Congo Attualità n° 134

EDITORIALE
AUMENTO DELLA TENSIONE PRIMA DELL’ANNUNCIO DEI RISULTATI
Dichiarazioni anticipate di vittoria e relative reazioni – HRW denuncia le violenze pre-elettorali
LA PUBBLICAZIONE PROGRESSIVA DEI RISULTATI PARZIALI DELLE PRESIDENZIALI
La Commissione elettorale comincia la pubblicazione progressiva dei risultati – Le reazioni dei candidati e dei partiti politici – Gli appelli della società civile – La sospensione della comunicazione per SMS

EDITORIALE

Secondo il calendario elettorale stabilito dalla Commissione Elettorale, la pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali era prevista per il 6 dicembre. Ma per motivi tecnici, la Ceni ha annunciato un rinvio di 48 ore. Malgrado tale decisione, può essere utile fare il punto della situazione. Sia l’opposizione come la maggioranza presidenziale sono entrambe convinte di poter vincere le elezioni, almeno le presidenziali. L’opposizione ha già fatto sapere che non accetterà i risultati pubblicati dalla commissione elettorale, qualora fossero favorevoli al presidente uscente. Parafrasando un’espressione del presidente della conferenza episcopale congolese, si ha l’impressione di essere in presenza di due treni ad alta velocità che stanno percorrendo lo stesso stesso binario in direzione l’uno verso l’altro. Se non si pongono rimedi, lo scontro potrà essere fatale per tutto il Paese. Il popolo congolese ha già sofferto troppo e nessuno ha il diritto di ricorrere alla violenza per conquistare o mantenere il potere. Sarà saggio aspettare con calma la pubblicazione dei risultati provvisori completi da parte della commissione elettorale. Dopo di che, se ci saranno divergenze, esse dovranno essere chiarite e risolte mediante il ricorso ai meccanismi legali e giuridici previsti dalla legge.

AUMENTO DELLA TENSIONE PRIMA DELL’ANNUNCIO DEI RISULTATI

Dichiarazioni anticipate di vittoria e relative reazioni

Il 30 novembre, il processo elettorale è entrato nella sua fase più fragile, la compilazione dei risultati estratti dai verbali dei circa 63.000 seggi elettorali. I risultati provvisori delle presidenziali saranno diffusi il 6 dicembre. Ma alcuni già cantano vittoria. In una dichiarazione, il Segretario Generale dell’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS), Jacquemin Shabani, ha denunciato la frode e la violenza che hanno caratterizzato l’operazione di voto. Ma “nonostante tutto questo”, il partito non fa alcun accenno ad una richiesta d’invalidamento del voto. Ha piuttosto affermato che, secondo i “risultati disponibili”, Etienne Tshisekedi “sarebbe in netto vantaggio nella maggior parte delle regioni e quasi alla pari altrove”. Il presidente della Democrazia Cristiana, Eugène Diomi Ndongala, uno dei leader della “Dinamica Tshisekedi Presidente”, ha annunciato una vittoria del candidato Tshisekedi prossima al “55% dei voti” e ha accusato il presidente uscente Joseph Kabila di voler fare una colpo di stato.

Il segretario generale della Maggioranza Presidenziale (MP), Aubin Minaku, ha risposto che Etienne Tshisekedi e il suo partito, l’UDPS, stanno creando “un clima di insurrezione”. Alla domanda circa una possibile vittoria del leader dell’UDPS, Aubin Minaku ha risposto di non crederci assolutamente, ma ha aggiunto che “sarebbe la migliore dimostrazione che le elezioni sono state trasparenti”. Secondo lui, la vittoria di Joseph Kabila è certa. Alla domanda su possibili contestazioni dei risultati, Minaku ha lanciato un severo avvertimento: “Chiunque commetta un reato, anche se fosse Etienne Tshisekedi, dovrà subire il rigore della legge”. Di fronte alla confusione creata dalla diffusione di risultati parziali o di tendenze provenienti dalle diverse parti, per dissipare sospetti e creare un clima tranquillo prima della pubblicazione finale dei risultati provvisori, il candidato dell’Unione per la Nazione Congolese (UNC) alle presidenziali, Vital Kamerhe, chiede che la Commissione Elettorale Nazionale Indipendemte (Ceni) renda gradualmente pubblici i risultati, nella misura in cui questi sono pronti.

