Congo Attualità n.232

INDICE

EDITORIALE: APPROVATO IL PROGETTO DI REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

  1. IL RITORNO DI MOÏSE KATUMBI A LUBUMBASHI

  2. VERSO LA REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

  3. L’apertura di una sessione parlamentare straordinaria

  4. Il governo ha consegnato un progetto di legge elettorale all’Assemblea Nazionale

  5. Inizio dell’esame del progetto di legge in seduta plenaria

  6. L’Assemblea Nazionale approva il progetto di legge

  7. APPROVATA LA LEGGE SUI LIMITI DELLE NUOVE PROVINCE

  8. INTIMIDAZIONI E ARRESTI ARBITRARI: DERIVE TOTALITARIE

1. IL RITORNO DI MOÏSE KATUMBI A LUBUMBASHI

 

Il 23 dicembre, il governatore del Katanga, Moïse Katumbi, è rientrato a Lubumbashi, accolto da un bagno di folla, dopo un’assenza di due mesi all’estero per cure mediche. Il suo partito, il Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), cui appartiene anche il presidente Joseph Kabila, lo sospetta di volere presentarsi come candidato per le prossime elezioni presidenziali. Di fronte a tutti i sospetti e accuse di cui è oggetto, Moïse Katumbi è stato molto conciliante: «Non provochiamo nessuno. È Dio che è nostro padre. Preghiamo anche per i nostri nemici. Pregate per coloro che non ci amano. Pregate per loro, affinché  Dio benedica il nostro Paese», ha detto rivolgendosi alla folla accorsa per accoglierlo. Una frase un po’ ambigua che Moïse Katumbi ha pronunciato è quella in cui ha fatto riferimento a una partita di calcio con due rigori ingiusti, cui potrebbe seguire un terzo che porterebbe il pubblico a invadere il campo. Faceva forse riferimento ai primi due mandati del presidente Kabila e a una possibile rivolta popolare nel caso in cui Kabila si presentasse come candidato per un suo eventuale terzo mandato? È molto probabile, visto che ai cittadini accorsi ad accoglierlo ha anche detto: «Con l’accoglienza che oggi mi avete riservato, avete dimostrato al mondo che siete capaci di fare meglio del Burkina Faso», riferendosi agli eventi che, a Ouagadougou nel mese di ottobre, avevano portano alla caduta del presidente del Burkina Faso, Blaise Compaore. Tuttavia, Moïsè Katumbi non ha specificato il suo pensiero, lasciando che gli abitanti di Lubumbashi interpretino queste misteriose parole.[1]

Il 7 gennaio, il portavoce del PPRD ha annunciato,  senza alcuna ambiguità e in un servizio televisivo, che il governatore del Katanga era stato dimesso dalle sue funzioni all’interno del partito. Lusanga Tchalandevu ha annunciato ai giornalisti che Moïse Katumbi non era più Presidente federale del PPRD nel Katanga. Ma il giorno successivo si è assistito ad una marcia indietro.

I dirigenti del PPRD hanno dichiarato che non è stata ancora presa alcuna decisione ufficiale.[2]

Il 9 gennaio, il governo di Kinshasa ha espresso un chiaro avvertimento al governatore del Katanga, Moïse Katumbi, le cui recenti dichiarazioni sono state viste come un affronto al presidente Joseph Kabila. Moïse Katumbi, governatore del Katanga dal 2006, «è il rappresentante del Capo dello Stato. Se vuole rimanere governatore, non deve oltrepassare certi limiti», ha detto il portavoce del governo, Lambert Mende, in una conferenza stampa a Kinshasa. Il 5 gennaio, un collaboratore del presidente Kabila aveva già accusato Katumbi di essersi “dissociato dalla maggioranza presidenziale” con la sua condotta, in occasione del suo ritorno a Lubumbashi, il 23 dicembre. Membro del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) di Kabila, Katumbi appare sempre più come candidato favorito nelle prossime elezioni presidenziali del 2016.[3]

 

