla CENI rispetta la Costituzione.[17]

«Ho molti dubbi circa il realismo di questo calendario elettorale», ha affermato un membro dell’opposizione, secondo cui, con un calendario elettorale così denso, da prevedere lo svolgimento di ben sette elezioni in meno di due anni, «sarebbe sufficiente non rispettare una sola tappa, per cadere nella trappola di un inevitabile slittamento di tutte le tappe elettorali successive».

Deputato del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), secondo partito dell’opposizione all’Assemblea nazionale, Fidèle Balala, ha dichiarato di temere che, «iniziando con le elezioni locali, il governo potrà poi dire che non ci saranno più soldi per organizzare le legislative e le presidenziali».
Parlando sotto anonimato, un ministro va oltre, affermando che «il calendario elettorale previsto dalla CENI […] non è sostenibile … Il finanziamento richiesto dalla CENI è di circa 1,1 miliardi di dollari, ma il Governo ha un budget annuale di soli circa 9 miliardi di dollari. Quindi, anche con l’aiuto della comunità internazionale, è quasi impossibile trovare tutte le risorse economiche necessarie».[18]

Il Senatore Jacques Djoli ha dichiarato di non credere che la Ceni possa organizzare buone elezioni in un tempo così ridotto. Ha affermato che, senza l’insieme degli strumenti giuridici e con delle condizionalità di ordine politico e tempistico, questo calendario è più politico che tecnico e crea molte incertezze sulla sua attuazione. Jacques Djoli teme per la fattibilità delle prossime elezioni, dal momento che la Ceni ha affermato di non avere ancora ottenuto la lista delle entità decentralizzate o circoscrizioni, che passeranno da 169 circoscrizioni nel 2011 a più di 1.300 1.500 nel 2015. Circa le elezioni locali, comunali e urbane, l’ex vice presidente della Ceni ha detto che «nessuno contesta la loro importanza, ma è la loro sovrapposizione con altre elezioni che può perturbare il calendario elettorale», aggiungendo che, «se si vuole avere delle buone elezioni in un periodo di tempo così limitato, sarebbe meglio rinviare le elezioni locali, comunali e urbane a quando si possa disporre di tutti i testi legislativi relativi alla decentralizzazione».

Per il presidente del gruppo parlamentare del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), Ramazani Shadari, non è più questione di rinviare le elezioni locali dopo le elezioni presidenziali e legislative perché, secondo lui, è possibile organizzare tutte le elezioni. «Abbiamo a disposizione due anni per organizzare le elezioni. Già si stanno cercando qua e là le risorse necessarie. Tutti hanno chiesto un calendario elettorale globale. Ora c’è. Cosa stiamo ancora cercando? Noi Deputati saremo pronti a fare la nostra parte. Nel mese di maggio, avrete tutte le leggi annesse circa la distribuzione dei seggi ai diversi livelli». Il PPRD sembra già lanciato nella corsa verso le elezioni. Tra due settimane, un suo congresso servirà per nominare i candidati per i diversi livelli delle future elezioni.[19]

Il deputato dell’opposizione e presidente di Envol, Delly Sessanga, ha fatto notare che, nell’elaborazione del calendario elettorale globale, la Ceni non ha cercato il consenso e chiede un dialogo per trovarlo. Tra i temi oggetto di consenso, il deputato cita esattamente le condizionalità evocate dalla stessa CENI in occasione della pubblicazione del calendario elettorale. Secondo il presidente di Envol, «questi vincoli sarebbero potuti essere discussi a monte, nel quadro di una programmazione generale che avrebbe consentito alla CENI di pubblicare un calendario elettorale completo senza condizioni. Invece, la Ceni ha pubblicato un calendario completo con molte condizioni».

Da parte sua, invece, Luzanga Shamandevu, uno dei portavoce della maggioranza presidenziale, ha dichiarato che il dialogo non è più opportuno, in quanto il calendario elettorale globale è già stato pubblicato. Luzanga Shamandevu sospetta l’opposizione di voler organizzare lunghe discussioni politiche finalizzate a condividere il potere: «Non lo dicono chiaramente. Ma l’opposizione ha ancora intenzione di iniziare delle discussioni come quelle di Sun City, in vista della spartizione del potere prima di andare alle elezioni. Questo è ciò che dicono». Secondo il portavoce della maggioranza, il vero problema in questo momento non è il dialogo, ma il finanziamento del processo elettorale.[20]

Il 15 febbraio, in un documento diffuso a Kinshasa, il Gruppo di Lavoro sulle Elezioni (GTE) ha proposto di cercare un consenso politico sul calendario elettorale completo pubblicato il 12 febbraio dalla CENI. In tale documento, il GTE ha raccomandato un dialogo politico tra le varie parti implicate nel processo elettorale e ha proposto che questo incontro possa discutere sul finanziamento delle elezioni, il cronogramma del processo elettorale e il tempo limite per il completamento delle quattro scadenze elettorali. Secondo il GTE, il preventivo economico per le  elezioni, di oltre un miliardo di dollari, dovrà essere ridimensionato alla realtà congolese. Circa il cronogramma, il documento vo nota una mancanza di garanzia a proposito dello svolgimento delle elezioni presidenziali e legislative fissate per il 27 novembre 2016. Secondo il documento, la CENI dovrebbe fornire garanzie supplementari sulla tenuta di tali elezioni entro la data fissata. Il GTE ritiene il periodo di 24 mesi “oggettivamente irrealistico per potere organizzare le cinque scadenze elettorali“.[21]

[1] Cf AFP – Africatime, 29.01.’15

[2] Cf Radio Okapi, 28.01.’15; La Voix de l’Amérique – Africatime, 29.01.’15

[3] Cf Julie Muadi – La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 30.01.’15

[4] Cf AFP – Africatime, 02.02.’15

[5] Cf Radio Okapi, 05.02.’15

[6] Cf Radio Okapi, 10.02.’15

[7] Cf La Tempête des Tropiques – Kinshasa, 11.02.’15  http://7sur7.cd/new/2016-le-risque-de-glissement-persiste/

[8] Cf AFP – Africatime, 27.01.’15

[9] Cf Jay Faustin Kumwaf – Le Potentiel – Kinshasa, 29.01.’15

[10] Cf Jean-Christophe Ploquin – La Croix, 09.02.’15; AFP – Africatime, 04.02.’15

[11] Cf Radio Okapi, 05.02.’15

[12] Cf Radio Okapi, 09.02.’15; AFP – Africatime, 09.02.’15; La Voix de l’Amérique, 09.02.’15

[13] Cf Radio Okapi, 12.02.’15

[14] Cf Radio Okapi, 12.02.’14; Habibou Bangre – AFP – Africatime, 12.02.’15

[15] Cf Habibou Bangre – AFP – Africatime, 12.02.’15; Belga – Le Vif, 13.02.’15

[16] Cf AFP – Jeune Afrique, 13.02.’15

[17] Cf Radio Okapi, 15.02.’15; RFI, 14.02.’15

[18] Cf Habibou Bangre – AFP – Africatime, 12.02.’15; Belga – Le Vif, 13.02.’15

[19] Cf Radio Okapi, 14.02.’15; RFI, 14.02.’15

[20] Cf Radio Okapi, 15.02.’15

[21] Cf Radio Okapi, 16.02.’15