OPERAZIONI MILITARI E AZIONI NON MILITARI

Editoriale Congo Attualità n. 230– a cura della Rete Pace per il Congo

Operazioni militari

 Probabilmente presto inizierà una nuova operazione militare nell’est della RDCongo, ufficialmente per sconfiggere definitivamente i ribelli hutu ruandesi delle FDLR. L’operazione, ovviamente, genererà nuovi drammi individuali e collettivi di cui la popolazione della RDCongo avrebbe ben voluto fare a meno. Poche sono le voci che osano dire che, oggi, qualsiasi operazione militare contro le FDLR non è né necessaria né portatrice di soluzioni durevoli al problema della loro presenza nella RDCongo. In realtà, le autorità di Kinshasa e della Monusco inizieranno questa operazione per “conformarsi” alle pressioni del presidente ruandese, Paul Kagame, che ha minacciato di mandare di nuovo le sue truppe nell’est della RDCongo, secondo quanto affermato, il 24 dicembre scorso, dalla Ministra degli Esteri ruandese, Louise Mushikiwabo, nel corso di una conferenza stampa a Kigali: «Vedendo la mancanza di buona volontà nell’iniziare le operazioni militari contro le FDLR, ora sappiamo che non possiamo che contare solo su noi stessi».

Non si deve perdere di vista una serie di questioni relative alla problematica delle FDLR:

  1. Le FDLR non sono un esercito classico. In realtà, si parla piuttosto di gruppi di famiglie hutu, in quanto i combattenti delle FDLR vivono con le loro rispettive famiglie. Al primo sparo, si è quasi certi di uccidere o di ferire una donna, un bambino o un malato, … (obiettivi non militari).
  2. Il numero dei combattenti delle FDLR è significativamente diminuito nel corso degli ultimi vent’anni: 30.000-40.000 nel 2001, 6.500 nel 2009 e circa 1.200-1.500 attualmente, il che significa che le FDLR non rappresentano più una seria minaccia per il regime di Kigali.
  3. Le ultime operazioni militari, Umoja Wetu, Kimia II e Amani Leo, intraprese per neutralizzare le FDLR, si sono tutte concluse con un fallimento. Tali operazioni non solo non sono riuscite a neutralizzare le FDLR, lasciando intatte le loro strutture di comando, ma sono state anche l’occasione per favorire l’entrata di militari ruandesi in territorio congolese, per sterminare le popolazioni hutu (ruandesi e congolesi) e per rilanciare, con la complicità di Kinshasa, le filiere del contrabbando dei minerali che il Ruanda e l’Uganda avevano creato durante la lunga occupazione dell’est della RDCongo (1998-2003). Queste operazioni hanno dimostrato le difficoltà che ci sono per sconfiggere dei combattenti che conoscono perfettamente il terreno, che evitano gli scontri diretti, ritirandosi verso zone sempre più interne e difficili da raggiungere da parte delle truppe impegnate nelle operazioni.

Azioni non militari

Non vi è alcuna soluzione magica per affrontare la problematica della neutralizzazione delle FDLR. Tuttavia, l’esperienza passata dimostra che le operazioni militari hanno un enorme costo umano. Si dovrebbe pertanto prendere in considerazione la possibilità di opzioni non militari che possano convincere o costringere, secondo i casi, le FDLR a deporre le armi. Le operazioni militari in corso di preparazione dovrebbero essere concepite e pianificate in funzione dell’attuazione di tali opzioni non militari. Due Ong, Enough Project e Social Science Research Council (SSRC), ne citano alcune:

Sul versante ruandese:

– Esigere che il Ruanda cessi di considerare i membri delle FDLR, nel loro insieme, come autori del genocidio ruandese del 1994. Infatti, molti di essi fuggirono dal Ruanda quando erano ancora bambini e sono cresciuti nella RDCongo. Altri sono addirittura nati dopo il genocidio e nella RDCongo. Ne deriva che tutti quelli che hanno un’età inferiore ai 35 anni non possono, materialmente, aver commesso crimini di genocidio in Ruanda e che, quindi, non possono essere perseguiti dalla giustizia per crimini di genocidio.