2. VERSO LA REVISIONE DELLA LEGGE ELETTORALE

 

a. L’apertura di una sessione parlamentare straordinaria

Il 27 dicembre, a Kinshasa, si è aperta una sessione speciale del Parlamento. Il presidente del Comitato Centrale dell’Assemblea Nazionale, Aubin Minaku, ha assicurato che, «in questa sessione, non si discuterà né di revisione costituzionale, né di qualsiasi manipolazione della legge elettorale in vista di una revisione costituzionale o di un prolungamento dei nostri vari mandati». Egli ha pure affermato che il Comitato centrale  della Camera dei Deputati non aveva ancora ricevuto alcun testo sulla legge elettorale che fosse pronto per essere presentato in plenaria perché, poco prima della chiusura dell’ultima sessione parlamentare, il deputato Delly Sessanga aveva ritirato la sua proposta di modifica della legge elettorale. Il presidente dell’Assemblea nazionale ha aggiunto che il governo avrebbe quindi presentato un suo progetto di legge sull’organizzazione delle elezioni e che il Comitato dell’Assemblea informerebbe l’Aula non appena il governo l’avesse presentato.

In effetti, l’ordine del giorno della sessione straordinaria pubblicato sul sito dell’Assemblea nazionale prevede l’esame della proposta o del progetto di legge che modifica ed integra la legge n. 006/006 del 9 marzo 2006, come modificata dalla legge n O11 / 003 del 25 giugno 2011, relativa all’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, comunali e locali.
Secondo Aubin Minaku, si tratterà di «migliorare rapidamente il quadro elettorale, in modo che la Ceni possa organizzare rapidamente le future elezioni, soprattutto le elezioni locali».

Ma l’opposizione teme che la maggioranza approfitti dell’esame di un progetto di miglioramento della legge elettorale per eliminare le disposizioni legali che impediscono al presidente Joseph Kabila di presentarsi, nel 2016, per un terzo mandato presidenziale. La deputata Eva Bazaiba Masudi, Segretario Generale del Movimento di Liberazione del Congo (MLC), ha affermato di temere che «una revisione della legge elettorale in vigore porti verso uno slittamento del calendario elettorale per andare oltre il tempo limite previsto per le elezioni presidenziali del 2016. È per questo che l’opposizione non parteciperà a qualsiasi plenaria che abbia per oggetto la revisione della legge elettorale in vigore perché, per il momento, non pone alcun problema, tranne per coloro che hanno un’agenda nascosta».

A questo proposito, la Maggioranza Presidenziale (MP) denuncia un processo alle intenzioni. Un progetto di revisione della legge elettorale servirà per migliorare il processo elettorale, ha affermato Sebastien Luzanga Shamandevu, segretario nazionale e portavoce della MP: «Tutto questo non è che la prova di un processo alle intenzioni che l’opposizione sta orchestrando nei confronti della maggioranza. Non parliamo che della legge elettorale. Non stiamo parlando di una revisione della Costituzione. Nessuno ne parla. Occorre una legge elettorale per consentire alla Commissione Elettorale di organizzare delle elezioni credibili, affinché tutti ne accettino i risultati».

Questa sessione parlamentare straordinaria si chiuderà il 26 gennaio 2015.[4]

Da parte della maggioranza si ritiene che, tenuto conto dei problemi registrati nel corso delle elezioni del mese di novembre 2011, sia opportuno rivedere alcune disposizioni della legge elettorale in vigore. Alcuni deputati della maggioranza di governo ritengono necessario modificare la legge elettorale per evitare il ripetersi dei problemi registrati nelle elezioni del novembre 2011. Uno di loro, Henry Thomas Lokondo, ha parlato della necessità di avere una legge elettorale impersonale che, da un lato, dovrebbe risolvere tutte le questioni relative ai brogli elettorali e, dall’altro, dovrebbe rafforzare il ruolo dei testimoni elettorali: «Occorre risolvere alcune questioni, per esempio, quella del centro di compilazione dei risultati elettorali. Non è possibile che un candidato che, nel seggio elettorale, ottiene cento voti, nel centro di compilazione dei risultati si aggiunga uno zero e ne ottenga mille. Queste sono le cose che si devono corregge rafforzando il ruolo dei testimoni elettorali».