Il 30 novembre, il vice-presidente della CENI, Jacques Djoli, ha chiesto ad osservatori, giornalisti e testimoni dei partiti di controllare l’operazione di elaborazione dei risultati delle elezioni presidenziali e legislative. Ha affermato che ciò impedirebbe ogni eventuale manipolazione che potrebbe fomentare tensioni post-elettorali. Egli ha chiesto anche alla popolazione di rimanere vigile per assicurarsi che “ciò che è stato messo nelle urne sia ciò che è compilato e reso pubblico”. Jacques Djoli ha anche chiesto agli agenti elettorali di fare in modo che “il popolo possa avere i risultati veri”.

Il 30 novembre, il presidente del Consiglio Superiore per i mezzi audiovisivi e della Comunicazione (CSAC), Jean-Bosco Bahala, ha chiesto ai mezzi di comunicazione congolesi e internazionali di non pubblicare risultati parziali delle elezioni presidenziali e legislative prima della Ceni, conformemente alla legislazione congolese in vigore.

Il 1° dicembre, l’UDPS ha rivendicato la vittoria di Etienne Tshisekedi, suo candidato per le elezioni presidenziali. Nel corso di una conferenza stampa a Kinshasa, il segretario generale del partito, Jacquemain Shabani, ha affermato che “l’UDPS conferma la sua vittoria, in base ai risultati raccolti dai vari verbali redatti alla fine dello spoglio dei voti in ogni seggio elettorale e provenienti da ogni regione. È una vittoria netta, incontestabile e inattaccabile nonostante la frode. Con la sua vittoria, l’UDPS, che si concentra ormai sul trasferimento del potere, assicura a tutti i partner la sua apertura al dialogo e garantisce di opporsi a qualsiasi forma di regolamento di conti o di caccia all’uomo contro i perdenti”. Shabani ha messo in guardia l’attuale potere su “tutte le sue manovre e i suoi tentativi di reprimere l’espressione popolare e di deviare la vittoria del popolo congolese verso altri fini, preparando un colpo di stato mediante una sanguinosa repressione su larga scala”, sottolineando che “la RDCongo non può permettersi l’ennesima destabilizzazione o di piangere su altri morti”. Infine, circa la pubblicazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali e legislative del 28 novembre, egli ha chiesto alla Ceni di rispettare la volontà del popolo sovrano. “Le urne hanno parlato e resta solo che la Ceni lo renda ufficiale”, ha detto Jacquemin Shabani, che ha ribadito come sia importante che la volontà del popolo sia rispettato. Jacquemin Shabani ha invitato anche tutti i Congolesi al rispetto della democrazia, in cui vige il principio della tolleranza e del rispetto della maggioranza.

Il 1° dicembre, in un messaggio indirizzato ai membri del suo partito, il Segretario Generale del Partito Popolare per la Ricostruzione e la Democrazia (PPRD), Evariste Boshab, ha condannato la diffusione, negli ultimi giorni, di certi risultati elettorali: “Condanniamo la diffusione di certe frivole cifre, messe in circolazione contro le norme legali ed etiche. Solo la Ceni è autorizzata a pubblicare i risultati delle elettorali”.

Il 2 dicembre, il relatore della CENI, Mathieu Mpita, ha interdetto a qualsiasi mezzo di comunicazione di pubblicare, senza il consenso della CENI, delle tendenze sui risultati delle elezioni presidenziali e legislative. Infatti, molti mezzi di comunicazione pubblicano tendenze favorevoli ad un determinato candidato, annunciando alcuni la vittoria di Joseph Kabila, altri la vittoria di Etienne Tshisekedi. Messaggi SMS e volantini non firmati circolano abbondantemente in tutta la città di Kinshasa. La diffusione delle varie tendenze ha aumentato la tensione tra la popolazione.

HRW denuncia le violenze pre-elettorali

Il 2 dicembre, in un comunicato, Human Rights Watch (HRW) ha dichiarato che, tra il 26 e il 28 novembre, poco prima delle elezioni presidenziali e legislative, almeno 18 civili sono stati uccisi e circa cento feriti gravemente, in gran parte dalle forze di sicurezza. Secondo HRW, la maggior parte delle vittime, fra cui 14 solo nella capitale Kinshasa, sono state uccise “da soldati della Guardia Repubblicana”, l’ex guardia presidenziale. “Il governo deve immediatamente prendere il controllo delle sue forze di sicurezza, in particolare della Guardia presidenziale”, per “evitare che degli oppositori politici e i loro sostenitori siano presi di mira”, ha affermato l’Ong, che teme ulteriori violenze e disturbi in occasione dell’annuncio dei risultati provvisori delle presidenziali, il 6 dicembre. “La tensione è altissima, soprattutto a causa delle complicazioni logistiche relative all’organizzazione delle elezioni. Le forze di sicurezza dovrebbero proteggere la popolazione e non fomentare la violenza”, dichiara Anneke Van Woudenberg, specialista di HRW per l’Africa.