– Chiedere che, nei confronti dei membri delle FDLR, il governo ruandese si limiti ad accuse individuali, ufficiali, pubbliche e basate su inchieste trasparenti, indipendenti e approfondite. Finora, il governo ruandese ha accusato molti dirigenti delle FDLR per crimini di genocidio, ma mai ha formulato un’accusa ufficiale. Nel 2005, avrebbe redatto una lista di persone sospettate di atti di genocidio commessi in Ruanda, ma non l’ha mai resa pubblica. Secondo alcune stime, solo il 10 per cento del comando superiore sarebbe colpevole di genocidio.

– Far pressione sul Ruanda affinché offra garanzie credibili sulla sicurezza dei membri delle FDLR smobilitati e rimpatriati. In questo senso, il Governo ruandese dovrebbe impegnarsi a migliorare il suo programma di smobilitazione e di reinserimento sociale includendovi, per i combattenti delle FDLR non ricercati dalla giustizia, delle garanzie supplementari di non essere, al loro ritorno in Ruanda, né arrestati, né uccisi, né rinviati nella RDCongo per essere reintegrati in un’altra milizia.

Degli osservatori internazionali dovrebbero monitorare l’attuazione di tali garanzie di sicurezza. Un’altra opzione potrebbe essere che i combattenti delle FDLR che rientrano in Ruanda e che non sono accusati, ricevano la protezione del personale delle Nazioni Unite.

Sul versante congolese:

– Promuovere incontri tecnici con le FDLR per implicarle, per quanto possibile, nella ricerca di soluzioni condivise.

– Impedire alle FDLR l’accesso alle loro fonti di finanziamento, come il commercio illegale dei minerali e del carbone. Per questo, occorrerebbe che la polizia della RDCongo e della Monusco intensificassero la sorveglianza delle vie d’accesso ai siti minerari e al Parco Nazionale dei Virunga.

– Sanzionare i membri dell’esercito congolese che collaborano con le FDLR, fornendo loro armi, munizioni, divise militari e informazioni militari, in cambio di minerali (oro e cassiterite) e di carbone.

– Sanzionare, mediante la sospensione dei permessi di attività, i commercianti locali che collaborano con le FDLR nel contrabbando delle risorse naturali.

– Impedire il reclutamento, da parte delle FDLR, di nuove leve tra i rifugiati hutu ruandesi che si sono integrati nelle comunità locali o nei campi per gli sfollati interni. A questo proposito, sarebbe necessario creare dei campi di accoglienza per i rifugiati, situati lontano dalla frontiera con il Ruanda e sorvegliati dalle forze della Monusco.

– Prendere in considerazione la situazione di quei membri delle FDLR che, pur non essendo ricercati dalla giustizia, non vogliono ritornare in Ruanda perché si sono effettivamente inseriti nella realtà locale congolese. Infatti, alcuni combattenti ruandesi delle FDLR hanno sposato donne congolesi e hanno figli nati nella RDCongo. Per questo gruppo, si potrebbe pensare ad una soluzione alternativa che consenta loro di essere legalmente inseriti, caso per caso, nella vita sociale congolese. A questo gruppo potrebbero appartenere solo soldati di rango inferiore e sottufficiali.

– Prendere in considerazione la situazione di quei membri delle FDLR che, pur non essendo ricercati dalla giustizia, non vogliono ritornare in Ruanda per motivi oggettivi relativi alla loro sicurezza. Essi potrebbero essere trasferiti in Paesi terzi disposti ad accoglierli. Tale misura riguarderebbe soprattutto gli ufficiali superiori delle FDLR.

– Creare, all’interno del sistema giudiziario congolese, dei tribunali specializzati misti, con la partecipazione temporanea di personale internazionale, che si occupino dei crimini contro l’umanità e delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle FDLR in territorio congolese.