L’opposizione parlamentare, invece, si oppone a qualsiasi presa in considerazione di qualsiasi disegno di legge che emani dal governo e che tenti di cambiare la legge elettorale in vigore. Martin Fayulu, deputato dell’opposizione, ha dichiarato che, in questo momento, è inopportuno discutere su una nuova legge elettorale. Egli stima che le regole del gioco non possono essere cambiate durante la partita: «la partita è iniziata il 28 novembre 2011 con precise regole di gioco espresse nella legge sull’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, provinciali, urbane, municipali e locali, promulgata il 25 giugno 2011. E ora si dice che è necessario cambiare le regole del gioco. No! L’opposizione non si presenterà in aula, non possiamo andare a discutere su una legge che già esiste».[5]

Il presidente dell’UNC, Vital Kamerhe, ha chiesto che la Commissione elettorale pubblichi un calendario elettorale globale e, contemporaneamente, ha denunciato l’annuncio dell’organizzazione di un censimento generale della popolazione come un tentativo di manipolazione da parte del Governo: «Abbiamo chiesto la pubblicazione di un calendario elettorale completo, perché le elezioni devono terminare con elezioni presidenziali nel 2016, data della fine del secondo e ultimo mandato del presidente Kabila. In secondo luogo, non vogliamo che si possa condizionare l’organizzazione delle prossime elezioni ai risultati di un censimento. Secondo noi, occorre invece verificare e correggere le liste elettorali di cui già dispone la Commissione Elettorale. Il censimento è un’invenzione della maggioranza presidenziale per posporre le elezioni. Non è realistico, né accettabile».

Augustin Kabuya, portavoce dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), il maggior partito dell’opposizione, ha aggiunto che, «come si è resa conto che la comunità internazionale non vuole più sentir parlare di revisione costituzionale, ora la maggioranza inventa altre strategie per oltrepassare il limite del 2016, al fine di permettere a Kabila di rimanere al potere anche dopo la fine del suo mandato».[6]

b. Il governo consegna un progetto di revisione della legge elettorale all’Assemblea Nazionale

Il 5 gennaio, il vice primo ministro e ministro dell’interno, Evariste Boshab, ha inviato all’Assemblea Nazionale un disegno di legge che modifica l’attuale legge elettorale. Secondo lui, questo testo si propone di modificare l’organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative, senatoriali, provinciali, comunali e locali, al fine di correggere alcune imperfezioni. In sessione straordinaria fino al 26 gennaio, il Parlamento dovrà rapidamente esaminare e approvare il testo, la cui promulgazione da parte del Capo dello Stato permetterà la pubblicazione del calendario elettorale completo richiesto dalla comunità internazionale, per un eventuale finanziamento estero delle future elezioni. Le elezioni locali sono già state annunciate per il 2015. Dovranno seguire le elezioni dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori delle province. Le elezioni presidenziali e legislative sono previste per la fine del 2016. Il disegno di legge apporta alcune modifiche alla legge elettorale vigente. Se adottato, i deputati provinciali continueranno ad essere eletti a suffragio universale diretto, come previsto dalla Costituzione. Precedentemente, il governo aveva insistito sulla necessità di modificare la Costituzione su questo punto, sostenendo che l’organizzazione di elezioni a suffragio diretto sarebbe stata troppo costosa. L’esecutivo sembra, in tal modo, rinunciare al suo progetto di revisione della Costituzione annunciato nel mese di giugno scorso, ma mai reso pubblico.[7]

Il 7 gennaio, in un discorso di auguri per l’anno 2015, Vital Kamerhe, presidente dell’UNC, ha affermato che i deputati provinciali, i governatori delle province e i senatori sono senza mandato e senza legittimità, in quanto eletti nel 2006 per un mandato di cinque anni. Vital Kamerhe stima, quindi, che è necessario programmare rapidamente le elezioni provinciali, unico modo, secondo lui, per porre fine alla crisi di legittimità che caratterizza le assemblee provinciali, il Senato e i governi provinciali. A proposito del nuovo progetto di legge elettorale in discussione al Parlamento, Kamerhe lo considera come un tentativo della Maggioranza per manipolare la legge elettorale, al fine di condurre il Paese verso uno slittamento del calendario elettorale e invita i parlamentari a fare in modo che l’Ufficio Nazionale per l’Identificazione della Popolazione (ONIP) non interferisca con il processo elettorale.[8]