In seguito alle denunce di Human Rights Watch (Hrw), il governo congolese ha chiesto alla giustizia militare di aprire un’inchiesta e ha presentato una denuncia contro ignoti. È ciò che ha affermato il portavoce del governo, Lambert Mende, ministro delle comunicazioni.

LA PUBBLICAZIONE PROGRESSIVA DEI RISULTATI PARZIALI DELLE PRESIDENZIALI

La Commissione elettorale comincia la pubblicazione progressiva dei risultati

Il 2 dicembre, con quattro giorni in anticipo, rispetto al calendario iniziale, la Ceni ha cominciato a pubblicare i risultati parziali delle elezioni presidenziali. La CENI è arrivata a tale decisione in seguito alla “diffusione di informazioni non ufficiali su Internet da parte di persone non autorizzate”. “Non potevamo rimanere in silenzio”, ha detto il relatore della CENI, Matthieu Mpita. La CENI ha preso questa decisione dopo che il suo sito web sia stato piratato, essendovi stato inserito un quadro completo dei risultati presidenziali, dando cifre e percentuali sull’insieme degli undici candidati e attribuendo un grande vantaggio a Tshisekedi.

Matthieu Mpita ha precisato che i dati parziali pubblicati dalla Ceni non sono “risultati complessivi, ma per province”.

Le cifre pubblicate rappresentano 9.746 (15,6%) dei 63.835 seggi elettorali. La percentuale dei seggi elettorali è diversa secondo le varie province (dal 0,02% di Kinshasa al 44,71% del Bas-Congo). Secondo i dati forniti dal presidente della CENI, Daniel Ngoy Mulunda, Kabila è in testa nelle province di Katanga, Bandundu, Maniema, Provincia Orientale e Sud Kivu, le regioni tradizionalmente a lui favorevoli. Tshisekedi è in testa nel Bas Congo, Kasai occidentale e Kasai orientale. Il presidente del Senato Leon Kengo arriva primo in Equateur e l’ex capo ribelle, Antipa Mbusa Nyamwisi, vince nel Nord Kivu, sua provincia di origine. Facendo la somma dei voti per province, Joseph Kabila ottiene finora quasi il 52% dei voti, Etienne Tshisekedi quasi il 34%, Vital Kamerhe quasi il 4,5%, Léon Kengo quasi il 3% . Mobutu e Mbusa ottengono circa il 2% ciascuno. Tuttavia, questi risultati parziali non tengono conto di Kinshasa, una città di 3,3 milioni di elettori e piuttosto favorevole a Tshisekedi.

Inoltre, per il Katanga, una regione tradizionalmente favorevole al presidente uscente Kabila e che ha il maggior numero di elettori registrati (4,6 milioni), la CENI ha dato i risultati del 27% dei seggi elettorali. Invece, a Kinshasa (con circa 3,3 milioni di abitanti), provincia favorevole a Etienne Tshisekedi, i risultati parziali coprono solo lo 0,02% dei seggi. Non sorprende quindi che, per il momento, Kabila ottenga il 52% dei voti e Tshisekedi solo il 34%. L’unica certezza è che questi due hanno significativamente superato gli altri nove candidati.

“È un’irresponsabilità e una provocazione. Non si può che criticare queste cifre” fornite dalla CENI, ha commentato Jacquemin Shabani, segretario generale dell’UDPS di Tshisekedi, chiedendosi: “Perché hanno fornito i dati di appena lo 0,02% dei seggi elettorali di Kinshasa, quando sappiamo, e ne abbiamo i testimoni, che i risultati sono già noti nel 90% dei centri di voto?”.

Il 3 dicembre, la CENI ha proceduto alla seconda pubblicazione dei risultati parziali delle elezioni presidenziali. I dati coprono solo 21.265 (33,30%) dei circa 64.000 seggi elettorali. Kabila ottiene 3.275.125 voti (51%) e Tshisekedi 2.233.447 (34%). Kabila è in testa in sei province (Bandundu, Katanga, Maniema, Provincia Orientale, Nord e Sud Kivu) e Tshisekedi nelle altre cinque (Bas Congo, Equateur, Kasai occidentale, Kasai orientale e Kinshasa).