L’8 gennaio, riuniti in conclave a Palais du Peuple, a Kinshasa, i membri dell’opposizione hanno detto “no” alla presa in considerazione del disegno di legge che modifica l’attuale legge elettorale, punto principale all’ordine del giorno della sessione parlamentare speciale in corso. Secondo loro, l’unico scopo della legge presentata dal governo è quello di “confiscare il potere” attraverso il prolungamento del mandato del capo dello Stato Joseph Kabila che, secondo la costituzione, nel 2016 non può più candidarsi per un terzo mandato. L’articolo 8 del disegno di legge stabilisce, in effetti, che «le liste definitive degli elettori devono essere aggiornate tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione». Secondo questi parlamentari, quando il potere propone di «fare le elezioni dopo una serie di operazioni che dipendono da dati demografici aggiornati, ciò significa che occorre aspettare fino a quando l’Ufficio Nazionale d’Identificazione della Popolazione (ONIP) abbia terminato il suo lavoro.

Un membro dell’opposizione, Delly Sessanga, ha affermato che, «in realtà, questa legge ha un solo obiettivo: quello di prolungare il mandato del Presidente della Repubblica e dei deputati nazionali, subordinando, come pensano di fare, l’organizzazione delle elezioni al censimento dell’ONIP. Per questo, si è eliminato il riferimento all’operazione di identificazione e di iscrizione degli elettori da parte della Commissione elettorale» e ha aggiunto: «Abbiamo quindi deciso di respingere la prospettiva di sottomettere al dibattito parlamentare, in questa fase del calendario politico, il progetto di legge sulla revisione dell’attuale legge elettorale. Abbiamo anche deciso di boicottare tutte le sessioni parlamentari che saranno dedicate a questa questione».[9]

Il 9 gennaio, il governo congolese ha confermato le elezioni del 2015, ma ha lasciato trapelare il dubbio circa la possibilità di organizzare le elezioni presidenziali nel 2016.

Il portavoce del governo, Lambert Mende, in una conferenza stampa a Kinshasa, ha dichiarato che «per il 2015, le elezioni si svolgeranno normalmente. Per il 2016 […] prima delle elezioni presidenziali e legislative, occorrerà procedere ad un’operazione d’identificazione della popolazione». Lambert Mende ha affermato che è fondamentale conoscere prima il numero esatto degli elettori congolesi, per potere procedere ad un’equa distribuzione dei seggi nell’Assemblea Nazionale dei deputati. Ha quindi precisato che «le elezioni legislative e presidenziali del 2016 sono condizionate, soprattutto le legislative, all’operazione d’identificazione della popolazione, altrimenti si rischia di assegnare quattro seggi parlamentari a un’entità territoriale che ha solo 200.000 abitanti e due a un’altra che ne ha 500.000». Mende faceva riferimento al censimento generale della popolazione che dovrebbe iniziare nel 2015.

Tuttavia, Mende ha dichiarato alla stampa che il governo intende abbinare le elezioni locali di quest’anno e quelle dei deputati provinciali. Lambert Mende ha dichiarato che, se approvata, «la nuova legge elettorale che “tiene conto dei cambiamenti demografici e dell’identificazione della popolazione”, non si applicherà agli “arretrati elettorali”», cioè a quelle elezioni che non sono ancora state effettuate, a causa della crisi politica nata dalla rielezione contestata, nel 2011, di Kabila. Gli arretrati elettorali di cui Mende parla sono le elezioni locali, le elezioni dirette dei deputati provinciali e le elezioni indirette dei senatori nazionali e dei governatori delle province. Il portavoce del governo ha assicurato che «le elezioni che si terranno nel 2015 non sono interessate dal censimento amministrativo o dall’operazione d’identificazione della popolazione, in quanto si tratta di arretrati elettorali».

Da parte sua, la Commissione elettorale, responsabile dell’organizzazione delle elezioni, ha affermato di essere «in grado di organizzare contemporaneamente, nel 2015, le elezioni locali e provinciali».[10]

Il Movimento per la Liberazione del Congo (MLC) ha invitato i Congolesi a “prendere le loro responsabilità” per combattere contro qualsiasi cambiamento della legge elettorale in vigore e contro ogni tentativo di posticipare le scadenze elettorali, minando il processo elettorale. Nel corso della riunione svoltasi a Kinshasa, il segretario generale del partito, Eve Bazaiba, ha ritenuto intollerabile che i deputati della maggioranza confischino il futuro del Paese.
Eve Bazaiba ha criticato la proposta relativa all’organizzazione del censimento come prerequisito delle elezioni contenuta nel progetto di legge in discussione: «La proposta del censimento come prerequisito per andare alle elezioni legislative e presidenziali nasconde l’intenzione di andare oltre la scadenza del 2016 e il popolo congolese non potrà mai tollerarlo. Le elezioni possono essere organizzate senza cambiare la legge elettorale e applicando la legge elettorale che già esiste, perché non fa problema».[11]

Dei deputati della maggioranza al governo sono stati convocati presso l’hotel Vénus per chiedere loro di votare a favore del disegno di legge. Secondo un politico locale presente alla riunione, si sarebbe loro promesso una ricompensa finanziaria.

Secondo un deputato della maggioranza, le cui informazioni rilasciate sono da verificare, per votare la legge Boshab, i parlamentari avrebbero chiesto la somma di 200.000 dollari. Il Segretario Generale della Maggioranza Presidenziale avrebbe loro promesso la somma di 100.000 dollari. Tale importo non sarebbe ancora stato versato, nemmeno un acconto. Sarebbe stato loro promesso che riceverebbero tale somma solo dopo l’approvazione della legge. Per mantenere questa promessa sarà necessario che il capo della maggioranza presidenziale disponga di almeno 3,5 milioni di dollari, perché sarebbero stati circa 350 i deputati che avrebbero risposto all’invito. Tuttavia, alla fine della riunione, i deputati avrebbero ricevuto, ciascuno, 500 dollari come premio di presenza. Proprio loro che già ricevono più di 9.000 $ al mese, vale a dire più di 100 volte il reddito di un normale funzionario congolese.[12]

c. Inizio dell’esame del progetto di legge in seduta plenaria

Il 12 gennaio, nell’ordine del giorno della plenaria dell’Assemblea Nazionale era previsto l’esame del disegno di legge che modifica ed integra la legge elettorale. Su questo tema, la classe politica congolese è divisa. La maggioranza di governo incoraggia la modifica della legge, mentre l’opposizione la ritiene inopportuna.

Per i deputati nazionali della Maggioranza Presidenziale (MP), la modifica della legge elettorale è importante, perché servirà a correggere le lacune contestate nelle elezioni precedenti. In particolare, si citano la mancanza di trasparenza nelle operazioni di voto e di tabulazione dei risultati.
I deputati dell’opposizione, invece, rifiutano qualsiasi modifica alla legge elettorale, soprattutto nella sua formulazione proposta dal governo. I deputati dell’opposizione accusano quelli della maggioranza di volere prolungare il mandato del presidente Kabila oltre il 2016, ritardando l’organizzazione delle elezioni presidenziali, attraverso le disposizione dell’articolo 8 della legge, secondo cui “le liste elettorali devono essere aggiornate tenendo conto dell’evoluzione dei dati demografici e dell’identificazione della popolazione”, il che equivale a condizionare l’organizzazione delle elezioni all’organizzazione del censimento generale della popolazione.

Una modifica più consensuale riguarda il rafforzamento della tracciabilità dei risultati delle votazioni sin dal conteggio dei voti al momento dello spoglio delle urne fino alla compilazione finale dei risultati. L’obiettivo è quello di evitare il ricorso ai numerosi brogli elettorali che hanno caratterizzato le elezioni presidenziali del 2011. Un’altra modifica è quella relativa all’innalzamento delle cauzioni che i candidati devono pagare al momento di presentare la loro candidatura. L’importo aumenterebbe da 55.000 a 110.000 dollari non rimborsabili per i candidati presidenziali e da 50 a 500 dollari per i candidati parlamentari. Per la maggioranza, si tratta di un modo per evitare candidature fatiscenti, ma una parte dell’opposizione se ne preoccupa, data la difficoltà che i partiti politici hanno per ottenere un finanziamento.

Infine, i deputati dell’opposizione temono che la maggioranza voglia introdurre delle modifiche dell’ultimo momento che possano favorire gli interessi del potere. Per esempio: un emendamento secondo cui possa candidarsi solo chi è congolese di padre e di madre. Una restrizione che potrebbe essere utilizzata per impedire certe candidature, come quella dell’attuale governatore del Katanga, Moïse Katumbi, di doppia nazionalità, congolese e belga.[13]

Il 12 gennaio, nel pomeriggio, una ventina di membri dell’opposizione hanno interrotto, al suon di fischietti, la sessione plenaria dell’Assemblea nazionale riunita per esaminare e votare la nuova legge elettorale.