Tuttavia, la percentuale dei seggi elettorali, sulla quale sono stati compilati i risultati, varia ancora secondo le diverse province. In particolare, è del 55% nel Katanga, una regione favorevole a Kabila che vi ottiene 1.400.000 voti, contro i 141.616 per Tshisekedi. Tuttavia, la percentuale dei seggi è solo del 3,33% a Kinshasa (con 3,3 milioni di elettori), dove Tshisekedi è popolare e vi ha, quindi, un’abbondante riserva di voti.

Il 4 dicembre, la Ceni ha proceduto alla terza pubblicazione dei risultati parziali delle elezioni presidenziali. I dati coprono 33.792 seggi elettorali (il 52,91% del totale). Kabila ottiene 4.942.050 voti (49%) e Tshisekedi 3.402.650 voti (34%). Il presidente Kabila è in testa in sei province (Bandundu, Katanga, Maniema, Provincia Orientale, Nord e Sud Kivu) e Tshisekedi in altre 4 (Bas Congo, Kasai occidentale, Kasai orientale e Kinshasa). Il presidente del Senato, Leon Kengo wa Dondo, vince nell’Equateur e ottiene un totale del 4% dei voti sulle 11 province, dietro l’ex presidente dell’Assemblea nazionale, Vital Kamerhe, terzo con il 7% dei voti a livello nazionale. A Kinshasa (con 27,44% dei seggi elettorali), Tshisekedi ha ottenuto 393.617 voti, contro 174.032 per Kabila. Nel Katanga (sud-est), sul 72,42% dei seggi scrutinati, Kabila ottiene 1.862.315 voti e Tshisekedi 189.054. Il Presidente della Ceni, Daniel Ngoyi Mulunda, ha promesso di fornire i risultati secondo i seggi elettorali in occasione della pubblicazione completa dei risultati provvisori.

Il 5 dicembre, la Ceni ha proceduto alla quarta pubblicazione dei risultati parziali delle elezioni presidenziali. Il Presidente uscente Joseph Kabila è in vantaggio di quasi 1,3 milioni di voti rispetto al principale avversario Etienne Tshisekedi. Su un 67,65% dei seggi elettorali conteggiati, Kabila ottiene 5.882.269 voti (46,4%) e Tshisekedi 4.591.000 voti (36,2%). A Kinshasa (71,23% dei seggi conteggiati), Tshisekedi ha ottenuto 1.031.493 voti contro i 472.433 di Kabila. Inizialmente previsto per il martedì 6 dicembre, l’annuncio dei risultati provvisori completi delle elezioni presidenziali potrebbe essere rinviato. “Per avere tutte le informazioni, dobbiamo dapprima avere tutti i verbali dei seggi elettorali. Altrimenti, daremo ancora solo un rapporto parziale”, ha avvertito il presidente della CENI, Daniel Ngoyi Mulunda.

Il 6 dicembre, la Ceni ha comunicato che l’annuncio dei risultati provvisori completi delle elezioni presidenziali, originariamente previsto per lo stesso giorno, è stato rinviato di 48 ore. Questo rinvio è giustificato “per ragioni di trasparenza e di rispetto delle procedure elettorali”, come risulta in una dichiarazione firmata dal relatore della Ceni, Matthieu Mpita, che ha spiegato: “Non ci sono ancora pervenuti tutti i verbali elettorali dei 169 CLCR”, i centri locali di compilazione dei risultati, “ecco perché abbiamo dovuto rinviare la proclamazione dei risultati provvisori completi. Per rispettare la legge, dobbiamo essere in possesso di tutti i verbali elettorali”.

Il 6 dicembre, la Ceni ha proceduto alla quinta pubblicazione dei risultati parziali delle elezioni presidenziali. In seguito al conteggio dell’89,28% dei seggi elettorali, Kabila ottiene oltre 8,3 milioni di voti (quasi il 49%) e Tshisekedi 5,7 milioni (33,2%). A Kinshasa (80,45 % dei seggi conteggiati), Tshisekedi ha ottenuto 1.157.935 voti contro i 541.970 di Kabila. Sui circa 17 milioni di voti contati, il presidente uscente ha un vantaggio di oltre 2,6 milioni di voti sul leader dell’UDPS. La sera del 5 dicembre, la differenza tra i due principali contendenti era due volte inferiore.