Nonostante i fischi, Evariste Boshab ha preso la parola per presentare le grandi linee del disegno di legge elettorale presentato dal governo. In un primo momento, ha voluto placare gli spiriti sottolineando che il governo non aveva alcuna volontà di modificare la Costituzione.

Secondo lui, l’obiettivo del testo dell’esecutivo era quello di rendere il processo elettorale più trasparente, di dare al popolo la possibilità di scegliersi le proprie autorità locali, di normalizzare il ciclo elettorale mediante l’organizzazione di elezioni che permettano il rinnovo di quelle istituzioni che operano al margine della legge, di correggere le debolezze dei cicli elettorali del 2006 e del 2011, d’integrare effettivamente le donne nella competizione elettorale, di far rispettare i tempi limite per l’affissione al pubblico delle liste definitive degli elettori e i risultati elettorali e, infine, di facilitare l’accesso dei testimoni nei seggi elettorali.

Si tratta anche di organizzare la registrazione permanente degli elettori, di rafforzare la tracciabilità dei risultati delle votazioni, di aumentare il ruolo del pubblico ministero, di innalzare le pene contro chi sbaglia, di rendere più efficace la procedura amministrativa, di aumentare la cauzione che i candidati devono pagare, etc.

Prima di iniziare il dibattito generale, Aubin Minaku ha, ancora una volta, invitato i deputati dell’opposizione a cessare di fischiare. Invano. È stato quindi costretto a dare la parola alle parti interessate nel frastuono. A metà del dibattito, non avendo Aubin Minaku dato seguito alla loro mozione d’informazioni sugli incidenti avvenuti il mattino nei pressi dello Stadio dei Martiri e del Palazzo del popolo, i deputati dell’opposizione hanno deciso di abbandonare l’aula, lasciando che la plenaria continuasse con la presenza dei soli membri della maggioranza presidenziale, totalmente favorevoli al progetto di legge del governo.[14]

Il senatore Jacques Djoli ha chiesto al governo di ritirare il progetto di legge elettorale, affermando che «questo testo di legge è, in questo momento, inopportuno» e che «l’identificazione nazionale dei cittadini non deve condizionare l’organizzazione delle elezioni presidenziali del 2016».
Egli ha ricordato che «non si può toccare la legge elettorale senza un consenso politico. È vero che il censimento è necessario, ma ciò non è una novità. La legge elettorale nella sua versione del 2006 e la Legge Organica già prevedevano la ripartizione dei distretti elettorali in proporzione ai dati demografici aggiornati, ma ciò non ha mai richiesto un censimento».

Secondo Jacques Djoli, il censimento generale della popolazione è necessario, ma non deve essere usato come un cavallo di Troia per destabilizzare le istituzioni perché, ha detto, il Paese non appartiene né alla maggioranza, né all’opposizione. Il senatore ha concluso che «non è ancora troppo tardi per ritirare questa legge e lasciare che la Commissione elettorale pubblichi un calendario elettorale completo che integri le elezioni più urgenti, quelle dei deputati provinciali, dei senatori e dei governatori e pianificare le elezioni legislative e presidenziali nel 2016».[15]

L’Associazione Africana per la Difesa dei Diritti Umani (ASADHO) ha disapprovato la subordinazione delle prossime elezioni al censimento della popolazione. Secondo l’ONG, questa procedura prolungherà la durata del mandato dell’attuale Capo dello Stato che dovrebbe terminare nel 2016. In una lettera indirizzata ai “democratici” della maggioranza presidenziale, l’ASADHO chiede loro di dissociarsi da quelli che vogliono permettere al presidente di candidarsi per un terzo mandato. Jean Claude Katende, presidente dell’ASADHO ha detto che «identificare i Congolesi è una buona cosa ma, tenuto conto del funzionamento della nostra amministrazione, condizionare le elezioni all’identificazione dei Congolese è una pessima iniziativa». Secondo lui, «la legge elettorale non può essere al di sopra della Costituzione che è la legge fondamentale dietro cui dovrebbero venire tutte le altre leggi».[16]

d. L’Assemblea Nazionale approva il progetto di legge

Il 17 gennaio, l’Assemblea Nazionale dei deputati ha adottato il progetto di legge elettorale. Il testo è stato adottato poco dopo le 22:30 GMT da 337 deputati a favore, 8 contrari e 24 astenuti. Molti deputati dell’opposizione avevano boicottato la sessione. Il testo passa al Senato che dovrà esaminarli e votarlo prima della fine della sessione parlamentare straordinaria il 26 gennaio.

Il dibattito in Assemblea ha suscitato lo sconcerto dei deputati dell’opposizione e anche di alcuni della maggioranza, soprattutto a proposito dell’articolo 8, oggetto di molte polemiche, perché lega l’organizzazione delle prossime elezioni legislative e presidenziali ai risultati di un censimento generale della popolazione che non è ancora iniziato. Erano stati presentati diciassette emendamenti, di cui alcuni ben motivati, come quello di distinguere l’identificazione degli elettori dal censimento della popolazione e un altro che proponeva di non condizionare le elezioni al conteggio della popolazione. Tutti gli emendamenti sono stati respinti, spesso senza alcuna discussione.

Un altro articolo ha suscitato un grande dibattito e diviso i parlamentari. Si tratta dell’articolo 13 relativo alla parità di genere, che prevedeva che, “in una circoscrizione di più di 2 seggi, un terzo dei candidati presentati su una lista sia dell’altro sesso”. L’articolo è stato soppresso in seguito a un emendamento secondo cui questa disposizione avrebbe certamente favorito le donne, mentre invece devono essere competitive. Questo provvedimento ha fatto arrabbiare le deputate della maggioranza che hanno abbandonato l’aula per più di mezz’ora, per rientrare per il voto.

Il deputato della maggioranza presidenziale (MP), Daniel Furaha, ha affermato che l’operazione d’identificazione della popolazione può richiedere un massimo di sei mesi di tempo. Secondo lui, se il governo mette sufficienti  mezzi finanziari a disposizione dell’Ufficio Nazionale di d’identificazione della Popolazione (ONIP), il censimento può concludersi a luglio di quest’anno e le elezioni potranno avere luogo senza difficoltà. «Gli amici dell’opposizione si agitano per nulla», ha egli concluso.

Francis Kalombo, deputato del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD) e presidente della Lega della Gioventù dello stesso partito, ha boicottato l’esame della legge. A proposito dell’approvazione del testo, egli ha denunciato una manovra forzata da parte della maggioranza e l’ipocrisia di voler organizzare il censimento. Il deputato di Kinshasa ha affermato che, finora, il governo non ha fatto nulla per il censimento, anche se il PPRD l’aveva richiesto molto tempo fa. Egli ha precisato che l’ONIP era stato creato nel 2011 e che solo pochi giorni ne sono stati nominati i membri che, attualmente, non hanno ancora un ufficio e non hanno iniziato il loro lavoro. «Come si può credere che si possa organizzare le elezioni del 2016 se, nel 2015 il censimento non è ancora stato avviato?», si chiede Francis Kalombo che continua: «Si getta  fumo negli occhi per fare inghiottire la pillola amara. Sono certo che, imponendo un censimento, non vi è alcuna volontà di andare alle elezioni. Rappresento il popolo e, moralmente e coscientemente, non posso votare questa disposizione che ci riporta indietro. Non andare alle elezioni nel 2016 è privare la popolazione di ciò che essa vuole».[17]

 

 

3. APPROVATA LA LEGGE SUI LIMITI DELLE NUOVE PROVINCE

 

L’8 gennaio, l’Assemblea Nazionale dei Deputati ha discusso e approvato vari articoli della legge che stabilisce i limiti delle nuove province della RDCongo. È previsto che l’attuale Katanga sia suddiviso in quattro province: l’Alto Lomani, il Lualaba, il Tanganica e l’Alto Katanga.Tuttavia, l’Assemblea Nazionale ha deciso di rinviare la votazione sugli articoli relativi al territorio di Kolwezi (Katanga) e al capoluogo della futura provincia del Sankuru. Questa decisione è stata presa per preservare la pace e abbassare le tensioni tra i deputati interessati.