Le reazioni dei candidati e dei partiti politici

Nella sua prima reazione pubblica dall’inizio della pubblicazione dei risultati parziali, Tshisekedi ha immediatamente respinto questi risultati, dichiarando: “L’UDPS (Unione per il Progresso e la Democrazia Sociale, il partito di Tshisekedi) non solo rifiuta i risultati, ma esige che Ngoy Mulunda (il presidente della CENI) e (il presidente Joseph) Kabila rispettino la volontà del popolo congolese nella pubblicazione dei prossimi risultati. In caso contrario, (Mulunda e Kabila) rischiano di commettere un suicidio”. Tshisekedi ha, infine, invitato i Congolesi a “rimanere vigili” e ha affermato che, “se necessario”, lancerà una “parola d’ordine” senza, tuttavia, fornire ulteriori dettagli.

In una dichiarazione comune letta dal candidato Vital Kamerhe, ex presidente dell’Assemblea nazionale, “l’opposizione politica congolese”, che comprende anche l’UDPS e il partito del presidente del Senato, Leon Kengo, un altro candidato presidenziale, ha rifiutato “i risultati parziali” pubblicati dalla Ceni ma considerati come “nulli”. L’opposizione politica al completo ha riaffermato che Etienne Tshisekedi è il vincitore delle elezioni presidenziali e ha chiesto alla comunità internazionale di far capire al presidente Kabila che “deve accettare questo risultato, prima che sia troppo tardi, per evitare inutili sofferenze al popolo congolese”. Inoltre, escludendo l’idea di un governo di unità nazionale con il presidente Kabila, l’opposizione chiede la mediazione africana per prevenire un’ulteriore violenza.

I quindici Paesi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “hanno insistito che tutti i candidati si impegnino per mantenere un ambiente calmo e sereno, conservino la moderazione e attendano i risultati”.

Il 5 dicembre, alla vigilia della proclamazione dei risultati provvisori delle elezioni presidenziali da parte della Ceni, il clima diventa sempre più inquietante. In varie città, si sono registrati scontri tra manifestanti e polizia. A Kinshasa, dove è stato dispiegato un grande dispositivo delle forze di sicurezza, soprattutto nei punti caldi della città, la polizia usa gas lacrimogeni per disperdere i simpatizzanti dell’Udps. Mercati, botteghe, negozi e banche lavorano al rallentatore. Alcune scuole hanno chiesto agli studenti di rimanere a casa e migliaia di persone lasciano la città per andare nel Congo-Brazzaville. A Mbuji-Mayi, capoluogo del Kasai Orientale e roccaforte di Etienne Tshisekedi, è stato decretato il coprifuoco. A Lubumbashi, capoluogo della provincia del Katanga, è stato dispiegato un forte contingente della Guardia Repubblicana. Mons. Riferendosi ai due principali contendenti, Nicolas Djombo, presidente della Cenco, ha affermato che “l’idea che ci si è fatta è quella di un treno ad alta velocità che va dritto contro il muro”. International Crisis Group ha emesso un bollettino d’allerta per la RDCongo, classificandola nella categoria “rischio di conflitto”.

Il 5 dicembre, Etienne Tshisekedi e Joseph Kabila si sono impegnati a rispettare i risultati elettorali e ad utilizzare i mezzi pacifici per risolvere tutte le controversie elettorali. L’ha riferito il capo della MONUSCO (Missione delle Nazioni Unite per la stabilità della RDCongo), dopo essersi incontrato con i due candidati presidenziali.

Il campo del presidente uscente Joseph Kabila e quello del suo principale sfidante alla presidenza, Etienne Tshisekedi, hanno accettato la decisione della Ceni di rinviare di “48 ore” la pubblicazione dei risultati provvisori completi delle elezioni presidenziali, inizialmente prevista per lo stesso 6 dicembre.

Aubin Minaku, segretario generale della maggioranza presidenziale, ritiene che tale rinvio permetterà alla Ceni di rispettare “l’imperativo della credibilità del processo elettorale”. Per quanto riguarda il dopo 6 dicembre, data in cui, secondo la Costituzione, si conclude l’attuale mandato presidenziale, Aubin Minaku non teme un vuoto giuridico alla guida del paese e afferma che la questione è già risolta dalla Costituzione stessa che stipula che “il presidente uscente rimane in vigore fino al passaggio di consegne con il nuovo presidente eletto”.