La questione di Kolwezi divide i deputati del Katanga. In particolare, le discussioni riguardano la sua appartenenza alla futura provincia dell’Alto Lomani o dell’Alto Katanga.

A proposito della provincia del Sankuru, le opinioni divergono sul suo capoluogo. La legge prevede la città di Lusambo, ma un altro gruppo di parlamentari preferisce la città di Lodja. Questo problema rimane irrisolto.

Secondo questa nuova legge sulla suddivisione territoriale, la RDCongo avrà venticinque province più la città di Kinshasa.[18]

Il 9 gennaio, i deputati hanno approvato la legge che stabilisce i limiti delle province nel loro complesso. Con la nuova legge, la RDCongo avrà venticinque province più la città di Kinshasa. Questa disposizione era già prevista dalla Costituzione del 2006, ma non era mai stata applicata.
Infatti, l’articolo 2 della Costituzione prevede che la Repubblica Democratica del Congo sia composta della città di Kinshasa e di 25 province con personalità giuridica:

Bas-Uele, Equateur, Haut-Lomani, Haut-Katanga, Haut-Uele, Ituri, Kasai, Kasaï Oriental, Kongo Central, Kwango, Kwilu, Lomani, Lualaba, Kasaï Central, Mai-Ndombe, Maniema, Mongala, Nord- Kivu, Nord-Ubangi, Sankuru, Sud-Kivu, Sud-Ubangi, Tanganyika, Tshopo e Tshuapa.

Secondo la legge approvata, la città di Lusambo è stata scelta come capoluogo del Sankuru, mentre Kolwezi farà parte della Provincia del Lualaba.

Il deputato Mayo Mambeke, presidente della Commissione per la pianificazione, accoglie con favore l’approvazione di questa legge: «Abbiamo optato per il decentramento, per avere la possibilità di ravvicinare i governanti ai governati». Il deputato respinge l’idea che la creazione delle nuove province possa creare una divisione tra la popolazione e spiega: «Le province non stabiliscono delle divisioni tra i Congolesi. Al contrario, esse permettono una migliore gestione del Paese. Non è necessario che gli uni e gli altri abbiano paura di questo o quello».[19]

L’11 gennaio, l’associazione socio-culturale “Lwanzo Lwa Mikuba” si è opposta al fatto che il distretto di Kolwezi sia stato assegnato alla futura provincia di Lwalaba. «È una legge sbagliata che non si adatta alle realtà sociologiche e culturali. Kolwezi è un distretto. Dunque, doveva essere trasformato in provincia o attaccato all’Haut Katanga, come votato nel referendum del 2005. Siamo sorpresi per il fatto che Kolwezi sia stato incluso nella Provincia di Lualaba, senza averci consultati», ha dichiarato René Lumuna, presidente dell’associazione socio-culturale “Lwanzo Lwa Mikuba”. Per risolvere questo problema, René Lumuna ha confermato l’intenzione della sua associazione di prendere contatto con il Capo dello Stato per chiedergli di organizzare un referendum in Katanga. L’associazione afferma di aver presentato all’Assemblea Nazionale dei deputati, nel 2009, una petizione con più di 100.000 firme, affinché il distretto di Kolwezi non fosse  incluso nella futura provincia del Lualaba, ma fosse eretto in provincia. Ma non c’è mai stata una risposta.[20]

Il 12 gennaio, Gabriel Kyungu Wa Kumwanza, presidente nazionale dell’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo e presidente dell’Assemblea provinciale ha affermato che «il Katanga continua a dire no alla divisione territoriale e, a tal fine, l’Unione Nazionale dei Federalisti del Congo ha già avviato una petizione per contrastare la realizzazione di questo progetto». Secondo lui, la Costituzione prevede sia lo smembramento che il raggruppamento delle province.
Il punto di vista di Gabriel Kyungu non fa l’unanimità nel Katanga. Alcune autorità di Kamina, per esempio, appoggiano la suddivisione territoriale. Uno di loro, Norbert Mbayo Kabuya, ha affermato che, se Kamina diventasse la capitale della provincia dell’Haut-Lomani, la città potrebbe svilupparsi meglio e ha aggiunto che «la popolazione è per la suddivisione e questo per lo sviluppo del loro territorio».[21]

4. INTIMIDAZIONI E ARRESTI ARBITRARI: DERIVE TOTALITARIE

 

Katumb