Da parte sua, il partito UDPS di Etienne Tshisekedi, non si dice sorpreso per il rinvio. Il suo portavoce, Albert Moleka, afferma, infatti, che Tshisekedi era stato consultato sulla questione nel corso di una riunione a casa sua con il capo della Missione delle Nazioni Unite nella RDCongo e gli ambasciatori della Russia (che presiede il Consiglio di Sicurezza) e del Gabon. “Ci è stata trasmessa la richiesta della Ceni circa un rinvio. Il presidente Tshisekedi ha subito detto che non c’era nessun problema, a patto che tale rinvio contribuisca ad apportare la massima trasparenza in questo processo elettorale e soprattutto nella proclamazione dei risultati”, dichiara Albert Moleka, aggiungendo che il suo partito non solleverà alcun problema sulla data del 6 dicembre. “Tshisekedi ha sempre dato la priorità a ciò che la gente pensa. E ciò che la gente pensa, al di là della data del 6 dicembre, è di conoscere i veri risultati delle urne. I Congolesi possono aspettare anche più di due giorni per sapere i risultati delle urne, ma non i risultati manipolati da un server”, ha concluso.

Gli appelli della società civile

Il 3 dicembre, la piattaforma delle ONG per la difesa dei diritti umani, il Coordinamento civico delle missioni congolesi di osservazione elettorale chiede alla Ceni di specificare i centri e i seggi elettorali di cui si pubblicano i risultati delle elezioni presidenziali. L’ha annunciato durante una conferenza stampa il portavoce di questa piattaforma, Mons. Abraham Djamba, sottolineando che questo chiarimento permetterà ai candidati di “verificare l’autenticità dei risultati pubblicati confrontandoli con i verbali che la Ceni ha rilasciato ai loro testimoni”. A Goma, in una dichiarazione congiunta, per evitare eventuali conflitti post-elettorali, dodici confessioni religiose del Nord Kivu hanno chiesto agli attivisti dei partiti politici di non lasciarsi manipolare e di rispettare i risultati delle elezioni presidenziali e legislative pubblicati dalla Ceni.

Il 4 dicembre, in un messaggio sull’attuale situazione del paese, il Comitato permanente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) invita il popolo congolese, i politici e la CENI ad attenersi assolutamente alla verità delle urne come espressa e resa pubblica a livello dei seggi elettorali. Per garantire la serenità e la credibilità dei risultati, come previsto nella legge elettorale, articolo 63, la pubblicazione parziale dovrebbe includere il numero degli iscritti, dei votanti, delle schede nulle e dei voti ottenuti da ciascun candidato. La CENCO chiede che i casi comprovati di frode elettorale siano severamente puniti e che si proceda a una giusta riparazione.

La CENCO invita chi effettivamente vincerà le elezioni, secondo la verità delle urne, ad evitare ogni forma di trionfalismo.

Al perdente, la CENCO chiede di trarre lezione anche dalla sconfitta. Accettare il verdetto delle urne è un segno eloquente di patriottismo. In caso di contestazione e per risolvere un contenzioso elettorale deve seguire la via legale.

La CENCO invita ancora una volta il popolo congolese alla calma e alla pace. Eviti qualsiasi ricorso alla violenza. Una scelta politica non deve assolutamente essere motivo di ostilità e antagonismo. Essa presuppone il rispetto gli uni degli altri per una coesistenza pacifica. A tal fine, la CENCO esorta il popolo congolese a ricordare quanto il paese sia regredito a causa della mancanza di moderazione che ha provocato, nel passato, violenze, saccheggi e distruzione delle infrastrutture di cui soffriamo le conseguenze fino ad oggi.

La CENCO ricorda all’Esercito e alla Polizia Nazionale che devono rimanere istituzioni apolitiche e repubblicane. Dando prova di neutralità e patriottismo, evitino assolutamente ogni forma di violenza e di abuso nell’uso della forza.

La sospensione della comunicazione per SMS

Il 2 dicembre, a Kinshasa, su ordine del Ministro degli Interni Adolphe Lumanu, la diffusione di messaggi SMS da parte degli operatori telefonici è stata sospesa “fino a nuovo ordine”, per evitare la diffusione di “falsi risultati” e preservare l’ordine pubblico. La Rete Nazionale delle ONG per la difesa dei diritti umani (RENADHOC) ha immediatamente denunciato la soppressione di un diritto garantito dalla Costituzione e dai testi internazionali ratificati dalla RDCongo. Il segretario esecutivo della RENADHOC, Fernandez Murhola chiede, perciò, al Governo di revocare la misura.